Il Teatro Eliseo chiude a fine stagione? Ci si augura di no e si spera che arrivi una risposta concreta dal Ministro Franceschini all’ennesimo appello lanciato da Luca Barbareschi pochi giorni fa. Ma la stagione continua e da mercoledì 22 marzo il palco del Piccolo Eliseo è pronto ad ospitare il debutto di un classico della commedia francese, L’isola degli schiavi di Pierre de Marivaux con la regia di Ferdinando Ceriani che si lancia in una rischiosa operazione visto che qualsiasi allestimento paga il confronto con un precedente illustre (quello perfetto di Strehler).
Scritta nel 1725, prima della Rivoluzione Francese e per i Comici italiani di Parigi, L’Isola degli schiavi è un classico di sorprendente attualità che non punta tanto agli stravolgimenti sociali o all’equità politica, ma verte su un argomento di toccante attualità e offre la possibilità di potersi riabilitare e far pace con sé stessi. Mica poco.
L’utopia in questione viene messa in atto a seguito di un naufragio che coinvolge il Conte Ificrate, interpretato da Stefano Fresi e il suo servo Papele interpretato da Giovanni Anzaldo, la marchesa Eufrosine interpretata da Ippolita Baldini e la sua serva Silvia portata in scena da Carla Ferraro. I quattro si ritrovano catapultati in un’isola bizzarra dove un gruppo di schiavi, governati da Trivellino alias Carlo Ragone, ha fondato una singolare repubblica, in cui i servi scambiano il loro posto con quello dei padroni e sono liberi di vendicarsi dei torti subiti mentre i padroni sperimentano quali mali si patiscono in schiavitù.
Fra travestimenti e scambi di ruolo, non solo i quattro protagonisti perderanno le loro maschere figlie della commedia dell’arte, ma si trasformeranno un personaggi veri e propri che pulsano di vita e di verità. sbiadiscono per trasformarsi in personaggi vivi, in carne ed ossa.
E alla fine, mentre i padroni riusciranno a pentirsi della propria superbia ed arroganza, i secondi riusciranno a liberarsi del rancore che nutrono verso i padroni. E solo dopo la redenzione ciascuno sarà libero di tornare al proprio posto nel mondo. La Rivoluzione Francese deve ancora aspettare.
Un grande gioco teatrale dai risvolti tragicomici che arriva a Roma con la traduzione e l’adattamento di Ferdinando Ceriani e Tommaso Mattei (che intervengono anche sui nomi, Arlecchino diventa Papele, Cleante diventa Silvia) e con le musiche di Stefano Fresi
Scene e costumi di Marta Crisolini Malatesta. In scena fino al 9 aprile a Roma, prezzi da 21 a 31 euro, info, www.teatroeliseo.com e www.vivaticket.it.