Sfigato. È questa la prima parola che balena nelle menti di molti quando sentono il nome di Giacomo Leopardi. E allora, come raccontare di lui oggi? Ma soprattutto, perché? In che modo si può davvero far comprendere la grandezza dei suoi versi e il suo infinto desiderio di vita quando l’idea comune è quella di un autore pesante e pessimista?
Andrea Robbiano e Valeria Cavalli con lo spettacolo “Fuori Misura” tentano quest’impresa tutt’altro che semplice per farci capire che quel “pesante” in realtà significa solenne e appassionato e, allo stesso tempo, mostrano quanta energia e ostinazione si celavano dietro quell’aspetto sgraziato che gli aveva procurato le tante infelicità di cui leggiamo e che ci spingono a considerarlo, troppo superficialmente, un poeta pessimista.
Per far ciò Robbiano veste i panni di Andrea Roversi, un giovane laureato con lode in Lettere e Filosofia la cui aspirazione più grande è insegnare ma che è costretto a lavorare in un call center per sostenere le spese quotidiane. Quando, improvvisamente, riceve una lettera per effettuare delle supplenze nella scuola che lui stesso aveva frequentato, vive una momentanea scissione emotiva: la felicità è grande, ma anche la paura. Deve inaspettatamente far i conti col primo incarico da docente, l’esperienza che ha sempre sognato e che ora gli sembra così difficile da sostenere, soprattutto dopo aver letto quale sarà l’argomento da trattare in aula: Giacomo Leopardi. Misurarsi con un tale gigante della letteratura e affrontare per la prima volta una classe sembra davvero troppo anche per lui che ha sempre voluto far il professore. Ecco che allora, veniamo trasportati in un turbinio di emozioni discordanti, ansie e insicurezze, un esilarante ed entusiasmante viaggio interiore che mette a nudo l’anima di chi crede nei propri sogni e vuole esserne all’altezza. E lo viviamo ancor di più perché siamo coinvolti in prima persona; il pubblico diventa la famosa classe con cui il professor Roversi dovrà misurarsi. E riuscirà a farlo egregiamente. È un riscatto, quello che avviene in scena, che non lascia indifferente nessuno. La platea viene chiamata a rispondere a domande filosofiche e letterarie, quelle materie che il nostro poeta aveva studiato con ardore, aveva amato e, infine, aveva detestato nella volontà di trovare un capro espiatorio al suo male. Scriveva infatti a Pietro Giordani nel 1818:
“ … in somma io mi sono rovinato con sette anni di studio matto e disperatissimo in quel tempo che mi s’andava formando e mi si doveva assodare la complessione. E mi sono rovinato infelicemente e senza rimedio per tutta la vita, e rendutomi l’aspetto miserabile, e dispregevolissima tutta quella gran parte dell’uomo, che è la sola a cui guardino i più …”
Si può arrivare ad odiare quello che ci ha resi chi siamo, che ci ha plasmato l’animo e formato la mente, che ha saputo darci felicità, solo perché gli altri non sanno andare oltre la prima impressione. Impariamo cosa vuol dire giudicare e quanto sia perfido, cosa significhi sentirsi emarginati senza una reale ragione, quanto possa far male un amore negato o uno sguardo beffardo. Eppure tutto questo non l’ha provato solo Giacomo Leopardi; capita a tutti di sentirsi inadeguati, sottostimati, “fuori misura”. Il plusvalore di questa scrittura teatrale è che tutto ciò viene affrontato in chiave comica e senza assecondare facili visioni compassionevoli o pietose. Andrea Robbiano, con una carica esplosiva e una verve coinvolgente, riesce a rendere ancor più moderno il linguaggio leopardiano, lo applica alle situazioni comuni odierne, ci aiuta a scoprirlo e a capirlo. E lo fa a suon di sagaci battute e con una leggerezza indispensabile per conquistare la simpatia degli spettatori, divertendosi e divertendo e, si sa, è questo il modo migliore per imparare. Instancabile e camaleontico, sebbene sia da solo in scena, l’attore riesce a sostenere ritmi incalzanti e ad interpretare diversi ruoli, tenendo sempre viva l’attenzione di tutti . Doppio successo quindi: favore del pubblico e obiettivo “didattico” raggiunti.
Durante l’ora e mezza di spettacolo, infatti, quel muro invalicabile costruito di luoghi comuni e pregiudizi, dal quale a stento riuscivamo a sporgerci per guardare oltre, diventa sempre più basso, si sgretola e, con l’aiuto del professor Roversi, finisce per annientarsi. E, alla fine, Leopardi ci entra nel cuore, perché riusciamo a capirlo dal profondo, simpatizziamo (come intendevano i greci) con lui e restiamo semplicemente inermi di fronte alla sua genialità e alla sua voglia di ribellarsi al dolore. Una pièce breve e intensa, proprio come la vita di Leopardi che, però, cercava l’infinito.
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Fuori Misura, Leopardi come non ve l’ha mai raccontato nessuno
DI VALERIA CAVALLI
CON ANDREA ROBBIANO
COLLABORAZIONE AL TESTO CLAUDIO INTROPIDO
REGIA VALERIA CAVALLI, CLAUDIO INTROPIDO
COLLABORAZIONE DIDATTICA PROF.SSA SIMONETTA MUZIO
ASSISTENTE ALLA REGIA PIETRO DE PASCALIS
VOCE FUORI CAMPO PIETRO DE PASCALIS
COLLABORAZIONE ALLE MUSICHE GIPO GURRADO