A volte per creare uno spettacolo riuscito bastano davvero poche cose. Certo, mettendo in scena Gershwin si parte già con un enorme vantaggio. Se si aggiungono però due voci molto interessanti e qualche coreografia ben eseguita dal sapore di tip tap, il risultato è garantito.
Il musical che interpreta il musical, che interpreta Gershwin.
Potremmo definirlo così questo “americano a Parigi” in scena al Nuovo, un omaggio al grande compositore statunitense, dove la trama diventa una banale scusa per ballare e cantare il suo genio intramontabile.
Non si tratta quindi della versione originale del celebre musical del ’28, regalato alle memorie dal film del 1951 con Gene Kelly e Leslie Caron, ma piuttosto di una rivisitazione in forma ridotta e ampliata, dove un gruppo di attori si ritrova in un teatro per provare, ritrovandosi poi ad esplorare quasi in tutto il repertorio di Gershwin, includendo anche la celebre Summertime (che è in realtà contenuta nell’opera lirica Porgy and Bess) e altri pezzi molto conosciuti.
I due protagonisti sono un bravissimo Michele Canfora, nel ruolo di Gimmy, che ci sorprende con un’abilità indiscutibile nei movimenti ispirati a Jene Kelly, ma anche con una vocalità piena e rotonda; e una splendida Arianna Bergamaschi, che ha un timbro interessante e perfettamente modulato sui pezzi, eseguiti sempre con trasporto sincero.
Jeran Michel Danquin è un fantastico ballerino, ma nella parte di Truffon è anche un attore divertente, brava anche Barbara Terrinoni nella parte di Patricia (peccato però per il playback che davvero si poteva evitare), mentre Danilo Brugia è un Jean Marie che proprio non convince nel cantato.
La regia e le scene di Enzo Sanny sono un po’ scolastiche, ma funzionali allo spettacolo, mentre le coreografie, sono di Stefano Vagnoli. Bravò anche al corpo di ballo.
Unico appunto negativo, l’assenza di un’orchestra dal vivo, che avrebbe reso sicuramente il risultato finale molto più interessante.
La recensione si riferisce alla prima di giovedì 9 marzo 2017.