Una tavola colma di calici riempiti a metà, di bottiglie e bicchierini di liquore racconta allo spettatore i resti di una cena. Due commensali si trattengono per l’ultima sigaretta: Dario (interpretazione convincente e ben calibrata di Adriano Braidotti) e il professore (Francesco Migliaccio, ottimo nell’interpretare il ruolo del personaggio carismatico) fino all’arrivo dell’enigmatica Annalisa (Ester Galazzi). LA DOMANDA DELLA REGINA, un testo scritto a quattro mani da uno scienziato ed un drammaturgo: Guido Chiarotti e Giuseppe Manfridi su invito del direttore del Teatro Stabile Franco Però, è una commedia assolutamente contemporanea ed intrigante, è la chiara manifestazione di un teatro di parola in cui letteratura e scienza si fondono nell’accattivante linguaggio sapiente del probabile. La regia, molto ben calibrata nel contesto metrico della drammaturgia è di Piero Maccarinelli. Il giovane ed angosciato Dario, che sta vivendo un dissesto economico, cerca di carpire qualche buona dritta dall’uomo che nel corso della cena ha colloquiato a lungo di finanza e che pare sia un professore universitario. Attraverso citazioni e giri di parole si arriva a “Why did nobody notice it?” (Come mai nessuno si è accorto di tutto ciò?) questa la domanda della Regina da cui prende il titolo lo spettacolo. La regina d’Inghilterra nel 2008 perse 18 milioni di sterline in seguito al crollo della Lehman Brothers e quando si trovò alla London School of Economics pose la celebre domanda agli esperti in materia, questi le risposero, dopo nove mesi, che non tutto è prevedibile e calcolabile in finanza. L’impossibilità di trovare rimedio per la Regina forse dovrebbe rassicurare il povero Dario ma non sarà cosi. Dai pindarici e filosofici discorsi del “professore” si arriva al concreto della vita alla sua materialità ed ai suoi tormenti. Situazioni e casi vengono analizzati, in un susseguirsi di conversazioni variegate ed argute senza, tuttavia, che si giunga ad una verità oggettiva. L’arrivo, verso la fine dello spettacolo, della figura femminile, condensa sul piano oggettivo, il sistema tra “complicato e complesso” caro al professore. Dalle teorie sulla finanza si passa sul piano più pragmatico delle relazioni tra uomo e donna, il dialogo, divenuto a tre voci, affronta passato e futuro tra aspettative e rimpianti. Molto calzante la scelta della convivialità della cena per questa drammaturgia, le scene ed i costumi sono di Andrea Stanisci, le musiche di Antonio Di Pofi, le luci di Alessandro Macorigh. Uno spettacolo vivo e palpitante che lascia allo spettatore molti spunti di riflessione.