L’horror a teatro. È l’esperimento messo in atto al Ghione con lo spettacolo scritto da Eduardo Aldan e diretto da Ricard Reguant. Il progetto artistico di Gianluca Ramazzotti porta in scena la versione italiana di Franco Ferrini di un viaggio attraverso i diversi stadi dell’inquietudine, nelle fasi crescenti di para, terrore e orrore, proprio nel luogo universalmente ritenuto rassicurante: la comoda poltrona di un teatro dove solitamente si assapora cultura e divertimento.
Questo esperimento teatrale, unico nella sua tipologia, ha riscosso grande successo in Spagna, Portogallo, Messico e America Latina incutendo vero terrore psicologico con le narrazioni, le ambientazioni e gli effetti speciali, trasponendo sulle tavole del palcoscenico un genere che sul grande schermo attira una nutrita categoria di estimatori.
Nell’atmosfera ovattata e caliginosa della platea, ombre nere col viso coperto da una lattiginosa maschera antigas affiorano dall’oscurità muovendosi leggere alle spalle delle persone o accomodandosi quatte tra le poltrone. Un sottile disagio serpeggia tra il pubblico che si sente esposto a ogni imprevisto.
Funge da maestro di cerimonie Gianni Garko, attore molto noto all’epoca degli sceneggiati televisivi e protagonista di tanti film western (Django e Sartana). Con garbo e sottile ironia ci racconta che il Ghione è stato coinvolto in un evento misterioso avvenuto nel 1915, quando scoppiò un incendio che distrusse l’allora cine-teatro Alce, in cui persero la vita 23 persone tra le quali il capocomico Ettore Sperelli e la figlia di sei anni Violetta, i cui corpi non furono mai ritrovati. L’altra bellissima figlia Margherita si esibiva in un numero canoro ma la vera voce era di Violetta che cantava dietro le quinte perché deturpata da una malattia. Durante l’incendio nessuno la cercò essendo ignota la sua esistenza, solo il padre rientrò per salvarla, ma morirono entrambi. Alle ossa umane ritrovate anni dopo durante i lavori di ripristino, fu data sepoltura tra i materiali da costruzione.
Immaginando di percepire l’ectoplasma di Violetta palpitare dal loggione sul palco, le cui poltrone non vengono vendute, Garko svolge la sua narrazione di eventi straordinari ed esoterici che si svolgono nel triangolo nero tra Torino, Londra e Praga, in un crescendo di tensione.
Leggende metropolitane, musiche di film horror come Rosemary’s Baby e Nightmare, un accenno di seduta spiritica col pubblico per evocare lo spirito di Violetta, citazioni di film che hanno caratterizzato il genere paranormale, colpi di scena macabri e amare considerazioni sull’uso spregiudicato del terrore che i governi autoritari hanno messo in atto per assoggettare i popoli, sono gli ingredienti che fanno da collante ai tre episodi rappresentati: “La baby sitter”, “La pensione” e “La collezione” grondanti sangue e raccapriccio, interpretati rispettivamente da Claudia Genolini, Luca Basile e Yaser Mohamed.
La drammaturgia e il linguaggio scenico non si prefiggono solo di far esprimere reazioni individuali incutendo terrore, ma affrontano anche l’analisi dei comportamenti umani e dell’uso del potere esercitato tramite la sopraffazione.
È infatti la violenza che dovrebbe incutere più terrore del soprannaturale. In fondo, questo è solo uno spettacolo!