Una migrazione dalla guerra ante litteram quella di Enea con il padre Anchise sulle spalle e il figlioletto Ascanio per mano, che fugge dal rogo di Troia data in fiamme dagli Achei entrati dentro le mura della città con lo stratagemma del cavallo di legno. Migrazione che ha dato origine alla stirpe romana e alla civiltà mediterranea, contraltare dell’esodo attuale che flagella le nostre coste con centinaia di profughi che affrontano l’ignoto su fragili barconi ai quali affidano la propria speranza di salvezza.
Il mito, aulico e glorioso, si specchia nelle umane vicende dei disperati di oggi, in fuga da vari paesi insanguinati da violente dittature. L’eroe troiano, guerriero valoroso, era guidato dal Fato e protetto dalla dea Venere sua madre verso un luminoso destino, oggi sono uomini derelitti a morire in mare o ad approdare tra popolazioni che alzano muri.
Il drammaturgo canadese Olivier Kemeid ci propone la moderna sequenza di fughe e peripezie della sua famiglia verso la libertà, dal Libano all’Egitto quindi a Napoli poi a Le Havre e infine in Québec dove egli nasce e conduce i suoi studi che lo avvicinano a Dante e a Virgilio, scorgendo analogie tra il viaggio di Enea e quello dei suoi avi, che assurge a simbolo del viaggio dell’umanità in cammino verso la pace fuggendo da guerre, atrocità e carestia. Questa tragedia, infatti, potrebbe accadere a chiunque: una notte la casa potrebbe andare in fiamme e si riuscirebbe appena a fuggire, peregrinando per scampare al pericolo insieme ai propri cari.
L’epica trasfusa nell’attualità, il racconto poetico di migrazione riscritto come una storia familiare moderna e drammatica nell’ambito di un esodo che sta cambiando la fisionomia dell’Europa, sulle ali di un altro esodo che ha gettato le fondamenta del popolo europeo.
Lo spettacolo inizia con un festoso e colorato ballo per solennizzare l’allontanamento degli Achei, poi il saccheggio della città operato dai soldati fuoriusciti dal cavallo, fiamme e morte. Enea scuote la moglie Creusa, afferra il figlioletto Ascanio, sollecita il padre Anchise a seguirlo su un’imbarcazione. Ascanio adulto assembla i ricordi e i racconti del padre rielaborandone le paure, i dubbi, le peregrinazioni, gli amori, le speranze col concorso di tutti gli attori in scena che ricostruiscono la mitologia del viaggio con evocazioni di versi dell’Eneide e interpretano, contestualmente, i protagonisti del drammatico viaggio contemporaneo: Fausto Russo Alesi (Enea), Alessio Vassallo (Acate), Roberta Caronia (Creusa, Sibilla), Carlo Ragone (Anchise, Re pastore), Valentina Minzoni (Didone), Giulio Corso (Ascanio), Antoinette Kapinga Mingu (Lucia, Aletto, direttrice del resort, agente dell’immigrazione), Emmanuel Dabone (Roberto, boss della fabbrica, figlio di Aletto), Simone Borrelli (Corebo, Coro), Lorenzo Frediani (Achemenide, Coro), Giulia Trippetta (Coro).
Mito e attualità si intrecciano tra due grandi zattere che si muovono sul palcoscenico contornato da muri di fango, come grandi macchine sceniche (scene di Francesco Ghisu), evocando una narrazione in cui vengono ribaltati i ruoli dei protagonisti: bianchi sono i migranti, neri sono coloro che li accolgono relegandoli nei campi profughi o sfruttandoli, nell’adattamento della regista Emanuela Giordano che ha voluto suscitare così “una piccola provocazione in una visione speculare dell’esodo che cambierà il volto dell’Europa, perché nazioni grandi e potenti sono il frutto dell’incontro di tanti esseri umani soli e disperati che hanno saputo ricostruire una vita di lavoro, cultura, orgoglio, passione”.
L’Enea di Kemeid approda alla terra promessa accolto dal Re pastore, metafora di inclusione e pacifica convivenza, accompagnato dalle parole tratte da “Dio è Dio” del poeta sudanese Mustafa Abdelkarim.