produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa, Teatro di Roma, Teatro Stabile di Napoli, Teatro Stabile di Torino
in collaborazione con The CO2 Crisis Opportunity Onlus
da un’idea di Giulia Minoli
drammaturgia Emanuela Giordano e Giulia Minoli
regia Emanuela Giordano
musiche originali Antonio di Pofi e Tommaso Di Giulio
aiuto regia Tania Ciletti
con Daria D’Aloia, Vincenzo d’Amato, Tania Garribba, Valentina Minzoni, Salvatore Presutto, Diego Valentino Venditti, Alessio Vassallo
e con Tommaso Di Giulio chitarre, Paolo Volpini batteria
Dieci storie proprio così è parte integrante del progetto ‘Il palcoscenico della legalità’
assistenti al progetto Ludovica Siani, Noemi Caputo, Luca Caiazzo
il progetto è promosso da Università degli Studi di Milano – Corso di Sociologia della Criminalità organizzata, Fondazione Pol.i.s., Libera, Fondazione Giovanni e Francesca Falcone, Centro Studi Paolo Borsellino, Coordinamento campano dei familiari delle vittime innocenti della criminalità, Fondazione Silvia Ruotolo, Italiachecambia.org
con il patrocinio di Ministero della Giustizia e del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo
con il sostegno di Poste Italiane, SIAE
Durata: 1h, atto unico.
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Sold out sabato 27 maggio, ore 15:45, al Teatro della Pergola per Dieci storie proprio così, una ‘ragionata’ provocazione, in occasione della commemorazione del XXIV anniversario della strage di Via dei Georgofili, contro quella rete mafiosa, trasversale e onnipresente, che vorrebbe sconfitta la coscienza collettiva, la capacità di capire e reagire.
Da un’idea di Giulia Minoli, lo spettacolo, scritto da Emanuela Giordano e Giulia Minoli, e diretto dalla stessa Giordano, racconta storie di impegno civile e riscatto sociale, responsabilità individuali e collettive, connivenze istituzionali e taciti consensi.
“Musica e teatro per dieci storie – affermano Giordano e Minoli – di gente comune, di vite spezzate, di eroi di tutti i giorni, per restituire un senso a una parola abusata e difficile: legalità”.
Dieci storie proprio così affronta vicende in cui il disagio e la disperazione hanno prodotto reazione, impegno civile, passione, coraggio, un’eredità irrinunciabile per il nostro futuro.
Lo spettacolo è prodotto da Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa, Teatro di Roma, Teatro Stabile di Napoli, Teatro Stabile di Torino, in collaborazione con The CO2 Crisis Opportunity Onlus.
La convivenza, il vivere civile e l’essere partecipe di una comunità. Al Teatro della Pergola sabato 27 maggio, ore 15:45, arriva Dieci storie proprio così, un ritratto sociale, un’indagine emotiva, una lotta collettiva contro il crimine, per promuove la cultura come antidoto alla mafia e il teatro come strumento di denuncia, di educazione civica per le giovani generazioni e di impegno per tutti cittadini che fanno della memoria un diritto inalienabile.
Da un’idea di Giulia Minoli, lo spettacolo è scritto da Emanuela Giordano e Giulia Minoli, e diretto dalla stessa Giordano. Le musiche originali sono di Antonio di Pofi e Tommaso Di Giulio, in scena ci sono Daria D’Aloia, Vincenzo d’Amato, Tania Garribba, Valentina Minzoni, Salvatore Presutto, Diego Valentino Venditti, Alessio Vassallo, con Tommaso Di Giulio alle chitarre e Paolo Volpini alla batteria. Una produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa, Teatro di Roma, Teatro Stabile di Napoli, Teatro Stabile di Torino, in collaborazione con The CO2 Crisis Opportunity Onlus.
“Abbiamo raccolto storie raccontateci dai parenti delle vittime di mafia, dai volontari e da chi senza paura – affermano Emanuela Giordano e Giulia Minoli – si attiva per creare alternative al degrado che produce la criminalità organizzata. Sono le storie di un’Italia spesso ai margini della cronaca e lontano dai riflettori, ma che per fortuna esiste e continua a lottare”.
Il viaggio di Dieci storie proprio così inizia nel 2011 a Napoli. Si è partiti dalla Campania con il racconto di due terribili fatti di camorra. La storia di Alberto Vallefuoco, Rosario Flaminio, Salvatore De Falco, uccisi a Pomigliano d’Arco il 20 luglio 1998, perché scambiati per appartenenti a un clan rivale a quello dei killer; e la storia di Silvia Ruotolo, uccisa a Salita Arenella, a Napoli, l’11 giugno 1997, da un proiettile vagante nel mezzo di uno scontro a fuoco tra clan.
“L’intenzione – proseguono Giordano e Minoli – era capire, raccontare l’Italia, offesa dalla criminalità organizzata, collusa e infiltrata nell’amministrazione pubblica, ambiziosa di potere e di controllo, ben al di là dei suoi confini geografici, un’Italia assediata dalla mala cultura del sopruso a tutti i livelli della vita sociale. Ma viaggiando, parlando, si è scoperto un mondo di resistenza, un mondo in prima linea, gente che non vuole sentirsi sconfitta”.
Così, un ragazzo ha raccontato di come è stato salvato dalla strada grazie all’Associazione ‘Figli in Famiglia’, che ha creato un centro di aggregazione minorile in un appartamento confiscato al clan Mazzarella a San Giovanni a Teduccio, periferia est di Napoli. C’è poi l’Officina delle Culture “Gelsomina Verde” (vittima innocente della criminalità organizzata, uccisa il 21 novembre 2004 a Napoli) gestita dall’associazione Resistenza Anticamorra, che sorge in una ex scuola di Scampia, utilizzata dalla camorra per nascondere armi e come “ricovero abusivo” dei tossicodipendenti. Il centro oggi accoglie laboratori, una scuola di musica, una palestra sociale, una comunità alloggio per minori.
“Il viaggio è proseguito in Sicilia – ricordano Emanuela Giordano e Giulia Minoli – con la storia dei due magistrati morti nelle stragi di Capaci e via D’Amelio: Giovanni Falcone, ucciso il 23 maggio 1992, insieme alla moglie Francesca Morvillo e agli agenti della scorta, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani; e Paolo Borsellino, ucciso il 19 luglio 1992, insieme ai cinque agenti di scorta Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina”.
Ma della Sicilia Dieci storie proprio così mostra anche la ribellione di ragazzi caparbi che hanno sfidato il pensiero comune e che oggi sono diventati l’emblema di una rivoluzione culturale contro la mafia: ‘Addiopizzo’, il movimento nato a Palermo e formato da tutte le donne e gli uomini, i ragazzi e le ragazze, i commercianti e i consumatori che si riconoscono nella frase “Un intero popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità”. Tra le tante storie di imprenditori che si sono ribellati al pizzo, lo spettacolo parla di quella di Giuseppe Todaro.
“In Calabria c’è un altro gruppo di giovani caparbi – intervengono Giordano e Minoli – è il Gruppo Cooperativo GOEL che nasce nel 2003 e ha come mission “il cambiamento socio-economico della Locride e della Calabria” riconoscendo nell’impresa sociale il principale strumento di questo cambiamento. GOEL gestisce, oltre alla produzione agroalimentare biologica a marchio GOEL Bio, che aggrega produttori vittime di aggressione mafiosa, il tour operator Turismo Responsabile e il primo marchio di moda etica di fascia alta in Italia, CANGIARI”.
Oggi non esistono più territori circoscritti, non ci sono più le mafie locali, i legami tra ‘ndrangheta calabrese e nord Italia sono una realtà. Nando dalla Chiesa, professore di sociologia della criminalità organizzata all’Università degli Studi di Milano, ha indicato i nomi di ricercatori e giovani giornalisti che indagano, lavorano sulle mafie al Nord. È così che Dieci storie proprio così ha incontrato Ester Castano che nel 2012, con un’inchiesta giornalistica, ha svelato alcuni fatti gravi nel comune di Sedriano, anticipando di sei mesi la Procura di Milano che eseguì diversi arresti per corruzione e collusione mafiosa.
“Tra le storie dell’hinterland lombardo – precisano Emanuela Giordano e Giulia Minoli – si affronta quella di Maria Ferrucci e di quanto il territorio sia contaminato dalla presenza della ‘ndrangheta e della difficoltà di recuperare strumenti e politiche per capire e contrastare in modo capillare questo fenomeno. Tra tanti, un caso eclatante, quello di Lea Garofalo, testimone di giustizia, uccisa dalla ‘ndrangheta il 24 novembre 2009, è divenuto l’emblema di un mondo sommerso che è esploso in tutta la sua crudeltà”.
Poi c’è Roma. Roma è grande, raccoglie tutto, mafia, ‘ndrangheta, camorra, ma è preda di un fenomeno tutto autoctono che oggi conosciamo col nome di Mafia Capitale e che ancora non è possibile definire nella sua complessità.
“Anche a Roma – concludono Giordano e Minoli – il lavoro nei beni confiscati ai clan vede un esempio di imprenditoria virtuosa nella storia del Grand Hotel Gianicolo, albergo di lusso di Roma, sequestrato alla ‘ndrangheta e oggi affidato ad amministratori giudiziari nominati dalla Procura”.
Parallelamente alle dinamiche di Roma ci sono quelle di Ostia, un municipio sciolto per mafia, un luogo di mare dove il litorale è preda di dinamiche che sono tutti i giorni all’attenzione di magistrati e stampa, come i fatti accaduti alla Spiaggia Libera – S*P*Q*R*.
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GIULIA MINOLI
34 anni, sposata con due figlie. Laureata in filosofia con una tesi sulla lingua dei segni, da subito si specializza nella comunicazione. Studia sceneggiatura a New York e fonda The Co2 Crisis Opportunity onlus, un’organizzazione impegnata nel settore della comunicazione sociale, attraverso laboratori di formazione ai mestieri del settore audiovisivo, musicale, teatrale, rivolti a studenti e giovani che vivono realtà sociali disagiate. In Brasile, nella favela di Rocinha, con il documentario Tanti occhi e una sola storia, in Libano, con un gruppo di filmmaker libanesi, produce Le Palestiniadi. A L’Aquila, dopo il terremoto, produce Memory hunters prodotto finale dei ragazzi aquilani che hanno partecipato al corso di Gianfranco Rosi. Nel 2007 la sua vita si sposta al Teatro di San Carlo di Napoli. Cura l’archivio, poi, come responsabile dei progetti speciali, coordina e organizza Memus, il museo del teatro che unisce tradizione e tecnologia, creando un archivio digitale, a disposizione del pubblico. Al San Carlo, nell’ambito dei progetti educational, nasce Dieci storie proprio così, uno spettacolo che oggi è diventato un progetto: ‘Il palcoscenico della legalità’.
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EMANUELA GIORDANO
Autrice e regista, studia all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico e all’Università La Sapienza, al corso di drammaturgia tenuto da Eduardo De Filippo. Inizia scrivendo e conducendo trasmissioni per Radio 3 Rai e per la Terza Rete Rai Tv. Scrive e dirige, tra le altre, per Lella Costa, Maddalena Crippa, Lina Sastri, Tosca, Lucrezia Lante della Rovere, Anna Galiena, Mascia Musy, Isabella Ragonese. Dal 2013 al 2015 è Direttrice del sistema Casa dei Teatri e della Drammaturgia Contemporanea di Roma. Insegna scrittura creativa alla scuola di drammaturgia di Dacia Maraini. Collabora alla scrittura teatrale con Lidia Ravera. Ha insegnato al Corso magistrale dell’Università La Sapienza metodi di teatro integrato per persone con problemi mentali o disagi sociali. I suoi film documentari sono stati premiati e ospitati nei più importanti festival italiani ed europei. L’ultimo, Il Ghetto di Venezia, è stato presentato al Festival del Cinema di Venezia, a Londra, Ginevra, Atlanta, Gerusalemme, Roma. Dal 2011 collabora al progetto Il palcoscenico della legalità come autrice con Giulia Minoli e regista degli spettacoli Dieci storie proprio così e Aspettando il tempo che passa. Come formatrice lavora negli istituti penitenziari minorili e nelle scuole.