Dopo Serata Stravinskij, anche il trittico in scena dal 19 aprile al 13 maggio rinnova il connubio fra danza, partiture importanti e importante direzione d’orchestra. Paavo Järvi sul podio, al suo debutto in un balletto alla Scala, in una serata che vede ben due prime assolute, due creazioni, italiane, per il nostro Corpo di Ballo: Shéhérazade, di Eugenio Scigliano, che ha già dato prova di qualità artistiche ed espressive con diverse compagnie italiane e non solo, e La Valse, affidata a Stefania Ballone, Matteo Gavazzi e Marco Messina, artisti del ballo con già all’attivo alcune esperienze coreografiche. Il fascino dell’Oriente, di Le mille e una notte, ispirazione per la suite sinfonica di Rimskij-Korsakov; il fascino di Vienna e dei valzer, unite per Ravel a “l’impressione di un volteggiare fantastico e fatale”: straordinarie partiture, catturate dalla danza fin dall’inizio del ‘900, che continuano ad offrire ispirazione alla scrittura coreografica.
Eugenio Scigliano porta ad un oggi la musica di Rimskij-Korsakov e la traccia narrativa del primo balletto su di essa creato, nel 1910 da Fokin con allestimento di Bakst, concentrando nella figura di Zobeide l’attualizzazione di una storia fatta di sottomissione e sopruso, di amore e sensualità. L’imponente cromatismo, la forte capacità evocativa dei temi della suite sinfonica, utilizzata integralmente (nel 1910 furono usati solo tre dei quattro movimenti) ispirano una danza altrettanto sfaccettata; asciugati esotismo e aspetti aneddotici, si punta all’essenza simbolica di quei personaggi e dei loro destini. La condizione della donna, la sopraffazione e la negazione dei sentimenti, la violenza come strumento di potere, temi dalle risonanze tragiche nella realtà storica e attuale; l’ambientazione esotica lascia il passo a un uso ‘drammatico’ e simbolico della luce; i lussureggianti colori a tinte essenziali, sabbiate, e a tinte cupe che riflettono il nero della notte e del mistero, ma anche cordoglio, vendetta e tristezza. Così, anche Zobeide e lo Schiavo d’Oro diventano simboli: di un sentimento vero, intenso, al di là delle condizioni sociali, che vive nascosto per non essere soffocato, imprigionato in un carcere di norme e riti inamovibili. Emozioni che innervano la danza per trasmettere l’innocenza di un sentimento puro, l’angoscia della violenza, la cecità della gelosia, l’indomita forza delle passioni, l’eterno femminino che riesce a sovrastare l’orrore e la follia degli uomini
I Ballets Russes, Djagilev, Ida Rubinstein (la prima Zobeide) incrociano anche il destino di La Valse: Ravel inizia a concepire l’idea di una specie di omaggio a Johann Strauss figlio dal 1906. Nel 1914 il lavoro, Wien, avrebbe dovuto essere un «poema sinfonico»; soltanto nel 1919-20 Ravel realizzò il progetto, su commissione di Djagilev, con il titolo La valse e la definizione di «poema coreografico». Djagilev ricusò la partitura non considerandola adatta come balletto e questo provocò la rottura tra Ravel e l’impresario russo. La prima esecuzione fu in forma di concerto a Parigi nel 1920; solo nel 1929 la compagnia di Ida Rubinstein ne proporrà la messa in scena su coreografia di Bronislava Nijinska. In epigrafe alla partitura Ravel traccia lo scenario: «Nubi turbinose lasciano intravedere, a squarci, coppie che danzano il valzer. A poco a poco le nubi si dissolvono: si ravvisa una sala immensa, popolata d’una folla vorticante. La scena si fa via via più nitida. Al fortissimo brilla improvvisa la luce dei lampadari. Una corte imperiale, 1855 circa». Gli echi della Prima Guerra Mondiale appena conclusa risuonano nella partitura, il folle turbinare del valzer, l’inconsapevole e inebriante levità della danza sull’orlo del baratro suggeriscono una tragica metafora della vita. Dopo aver vagliato infinite possibilità per comporre “a sei mani” per i colleghi scaligeri (pur concedendosi ciascuno un breve quadro autonomo), Ballone Gavazzi e Messina hanno trovato nella partitura, nelle sue dinamiche, nel mondo e nelle atmosfere evocate, il punto di partenza e di arrivo. Un mondo, circoscritto, che rimanda solo nei costumi e nei cromatismi agli anni Venti del Novecento; si apre con l’attacco dei primi strumenti e si chiude anche visivamente con l’ultima nota; lo spazio scenico si avviluppa su se stesso e la forte dicotomia insita nella partitura si riflette in ombre e luci, chiari e scuri, un’entità maschile e una femminile, simbolicamente poli opposti e complementari accanto alle individualità che si muovono in scena sviluppandosi in gruppi dalle mutevoli forme e strutture.
Dovete vedere la musica e sentire la danza. Sono parole di George Balanchine: al centro di questa serata Symphony in C, grande esempio del suo genere “concertante”, strettamente integrato alla musica, senza trama ma non senza espressività, toni e atmosfere. Bizet compose la Sinfonia n.1 in Do maggiore ancora allievo diciassettenne di Charles Gounod al Conservatorio di Parigi. Il manoscritto, dimenticato per decenni, fu pubblicato dopo essere stato rinvenuto nel 1933 nella biblioteca del Conservatorio. Balanchine seppe da Stravinskij di questa partitura scomparsa; nel 1947 in due settimane ne creò un balletto, Le Palais de Cristal, per l’Opera di Parigi di cui era maître ospite. L’anno successivo, per il New York City Ballet, semplificò scene e costumi e cambiò il titolo. Esaltazione della purezza classica, meravigliose geometrie, simmetrie e forme, nei quattro movimenti, che vedono protagonisti ognuno una diversa ballerina, un diverso partner e il corpo di ballo. L’intero organico di circa cinquanta elementi si riunisce nel travolgente finale. Alla Scala nel 1955, nel 1960 e nel 1987 vide i nomi di spicco del tempo, e anche ora sarà una vera vetrina per il Corpo di Ballo, i primi ballerini, i solisti, e non solo: in scena infatti per quattro recite anche la nostra étoile Roberto Bolle.
Per saperne di più, appuntamento martedì 11 aprile alle ore 18 per il consueto appuntamento
Prima delle prime Balletto, che vedrà ospite Patrizia Veroli: al Ridotto dei Palchi “A. Toscanini” nell’incontro dal titolo Sulla scia dei Balletti Russi, tre classici del Novecento
19, 21, 27, 28 aprile 2017
4 (2 rappr), 10 (2 rappr.), 11, 13 maggio 2017
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La Valse / Symphony in C / Shéhérazade
Maurice Ravel La Valse Coreografia Stefania Ballone, Matteo Gavazzi, Marco Messina Costumi Irene Monti Luci Valerio Tiberi Nuova produzione Teatro alla Scala |
Georges Bizet Symphony in C Coreografia George Balanchine © School of American Ballet Ripresa da Colleen Neary Costumi Karinska Luci Andrea Giretti Étoile Roberto Bolle (19, 21 apr.; 10s, 11 mag.) Produzione Teatro alla Scala |
Nikolaj Rimskij-Korsakov
Shéhérazade
Coreografia Eugenio Scigliano
Scene e luci Carlo Cerri
Costumi Kristopher Millar e Lois Swandale
Nuova produzione Teatro alla Scala
Direttore Paavo Järvi
Corpo di Ballo e Orchestra del Teatro alla Scala
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Prezzi da € 11 a € 150
Recita ScalAperta da € 5,5 a € 75
www.teatroallascala.org
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Date
Mercoledì 19 aprile 2017 – ore 20 – Prima rappresentazione
Venerdì 21 aprile 2017 – ore 20 – Turno P
Giovedì 27 aprile 2017 – ore 20 – Fuori abbonamento
Venerdì 28 aprile 2017 – ore 20 – Turno H- Balletto Under30
Giovedì 4 maggio 2017 – ore 14.30 – Invito alla Scala per Giovani e Anziani
Giovedì 4 maggio 2017 – ore 20 – Fuori abbonamento
Mercoledì 10 maggio 2017 – ore 14.30 – Invito alla Scala per Giovani e Anziani
Mercoledì 10 maggio 2017 – ore 20 – Fuori abbonamento
Giovedì 11 maggio 2017 – ore 20 – Turno R
Sabato 13 maggio 2017 – ore 14.30 – ScalAperta
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Prima delle prime Balletto
Teatro alla Scala con Amici della Scala
Ridotto dei Palchi “A. Toscanini”
Martedì 11 aprile 2017, ore 18
Patrizia Veroli Sulla scia dei Balletti Russi, tre classici del Novecento
Ingresso libero fino a esaurimento posti