Un doloroso triangolo amoroso, la passione e la politica nei concitati giorni della Rivoluzione Francese, imprevedibili risvolti fra amore e morte: per la sua terza regia d’opera e per il suo debutto al Teatro dell’Opera di Roma, Marco Bellocchio sceglie Andrea Chénier, la più popolare opera di Umberto Giordano di cui ricorre anche il 150esimo anniversario della sua nascita in quel di Foggia.
Dramma storico in quattro atti del 1896 ispirato alla vita del poeta francese rivoluzionario Andre Chénier con il libretto di Luigi Illica contraddistinto più che mai da un taglio squisitamente cinematografico, lo Chénier debutta al Costanzi venerdì 21 aprile (ore 19.30, poi in onda su Rai Radio 3 e per altre cinque repliche fino al 2 maggio) dove torna dopo una lunga assenza di ben 42 anni.
“Andrea Chénier è un’opera che è stata cantata dai più grandi tenori del Novecento in questo teatro. È un’opera di repertorio, ma estremamente difficile, un impegno estremo per il cast è rappresenta un forte impegno di produzione per il teatro – sottolinea il sovrintendente Carlo Fuortes – Per il suo debutto al Costanzi, Bellocchio ha pensato a un impianto tradizionale che rispetta il periodo storico del Settecento con scene e sipario dipinti a mano che sono stati realizzati a mano nei nostri laboratori. Avevo già apprezzato il suo amore per la lirica già lavorato con Bellocchio quando aveva messo in scena al Petruzzelli di Bari un allestimento di Pagliacci ed ero sicuro che quest’opera sarebbe stata nelle sue corde”.
Ed è proprio il regista italiano, esordio folgorante nel 1965 con I pugni in tasca, autore di spicco del cinema d’autore italiano, Leone d’Oro alla Carriera a Venezia, da sempre interessato, quasi ossessionato ai legami reconditi e difficili negli ambiti soprattutto della famiglia, autore di Buon giorno, notte, L’ora di religione, La bella addormentata fino all’ultimo lavoro in sala Fai bei sogni, la vera star di questo ricco allestimento realizzato in coproduzione con il Teatro La Fenice di Venezia cui però di avvicina con grande umiltà in un allestimento che si preannuncia essere all’insegna di una regia molto discreta, ma inevitabilmente cinematografica.
“Per destino è accaduto nella vita che facessi cinema, ma ho sempre avuto una grande passione per l’opera, ricordo di quando mia madre ci faceva ascoltare le romanze sui dischi – esordisce Bellocchio che lascia trasparire un approccio all’opera all’insegna del più totale rispetto – Ho accettato per spirito di curiosità, per passione e per incompetenza. Le cose che non so fare, sono quelle che mi attraggono. Mi sono avvicinato con umiltà anche se il mio non è un lavoro insignificante, ma ho cercato di essere molto rispettoso della musica e persino di certe didascalie del libretto”.
A sottolineare la bellezza e l’autenticità della musica, il Maestro Roberto Abbado che torna sul podio del Teatro capitolino (il 2 maggio cederà il posto al maestro Pietro Rizzo) alla guida dell’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma dopo il successo del Cellini di Berlioz dello scorso anno.
“Sono entusiasta del taglio cinematografico e modernissimo del libretto di Illica che ha fatto un lavoro straordinario di analisi per raccontare i giorni dinamici e i travolgenti giorni della Rivoluzione – dice Abbado – le didascalie sono sterminate perché non c’è tempo sulla scena di poter raccontare tutto. La musica di Andrea Chénier è bellissima, drammatica e sincera. Giordano non ha mai vergogna di mostrare i suoi sentimenti attraverso la musica. Lo Chénier è un’opera molto varia, in cui è presente il lirismo ma anche una passione che definirei spudorata o addirittura viscerale e anche la parte orchestrata è scritta molto bene. È falso dire che gli autori italiani non sapessero scrivere: Giordano è stato un grande musicista”.
Dopo l’esperienza con i Pagliacci al Petruzzelli e il Rigoletto a Mantova che rispettava tempi e luoghi dell’azione, Bellocchio sceglie ancora un impianto tradizionale per il suo ritorno all’opera, con le scene e le luci di Gianni Carluccio, costumi di Daria Calvelli, i movimenti scenici di Massimiliano Volpini, tutto rigorosamente all’insegna del Settecento rivoluzionario, fra lussuosi palazzi aristocratici, parrucche e preziosi abiti in stile Ancien Régime.
“Sono convinto che il vero regista d’opera sia il direttore d’orchestra e non il regista: lo spettatore alla fine premia sempre la musica e non il canto. Non credo affatto al distacco fra l’idea registica e il canto, sono fermamente contrario alle regie.che si distaccato dalla musica e nn credo sia giusto contaminare ideologicamente un’opera – prosegue il regista – È pur vero che nella storia c’è sempre stata una costante: all’apice di ogni rivoluzione, la stessa per sopravvivere e mantenere il potere deve cominciare a spargere sangue, a tagliare le teste o a inviare qualcuno in Siberia”.
Cast unico per questo sontuoso, ma rispettoso Chénier di Bellocchio con voci internazionali che annovera Gregory Kunde al debutto nel ruolo del giovane poeta rivoluzionario Andrea Chénier, Maria José Siri nel ruolo della sua amata, la contessina Maddalena contesa anche da Roberto Frontali nel ruolo di Carlo Gérard, ispirato al rivoluzionario Jean-Lambert Tallien.
“Lo Chénier è un’opera che ormai si rappresenta poco perché è difficile trovare un cast adeguato che sia all’altezza – nota Alessio Vlad, direttore artistico del Teatro romano – ma una volta trovati i tre protagonisti la loro caratterizzazione principale viene rafforzata anche dal resto dei ben dodici comprimari che hanno ciascuno un ruolo e un carattere proprio”.
Arricchiscono il nutrito cast romano, Natascha Petrinsky (la mulatta Bersi), Anna Malavasi (Contessa di Coigny), Elena Zilio (Madelon), Duccio Dal Monte (Roucher), Graziano Dallavalle (il romanziero Pietro Fléville e Fouquier Tinville), Gevorg Hakobyan (il sanculotto Mathieu), Luca Casalin (un “Incredibile”), Andrea Giovannini (l’Abate) Timofei Baranov (maestro di casa, Dumas e Schmidt) direttamente dal progetto “Fabbrica” – Young Artist Program del Teatro dell’Opera di Roma mentre il Coro del Teatro dell’Opera sarà diretto dal Maestro Roberto Gabbiani.
Tanti, come di consueto gli appuntamenti per avvicinarsi all’Andrea Chénier, quinta opera del cartellone operistico romano. Dopo l’anteprima giovani di mercoledì 19 aprile (under 26) alle ore 18, giovedì 20 aprile (ore 21) al Costanzi, il regista Marco Bellocchio, incontra il pubblico per parlare non solo dell’opera in scena, ma anche del suo rapporto con la musica, con il teatro, con il mondo nel nuovo appuntamento Registi all’opera (biglietto, 5 euro), mentre la Lezione di opera di curata dal Maestro Giovanni Bietti, si terrà al Teatro Costanzi, domenica 23 aprile (ore 11, costo del biglietto 8 euro, info e prenotazioni: tel. 06 48160312 – 532 – 533; fax 06 4872112; promozione.pubblico@operaroma.it; dipartimento.didattica@operaroma.it).
E dopo la “prima” di venerdì 21 aprile (ore 19.30), Andrea Chénier verrà replicato domenica 23 aprile (ore 16.30), mercoledì 26 aprile (19.30), venerdì 28 aprile (ore 19.30), domenica 30 aprile (16.30) e martedì 2 maggio (ore 19.30). Info su www.operaroma.it.