Lontana delle urla dei loggionisti, balzate alla cronaca dopo la prima del 12 aprile, questa penultima rappresentazione scaligera de La gazza ladra (voluta proprio da Chailly a 200 anni dalla prima assoluta al Piermarini), appare quasi pacata.
Perfino la regia di Salvatores non sembra niente più che un grazioso esercizio di stile, per nulla rivoluzionario come ci saremmo aspettati, se non per qualche intuizione piacevole come l’utilizzo delle marionette che fanno da doppione ai personaggi, riempiendo gli spazi di una scena essenziale.
Sul podio Riccardo Chailly dimostra – nel caso ce ne fosse ancora bisogno – la sua capacità di guidare l’orchestra con piglio deciso, preciso e instancabile, senza perdersi in grazie, restituendo al pubblico tutti gli accenti e i colori della partitura con maestria e sapienza. A sentirlo, davvero non si intuisce il motivo di tanti strepiti durante la prima ma anzi, si vorrebbe piuttosto ringraziarlo di cuore per averci regalato queste ore di ascolto così prezioso e indimenticabile.
Perché quando un maestro riesce a tradurre in musica le liquide emozioni del libretto, nonostante una regia tutto sommato scialba, guidando cantanti e orchestra tra le pieghe delle note, e non solo nella geometria dello spartito, c’è solo una cosa da fare: applaudire, forte.
Certo, l’interpretazione di Chailly sembra lontana dal Rossini Reinassance a cui siamo abituati ascoltando le registrazioni storiche di quest’opera, e sembra più aderente all’aspetto melodrammatico di libretto e spartito, evidenziando maggiormente i punti di contatto con quello che all’epoca era il nascente gusto romantico, piuttosto che il neo-classicismo rossiniano, ma all’ascolto si è trattato di un’esibizione intensa e di rara bellezza.
Come detto, la regia di Gabriele Salvatores non ha presentato grandi elementi di innovazione, se non l’idea brillante di utilizzare le bellissime marionette del teatro Compagnia Marionettistica Carlo Colla e Figli e di impiegare sul palco la bravissima acrobata Francesca Alberti nei panni di una gazza onnipresente, che diventa deus ex machina vivente delle vicende dei protagonisti.
Le scene di Gian Maurizio Fercioni sono graziose ma scolastiche e fungono da evidenziatore per gli aspetti più drammatici della vicenda, creando un senso macabro piacevolmente in contrasto con i costumi, che interpretano quel gusto storico/modernizzato molto di moda ultimamente.
La Ninetta di Rosa Feola, seppur non priva di imperfezioni, è stata emozionante dall’inizio alla fine, grazie ad un timbro piacevolmente setoso e ad un’interpretazione sempre sentita ma mai sopra le righe.
Così anche il Giannetto di Edgardo Rocha, che ha un bel timbro ricco di colori e un portamento perfetto per il personaggio, anche se dimostra meno trasporto per la futura consorte di quanto sarebbe stato necessario.
Alex Esposito è stato forse la stella più brillante sul palco, con un timbro morbido ma potente, si è avvicinato alla perfezione sia nell’interpretazione perfetta del padre di Ninetta, sia nel cantato e nella dizione del difficile dettato rossiniano.
Serena Malfi, nel ruolo di Pippo, invece, non ci ha convinto del tutto, per via di un timbro non proprio morbido e di qualche mancanza nell’espressività del personaggio pur secondario.
Bravo anche Michele Pertusi nel ruolo del Podestà, un po’ Nosferatu e un po’ Edgar Allan Poe (o almeno così è stato disegnato dai costumi e dalla regia), ha convinto fino in fondo sia vocalmente sia nell’interpretazione.
I genitori di Giannetto, Teresa Iervolino e Paolo Bordogna sono anch’essi “una bella coppia”. Teresa Iervolino riesce a mettere in luce lo sviluppo del personaggio di Lucia, da prima infida e nemica di Ninetta, successivamente pentita e dolente per aver inflitto alla ragazza un destino così crudele. Paolo Bordogna, a cui viene affidato l’unico personaggio “leggero” del melodramma si distingue proprio per la capacità di “rallegrare” le scene.
Il coro della Scala, preparato da Bruno Casoni, ci è sembrato in forma smagliante.
A fine recita applausi fragorosi per tutti, in particolare per Feola, Rocha, Esposito e Chailly.
La recensione si riferisce alla recita di venerdì 5 maggio.
———
La gazza ladra
Melodramma in due atti
Musica di Gioachino Rossini
Libretto di Giovanni Gherardini
(Edizione critica della Fondazione Rossini di Pesaro in collaborazione con Casa Ricordi, Milano a cura di A. Zedda)
***
Coro e Orchestra del Teatro alla Scala
Nuova produzione Teatro alla Scala
Direttore: Riccardo Chailly
Regia: Gabriele Salvatores
Scene e costumi: Gian Maurizio Fercioni
Luci: Marco Filibeck
Movimenti coreografici: Emanuela Tagliavia
Marionette, costumi e animazione a cura di: Compagnia Marionettistica Carlo Colla e Figli
——–
CAST
Ninetta: Rosa Feola
Pippo: Serena Malfi
Lucia: Teresa Iervolino
Fabrizio Vingradito: Paolo Bordogna
Giannetto: Edgardo Rocha
Fernando Villabella: Alex Esposito
Gottardo: Michele Pertusi
Ernesto: Giovanni Romeo
Giorgio/Il Pretore: Claudio Levantino
Antonio: Matteo Mezzaro
Isacco: Matteo Macchioni
Una gazza: Francesca Alberti