Un omaggio a Shakespeare da uno dei massimi attori italiani, Glauco Mauri, che cura anche la regia dello spettacolo realizzato insieme a Roberto Sturno con il sostegno di Regione Marche e MiBACT.
Da quattrocento anni il Bardo domina la scena con la vasta produzione di commedie, tragedie, sonetti d’amore che riscuotono perenne successo rappresentando la vita e il sogno, la realtà e la magia, l’odio e l’amore.
Nel prologo Mauri ricorda che Il canto dell’usignolo è una favola breve, un apologo di Gotthold Ephraim Lessing filosofo tedesco illuminista.
Un pastore, in una triste sera primaverile, si rivolge a un usignolo chiedendogli perché ha smesso di cantare, privandolo così della piacevole compagnia della sua voce melodiosa. L’uccellino risponde tristemente che il rumoroso gracidare delle rane gli ha fatto passare la voglia di cantare. Il pastore ribadisce di essere anch’egli infastidito dal gracidio delle rane, ma che è proprio il silenzio dell’usignolo a condannarlo a subire tale strepito fastidioso.
Lessing conclude, chi ha il dono di cantare canti, per non condannarci a sentire il chiassoso gracidare della banalità e della volgarità che ci circonda. Per vincere tanto frastuono abbiamo bisogno che si elevi un canto di poesia.
E poesia sublime si spande dalla lettura di brani tratti dai testi, in prosa e in versi, del drammaturgo. Alternandosi al leggio, Mauri e Sturno sono, alternativamente, l’usignolo che diffonde il canto melodioso delle opere immortali del grande scrittore, con l’immutata forza interpretativa che da decenni riversano sul pubblico dalle tavole del palcoscenico, veicolando la drammaticità e il vigore, l’abisso e la catarsi di personaggi fortemente caratterizzati che sono pietre miliari della drammaturgia occidentale: il dramma storico delle vicende ispirate ad Enrico V, i multiformi personaggi della commedia pastorale Come vi piace, la sete di potere e la follia sanguinaria di Macbeth, la tragica parabola narcisistica di Riccardo II, l’oscura tragedia di Timone d’Atene, la congiura e il tragico assassinio di Giulio Cesare, la cecità affettiva del vecchio Re Lear, le arti magiche di Prospero che determinano le sorti dei protagonisti de La Tempesta, l’inno all’amore dei Sonetti.
Fanno da cornice ai due artisti in scena i musicisti Giovanni Zappalorto al pianoforte, autore delle musiche, e Marzio Audino alle percussioni accompagnati dalla voce di Anna Lisa Amodio che canta in video. Gli elementi scenografici sono di Marta Crisolini Malatesta, sul fondo sono proiettati gli artistici video di Nexus.
Il teatro Ghione è accessibile anche agli spettatori non vedenti e sordi.