Con Silvana Fallisi
Scritto da Michela Tilli con Corrado Accordino e Silvana Fallisi
Regia di Corrado Accordino
Una produzione Agidi Srl
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Nella variegata e ricca stagione del teatro lodigiano si è inserita anche una piccola grande pièce ironica, nella serata in omaggio alla festa della donna.
Un monologo dal sapore agrodolce di un’Italia in cui si viaggiava in bianco e nero ma dove i colori apparivano più lucenti, un’Italia dalla ricetta antica ben radicata nelle tradizioni e nel rispetto delle proprie origini, un’Italia che sapeva mantenere una netta e distinta identità pur incappando in mille contraddizioni e imposizioni! Dunque grazie a Silvana Fallisi, autentica maschera del teatro, la quale ha portato alla ribalta “La Morte balla sui tacchi a spillo” alla riscoperta di profumi, odori, atmosfere e sfumature con il sentore di una lingua ancora costellata da inconfondibili e melodiosi dialetti del nostro Sud; nello specifico quello siciliano.
La narrazione si snoda mediante l’universo di donna Tanina: la maestra del paese, che in un rimando di domande e risposte, ripercorre la vita discinta della defunta collega in un variopinto “cammino” punteggiato da un mai sazio perbenismo.
Un racconto radicato nella vita di tutti i giorni, con il sorriso sulle labbra, attraverso lo specchio della protagonista in un finale pirotecnico. Applausi a scena aperta, ricordi, ammiccamenti, musica e qualche esilarante ballo per un’attrice in grande forma, diretta dal brio di Corrado Accordino sul copione – scritto con gusto, sagacia ed ironia – da Michela Tilli.
La comicità dello spettacolo non rientra nel genere cabaret ma bensì nel puro teatro brillante d’autore, graffiante al punto giusto, senza eccessi riesce ad instaurare con la platea una perfetta sincronia sui tempi comici e mimici. E ci fa sentire al centro di un affresco popolare nel respiro della gente, uno sguardo curioso sul mondo quotidiano di quegli anni Sessanta.
Poco più di un’ora punteggiata da un irresistibile e travolgente talento. In sottofondo le tipiche musiche della “banda” fanno da guida tra sacro e profano, accompagnando gli spettatori, in un nostalgico tuffo nel “nostro” passato perché non sempre il “nuovo” è foriero di trasformazione… da vedere e rivedere e soprattutto da portare a casa, idealmente, come “souvenir d’Italie”.