Lo spettacolo è un trittico composto da Patrimoni, Rivoluzioni e Teatro. Il teatro della Pergola ospita in serate diverse, ma una di seguito all’altra, uno dei tre capitoli di Istruzioni per non morire in pace per la regia di Claudio Longhi. Il fil rouge che lega le tre pièce, che possono essere considerate come parti autonome di uno stesso corpo, è l’analisi del periodo storico dal 1914 al 1918, anni in cui la guerra sconvolse il mondo e, se non tutto, una buona parte. A distanza di un secolo Paolo di Paolo, colui che ha animato le parole del testo, propone una riflessione sull’impatto che non solo la guerra, ma anche gli anni di pace che l’hanno preceduta, hanno avuto sulla società del tempo. Per il pubblico non è solo un tuffo nel passato tra Belle Époque e Grande Guerra, ma una sconvolgente proposta del nostro ansioso presente e di questa inconsapevole guerra che non è finita. La parte del trittico dal titolo Patrimoni si presenta come uno spettacolo assolutamente coinvolgente, seppur frammentato, originale, nel quale ogni attore si dimostra bravissimo a catturare il pubblico. Ogni personaggio indossa una maschera che rende la scena grottesca; spesso il pubblico ride e si diverte, per poi subito dopo reimmergersi in una più cupa riflessione. Come dei bravi scolari, gli spettatori ascoltano la lezione che viene loro impartita sugli accadimenti storici che portarono i due fronti a combattersi, ma poi vengono coinvolti in dimensioni più intime dei personaggi e del loro vissuto, quando in alberghi di lusso austriaci, quando in Italia e quando a Parigi. Quello che sconvolge è l’inconsapevolezza e l’incoscienza che accompagnò la società del tempo ad una guerra totale e questo viene vissuto in parte anche qui dai personaggi. Bellissima la scenografia, la grafica dei disegni proiettati sul fondo a inizio spettacolo, immagini in dissolvenza che sembrano uscite da una mostra espressionista tedesca con soggetti mostruosi che rimandano a un’anticipazione di quella che sarà la futura protagonista della vicenda, la Morte. Le scene sono intervallate da intermezzi musicali, quasi a portarci in un teatrino parigino di inizio Novecento, ma questa perfetta situazione bohémienne è incorniciata da uno scioccante sipario rosso sangue di plastica lucida che ci accompagna al nostro presente.
Lo spettacolo è sicuramente da non perdere, lo spettatore appassionato e habitué del teatro potrà cimentarsi a partecipare a tutte e tre le rappresentazioni, ma d’obbligo è almeno sceglierne una.