Alpenstock è uno spettacolo esilarante che utilizza una vivace comicità per condurre lo spettatore, mediante una riflessione tesa all’autocritica, verso il proprio mondo, un mondo popolato dalle paure che ergono barriere interiori e muri concreti e che, anche se a volte vengono infranti, ritornano ad ergersi altrove, più alti e più forti che mai. Quei muri sono appunto le paure che portano all’odio e di conseguenza all’assenza di razionalità e di buon senso. Di tutto ciò ci parla Remi De Vos, un autore francese di cui sicuramente non in molti ne avranno sentito il nome, ma che vale la pena scoprire. Attraverso il riso, in modo provocatorio e non scontato, De Vos regala al pubblico, alla fine dello spettacolo, molti sassolini nella scarpe. L’azione si svolge in un villaggio della pulita e ordinata (bianca e asettica) Val Gardena, metafora e rappresentazione della vecchia Europa che si trova travolta dall’ondata migratoria di nuovo secolo. E così, nel piccolo, anche il paesino montano viene privato della sua tranquillità quando Yosip, immigrato balcanico della Transilvania, approda al paese e inevitabilmente “sconquasserà” quella perfezione e immobile routine da sempre sovrana. I protagonisti, al fianco di Yosip, sono una coppia che vive la propria vita nascondendosi dietro un’apparente pace e serenità, attraverso la ripetizione ogni giorno delle stesse azioni e la falsa certezza che quel meccanismo di vita mai si romperà. Sarà proprio Yosip, o meglio i tanti Yosip, che porteranno incertezza, ma anche freschezza ed eccitazione nella vita della signora e tireranno invece fuori dall’animo del marito un’ insospettabile crudeltà.
In scena, diretti da Angelo Savelli, Ciro Masella, nella parte del marito, Antonella Questa, la moglie, mentre Fulvio Cauteruccio è Yosep. Lo spettacolo piace anche grazie alla bravura di questi tre attori che riescono a regalarci molte note, sfumature e assurde immagini tra le battute del testo.
Interessante il fatto che si possa ridere, ora, proprio in questo presente, di ciò che ci fa più paura e che ci destabilizza, l’incertezza di fronte all’inevitabile fatto che le cose cambiano, perché stanno cambiando. Remi De Vos ci insegna a farlo attraverso un’autoanalisi, condotta con ironia e fatta in modo leggero, ma non superficiale.