Un appuntamento ormai ineludibile, atteso, stimolante e di grande successo quello dell’Aterballetto – ensemble emiliano e più importante Compagnia indipendente di danza italiana affermata in ambito internazionale – che per la sesta stagione ha deliziato i suoi affezionati estimatori al Piccolo Teatro Strehler (che a sua volta festeggia 70 anni di attività) con un programma in tre serate con tre coreografi in linea con il percorso messo in atto da Cristina Bozzolini, direttrice artistica di Aterballetto, che ha analizzato le diverse identità della coreografia contemporanea affiancando a nuovi talenti italiani autori di differenti nazionalità. Non a caso Giovanni Ottolini, direttore generale della Compagnia di danza, ha espresso viva soddisfazione nel fare parte della stagione del 70° della più importante Istituzione teatrale italiana all’unisono nel diffondere “una danza d’arte per tutti”.
Un affascinante incipit con Words and Space di Jiří Pokorný (trentacinquenne di Praga dove nasce nel 1981), coreografo del prestigioso Netherlands Dans Theater: ceco di formazione, ma culturalmente olandese (uno degli ospiti più ambiti in stage e festival internazionali), presenta una sua coreografia connotata da gesto, movimento, sensazione, sentimento… metafora dell’io relazionato a corpo e spazio per cui il corpo diviene strumento di relazione tra l’io e lo spazio: dodici ballerini al suono di una musica barocca creano un rapporto intimamente poetico.
Una piccola opera d’arte Narcissus di Giuseppe Spota (di origini pugliesi e precisamente di Bari e culturalmente tedesco in quanto impegnato da tempo in produzioni coreografiche in Germania dove ha collezionato numerosi successi e premi) che in 20 minuti racconta con quattro danzatori il mito di Narciso in chiave moderna nella versione di Eco e Narciso. Si tratta di una tematica giovanile d’attualità in quanto tutti oggi sono in un certo modo affetti da ‘narcisismo’ per cui tendono ad apparire diversi e più perfetti di quello che sono, protetti da una sorta di cornice virtuale.
Narcissus è una figura insieme maschile e femminile ed è accompagnato da una video-proiezione con l’acqua che assume splendide forme artistiche. Molto belle le musiche di Joby Talbot, un inglese che ha già lavorato nella danza e ama particolarmente la musicalità per cui i ballerini segnano il tempo.
Phoenix è una coreografia con nove danzatori: opera di Philippe Kratz, tedesco di nascita (Leverkusen, 1985) e dal 2008 danzatore all’Aterballetto che lo ha lanciato come coreografo con brani di successo, quindi con una forte impronta italiana. Si tratta di un richiamo su musica elettronica di Borderline Order al mito della Fenice: ogni essere umano così come la società subisce alcune crisi, ma grazie alla forza interiore che c’è in ciascuno la crisi purifica e fa crescere. Un pezzo intimo che evidenzia come la Fenice vitale, pur se abbattuta, risorga sempre.
Lo spettacolo è uno straordinario saluto del binomio Gianni Ottolini e Cristina Bozzolini che lasciano la direzione a favore di Gigi Cristoforetti e Pompea Santoro: la nuova programmazione tuttavia si vedrà dal luglio 2018 quando scadranno i contratti a termine dei 17 ballerini in organico (con un’età che va dai 27 ai 35 anni) tanto che Sergio Escobar, direttore del Piccolo, ha annunciato per la prossima stagione 2017/18 la presenza di Aterballetto con la “La Tempesta” di Giuseppe Spota, spettacolo a serata intera. La continuazione del rapporto artistico del Piccolo, rafforzatosi negli anni, trascende l’ottimo legame personale con l’attuale direzione ed è rafforzato anche dall’avere acquisito numerosi spettatori della prosa.
La Bozzolini che lascia la Compagnia artisticamente molto solida ha parlato di un passaggio graduale, intelligente, nel segno di una continuità rispettosa delle soggettività e delle consegne come deve succedere in una società civile e quindi si auspica un affinamento di quell’operosa e vivace attività condotta dai due direttori che stanno per passare le consegne.