Partendo dalla fine: applausi dalla platea che sembrano durare più dello stesso spettacolo. Una platea riconoscente, grata a una squadra di attori che sembrano più numerosi degli spettatori, condividendo da “pari a pari”, si potrebbe dire, la calda, contenuta e profonda atmosfera del Piccolo Teatro Comico. Un dramma in quattro atti unici che dispiega il filo conduttore poco per volta, come un messaggio recapitato in differita.
Il testo delle Lettere di un amore americano di Tennessee Williams assolve lo scopo non facile e non banale di mettere al centro dell’attenzione la carta che ospita rancori e dolori dei personaggi, più che le mani che vi scrivono sopra: la regia di Sandro Calabrò orchestra una messinscena che non sminuisce la potenza originale del drammaturgo americano, enfatizzandone anzi la sensazione di un sentimento agrodolce – come può essere un’amore antico e perduto, una totale rassegnazione per le proprie sorti o la follia e la solitudine che ne consegue.
I numerosi interpreti meriterebbero menzioni individuali, ma la comune padronanza di una recitazione impostata sull’incertezza tipica di un messaggio di cui non si possono immediatamente conoscere le reazioni o le risposte, come la lettera, assicura il buon esito della drammaturgia in concerto con l’abilità registica: accade così che nel primo atto le lettere di un Lord Byron innamorato vengano lette dalla sua antica spasimante per racimolare qualche soldo, sancendo nel coinvolgimento del lettore (e dell’ascoltatore) quella volgarizzazione della poesia che è una possibile interpretazione di tutta Letteratura. La vita vi si adegua, cristallizzandosi nel ricordo di un passato perduto che soltanto una lettera può ancora testimoniare.
Analogo la storia di Bertha, salvo che in questo caso la prostituta è la protagonista, non la poesia: rimpiangendo la smarrita poetica della propria vita, Bertha si tormenta nel tentativo di scrivere una lettera indirizzata a un amore che fu; la lettera si fa simbolo del rimpianto, venandosi di tutta la disperazione e dell’incolmabile rimpianto nella forma di una disillusa richiesta d’aiuto. Non può esistere alcun futuro, alcuna speranza nel misero presente in cui si scrive.
Né può serbare alcuna speranza di riscatto la misera protagonista dell’atto successivo, per sempre rassegnata alla propria solitudine dopo essersi persuasa di farsi apprezzare assolvendo alla funzione di madre per i propri nipoti. La lettera, in questo atto, è un commiato che esplicita il dolore e la frustrazione di una persona sola, resasi colpevole di aver “interpretato” il ruolo materno che non le spettava, senza per giunta esserne in grado.
Come accennato, la capacità evocativa dell’oggetto “lettera”, che ha potuto raggruppare gli atti unici di Tennessee Williams in questa solida produzione iDeaTeatro, viene interpretata eleggendone la valenza di simbolo. Come tale, essa può indurre anche alla follia, lasciando spazio al palcoscenico alla tragica vicenda di Madonna dell’ultimo atto, in cui la differita del messaggio/lettera arriva a distorcere la realtà, proiettando la paranoia nel passato e nel futuro, con estreme conseguenze sul presente. La donna convinta di essere “visitata” da un molestatore notturno scopre di essere incinta: ma suo figlio, figlio di uno stupro immaginario, dovrò essere sottratto a quella distorta morale cristiana rappresentata dall’incredulità e dallo scherno degli altri personaggi.
L’audace rilettura dell’immacolata concezione di Williams è ancora una volta una strenua difesa degli emarginati e dei soli, la cui condizione viene esasperata dalla necessaria impossibilità di immediatezza della comunicazione epistolare: prima che la portino via, Madonna rivela il suo segreto (soltanto immaginato?) scrivendo un biglietto, una lettera, lasciando in bilico un messaggio che potrà compiersi solo quando verrà letto. In differita.
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Lettere di un amore americano – Atti unici di Tennessee Williams
regia di Sandro Calabrò
produzione iDeaTeatro
con Mariagrazia Graziano, Tiziana Romano, Arianna Zucco, Paolo Agazzi, Maria Elvira Rao, Michela Vitale. Sabrina Morrone, Serena Attanasio , Maria Pia Molinari, Flavia Moschetto, Giorgia Pansa, Franca Scoppa, Malvyna Lasepo, Piero Ribiscini, Alex Bar, Riccardo Battaglia, Giovanni Comite, Gianluca Mellia, Sandra Pecoraro, Alberto Palma, Antonello Driutti, Paola di Bernardo, Matteo Paradiso, Cesare Succo, Guido Traversa