Dieci spettacoli, otto dei quali in “prima nazionale”, un’anteprima e un evento speciale all’interno delle grotte: un programma, articolato in 22 serate, che propone drammi e commedie con il filo conduttore del potere, inteso nelle sue più svariate accezioni. Sono queste le principali caratteristiche del Festival di Borgio Verezzi (Savona), che dopo aver archiviato il Cinquantennale con eccellenti risultati (pubblico aumentato del 16,1% e incassi cresciuti del 19,8%, elevato indice di gradimento, largo seguito sui mass media e rinnovato interesse della critica), ha presentato la 51.ma edizione oggi a Roma, durante un incontro nella filiale di Banca Passadore.
All’affollata conferenza stampa di questa mattina sono intervenuti anche molti di coloro che parteciperanno al prossimo Festival. Tra gli attori protagonisti: Fabio Ferrari, Renato Cortesi, Lorella Cuccarini, Giampiero Ingrassia, Miriam Mesturino, Massimo Dapporto, Paola Quattrini, Vanessa Gravina, Emanuela Grimalda, Luca Giordana, Roberto Ciufoli, Alessandro Benvenuti, Gianluca Ramazzotti, Maurizio Donadoni, Emanuele Salce, Giacarlo Ratti, Silvia Siravo, Gianluca Guidi, Fabrizio Coniglio, Giancarlo Fares, Gabriele Pignotta, Stefano Artissunch.
Spiega il direttore artistico Stefano Delfino, in carica dal 2002 e riconfermato per altri cinque anni: “Superata la boa del mezzo secolo, l’edizione 2017 si proietta verso il futuro. E lo fa, ancora una volta, all’insegna del rinnovamento nella tradizione, puntando cioè su testi contemporanei, spesso inediti o stranieri, senza trascurare però i classici, caratteristica delle sue origini, e coinvolgendo, oltre alla sede storica di Piazza Sant’Agostino, anche la suggestiva location delle Grotte di Borgio Verezzi, preziosa risorsa naturale e turistica del territorio comunale”.
Un ventaglio di proposte diversificate, con la speranza di soddisfare i gusti degli spettatori (oltre 11 mila paganti lo scorso anno), fra cui anche molti turisti in vacanza. Aggiunge Delfino: “Ideato nel segno del sorriso anche quando affronta temi più profondi e impegnativi (la leggerezza della pensosità, citata da Italo Calvino nelle Lezioni americane) spazia tra autori di vari Paesi, propone – com’è sua consuetudine – qualche titolo noto anche per la trasposizione cinematografica e conferma come il Festival sia ormai diventato la ‘vetrina’ estiva di alcune delle novità che, nell’invernale, andranno in tournée, “esportando” quindi in tutta Italia il nome di Borgio Verezzi”.
Rispetto alle ultime edizioni, tra tanti nomi eccellenti, accanto a qualche gradito ritorno, figurano anche numerosi debuttanti al Festival. Manifestazione che, quest’anno, vuole rendere un duplice omaggio a Vincenzo Cerami, quattro anni dopo la scomparsa: e lo fa con la prima versione teatrale de Un borghese piccolo piccolo, il suo romanzo da cui, quarant’anni fa, Monicelli aveva tratto il celebre film con Alberto Sordi, impreziosita delle musiche appositamente composte dal maestro Nicola Piovani; e con l’edizione italiana de Le repasdes fauves (La cena delle belve), commedia francese dell’armeno VahèKatcha, nella traduzione di Cerami, fatta pochi mesi prima della morte.