Lo sconto tutto al femminile tra due regine, due personalità altrettanto forti e sprezzanti, l’idea di una prigione fisica per l’una e morale per l’altra, qualche libertà drammaturgica che sfiora un falso storico: sono solo alcuni degli elementi della Maria Stuarda di Gaetano Donizetti con la regia di Andrea De Rosa ancora in scena (fino al 4 aprile) al Teatro dell’Opera di Roma.
A trasferire nel libretto nel 1835 l’opera di Schiller (con tutte le sue libertà drammaturgiche se non dire incongruenze storiche, ma molto funzionali, vale a dire l’incontro mai avvenuto tra le due regine) il giovane ed entusiasta Giuseppe Bardari: la Maria Stuarda è un’opera audace e seppur tendenzialmente priva di azione reale, catalizza l’attenzione dello spettatore attimo dopo attimo.
Merito della musica, elogio del belcanto esaltato dalle due straordinarie protagoniste, e delle cabalette che anticipano Verdi, ma anche della struttura drammaturgica giocata su tagli netti e dialoghi serrati. Poca azione? Forse, ma il pathos che si respira è concreto e reale, sempre in crescendo esattamente come la musica che passa dai toni più foschi a momenti molto intimi e toccanti in un unicum narrativo sottolineato dalla direzione drammatica, ma travolgente del Maestro Paolo Arrivabeni che mantiene sempre equilibrata la musica che non arriva mai a coprire le voci.
A fronteggiarsi in un duello serrato e drammatico due primedonne della lirica, Carmela Remigio e Marina Rebeka, una più brillante dell’altra non solo vocalmente, ma anche come interpreti, strepitose nel delineare la parabola emotiva dei propri personaggi.
La Remigio e la Rebeka sono autentiche fuoriclasse, due soprani, che si contendono la scena allo stesso livello e competono l’una contro l’altra sfoderando doti tecniche e artistiche non comuni: colori, sfumature bellissime per entrambi, si fronteggiano ad armi pari, e se la Remigio è un’attrice straordinaria, anche nello sguardo o in ogni minimo movimento nel ruolo di una crudele e decisa Elisabetta, che lascia trasparire anche pentimento, Marina Rebeka è una perfetta Maria Stuarda, dotata di un mezzo canoro non comune, altera e sprezzante, dolente, ma regale anche nell’accettazione della morte.
Il valore artistico delle due donne che danno voce a una partitura difficilissima, è uno degli elementi imprescindibili della riuscita di questa bellissima e commovente Maria Stuarda, che vanta un allestimento tradizionale e pregevolissimo cast (Paolo Fanale nel ruolo di Roberto, Carlo Cigni nel ruolo di Talbot, Alessandro Luongo nel ruolo di Lord Guglielmo Cecil, Valentina Varriale nel ruolo di Anna Kennedy).
Regia tradizionale quella di Andrea De Rosa che senza scossoni o colpi di teatro, dispone perfettamente le anime in scena, concentra l’attenzione sul doppio e su ciò che è necessario, esalta il duello drammatico, punta senza risparmiarsi anche sul finale commovente, ma spiccatamente teatrale con la vestizione verso il patibolo quando il destino di Maria è ormai segnato: seguendo con intelligenza il testo e la musica, ne esalta ogni momento, dal più drammatico al più intimo, senza stravolgere o forzare nulla.
Che l’allestimento, che nasce dieci anni or sono come spettacolo di prosa per lo Stabile di Napoli per essere trasformato in opera per il San Carlo e ora approdato a Roma, sia perfettamente in linea con il periodo storico lo dimostrano i preziosi costumi di Ursula Patzak che ci restituiscono le ben note iconografie delle due regine, ma il tutto viene esaltato dalle bellissime scenografie di Sergio Tramonti (nata per la versione in prosa di Schiller) e realizzata nei laboratori del Teatro dell’Opera in Via dei Cerchi.
Scenografia esemplificativa del dramma, la scatola scenica rosso sangue (che anticipa il finale scritto) che rappresenta Westminster, territorio del potere di Elisabetta, collocata al centro di palco e divisa in due da un taglio orizzontale che rivela le sinistre sagome della foresta di Fotheringhay, luogo di esilio di Maria. Ultima replica della Stuarda martedì 4 aprile alle ore 20: nei ruoli principali ci saranno due giovani artiste Fabbrica – Young Artist Program, Roberta Mantegna ed Erika Beretti rispettivamente nel ruolo di Maria e di Elisabetta che si esibiranno nella stagione del Costanzi.
Ultima replica della Stuarda martedì 4 aprile alle ore 20, info: www.operaroma.it