Il duello fra Danton, un bravissimo Giuseppe Battiston, e Robespierre, un eccezionale Paolo Pierobon (già migliore attore agli Ubu e a Le Maschere nel 2016) durante gli ultimi giorni del Terrore, la nascita della democrazia moderna e il sontuoso affresco della Rivoluzione Francese: si consuma dal 16 al 28 maggio sul palco del Teatro Argentina di Roma, Morte di Danton di Georg Büchner, monumentale affresco storico diretto da Mario Martone con la nuova traduzione di Anita Raja, che ha già fatto incetta di premi aggiudicandosi anche i premi Le Maschere del Teatro Italiano per i costumi di Ursula Patzak e le migliori luci di Pasquale Mari.
Büchner è giovanissimo quando scrive questo straordinario testo nel 1835, in sole cinque settimane: ha 21 anni (ma morirà a soli 24 anni) quando è protagonista di una fuga politica dall’Assia che è costretto a lasciare dopo aver subìto la repressione dell’autorità. Con la pubblicazione di Dantons Tod, Büchner riesce a ottenere il denaro per pagarsi la fuga all’estero e raggiungere Strasburgo dove vivrà in esilio.
Dall’autobiografia alla Storia poi il passo è breve: lo scrittore si getta nella stesura di un testo che racconta la sanguinosa nascita della democrazia moderna attraverso la prima involuzione della Rivoluzione Francese e il Terrore e lo fa concentrandosi sulla contrapposizione netta di due ex compagni rivoluzionari diventati poi irriducibili avversari.
Se Robespierre continua a essere l’intransigente giacobino e fanatico convinto della necessità del Terrore (di cui rimarrà vittima egli stesso), Danton si mostra in tutta la sua modernità e la sua razionalità, rifiuta il Terrore e difende una visione del mondo liberale e tollerante, consapevole dei limiti della Rivoluzione e dell’impossibilità di cambiare realmente il mondo.
Nonostante le due visioni totalmente opposte, entrambi però finiranno vittime della stessa ghigliottina e a distanza di pochi giorni l’uno dall’altro.
“Sotto l’apparenza del dramma storico Morte di Danton nasconde i nervi scoperti della condizione umana, così come sarà rivelata e rappresentata un secolo dopo, nel Novecento, con quella stessa incandescenza, la stessa disillusione, lo stesso urlo soffocato” spiega Martone che ha curato anche le scene dell’allestimento.
La morale però sembra travalicare ogni latitudine e ogni tempo: insomma la conquista della libertà, all’insegna dell’uguaglianza e della fraternità, non è certo esente dalla ferocia, ma tutte le Rivoluzioni non sono mai esenti dal sangue e della degenerazione sollevando spietate domande sul sottilissimo confine che divide la violenza (quasi gratuita) dalla giustizia reale.
“Quello che commuove, in Morte di Danton, è la fragilità: sembra un paradosso, trattandosi di vicende che raccontano i protagonisti di un tempo in cui si è sprigionata una forza della quale ancora oggi sentiamo la spinta – continua il regista – Eppure nessuno di quegli uomini ha potuto sottrarsi, oltre che alla ghigliottina, alla verifica della propria impossibilità di invertire la rotta assegnata (da Dio? dalla Natura? dal nulla?) agli esseri umani, nonché di porre rimedio all’ingiustizia che da sempre regna sovrana”.
Se il cuore del testo resta l’antagonismo fra Danton e Robespierre, l’affresco storico che si dipana in quasi tre ore di spettacolo è monumentale e prende forma con la presenza di ben 29 popolari attori, vecchie e nuove conoscenze di Martone, fra cui Iaia Forte, Paolo Graziosi, Roberto De Francesco, Gianluigi Fogacci, Ernesto Mahieux (L’imbalsamatore di Garrone), Roberto Zibetti per riuscire a consolidare tutta la complessità dei temi che Büchner affronta, dalla natura della rivoluzione, al rapporto tra uomini e donne, dall’amicizia all’opportunismo.
E per addentrarsi nel testo, inserito nel percorso Classici? Mai così moderni delle linea del Teatro di Roma, c’è Intorno a Danton, una ricca offerta di attività collaterali e accadimenti culturali a ingresso libero.
Dopo la proiezione di Danton (Francia, 1983) di Andrzej Wajda con Gerard Depardieu, il 17 maggio (ore 17), Mario Martone, Alessandro Leogrande e la Compagnia saranno protagonisti di un incontro dal titolo Danton e il paradosso delle rivoluzioni. Il terzo appuntamento è fissato al Museo Napoleonico con Voci rivoluzionarie, racconto in forma di teatro e musica a cura del Teatro di Roma con Simone Francia, Jacopo Uccella, Luca Catello Sannino e Alice Cortegiani (al clarinetto) che sarà inserito nella rassegna Nel weekend l’arte si anima un progetto di Zètema progetto cultura (21 maggio ore 16.30, info e prenotazioni 060608). Info su www.teatrodiroma.net, biglietteria Teatro Argentina: tel.06.684.000.311/314 (ore 10-14/15-19 lunedì riposo).