La seconda edizione del ciclo OperaFoyer “MusicaAltrove” dedica due appuntamenti, venerdì 7 aprile ore 18.30 all’Ateneo Veneto a Venezia e sabato 8 aprile ore 17.30 al Teatro Verdi di Padova a Gabriele D’Annunzio in rapporto alla musica del Novecento
Parafrasando il celebre verso del Vate, «Io nacqui ogni mattina…», il concerto “Io nacqui dannunziano…” è tutto dedicato alle liriche nate sui musicalissimi versi dannunziani e avrà per protagonisti il tenore Nunzio Fazzini e il pianista Roberto Rupo affiatati interpreti della musica vocale da camera e del repertorio tostiano in particolare. Un breve intervento del musicologo Paolo Cattelan offrirà in premessa alcuni spunti di contestualizzazione storica al suggestivo programma.
Gabriele d’Annunzio fu un punto di riferimento imprescindibile per tanti musicisti italiani del suo tempo per quanto tra loro diversissimi. Il conterraneo Francesco Paolo Tosti (1846/1916), che d’Annunzio chiamava «biondo Apollo musagete», fu forse il più assiduo nel repertorio da camera mettendo insieme un repertorio di ben 34 romanze su testi dannunziani: dei due Notturni, O falce di luna calante e Van gli effluvi de le rose, si ascolterà però non solo la versione di Tosti, ma anche quella di Ottorino Respighi: un curioso interessante cimento tra due modi di pensare la musica e la poesia. Per dar atto del lungo sodalizio d’Annunzio-Tosti il Duo Fazzini-Rupo presenterà ancora le Quattro Canzoni di Amaranta (1907), uno dei vertici indiscussi della produzione del musicista abruzzese, alfiere delle romanze italiane presso la corte d’Inghilterra.
Ma l’eclettico genio dannunziano, sempre aperto alle tendenze culturali d’oltralpe, alle sperimentazioni estetiche e al gusto per l’antico non poteva non interessare profondamente anche la Generazione dell’Ottanta: accanto al già citato Respighi, il concerto offre l’occasione di un raro ascolto della musica dell’italo-boemo Riccardo Pick-Mangiagalli, già allievo di Richard Strauss, che concepisce una vocalità quasi tardo-verista per la romanza Ecco settembre…, tratta da “La Chimera”. Figurano ancora in programma I pastori (1908) di Ildebrando Pizzetti, e l’ampia Sera fiesolana (1923) di Alfredo Casella.
La storia del rapporto di d’Annunzio con Gian Francesco Malipiero è invece del tutto eccentrica. Questi, nel 1908, tentò invano di avere l’autorizzazione a musicare I sonetti delle fate, quando all’improvviso l’ottenne senza mai incontrare il poeta. Nei Sonetti dedicati alle due fate Melusina e Grasinda, emerge l’estrema libertà formale dello stile di Malipiero particolarmente efficace nel descrivere le figure dannunziane rispetto all’asciuttezza stilistica a lui consueta in questo genere di brani vocali da camera. La terrea tessitura vocale su cui Malipiero incentra le sinuose linee del canto e della declamazione ha suggerito di sperimentare il timbro tenorile per queste singolari creazioni liriche piuttosto che l’originale e difficoltosa destinazione sopranile. Alle preziosità vocali sopra descritte si aggiungono due brevi e rare pagine pianistiche: il rarefatto e raffinato Notturno per pianoforte di Respighi e À la Manière de… J. Brahms Op. 17 di Casella.
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