Un boato. Un’esplosione. E cosa resta?
Il silenzio assoluto, che ha il rumore di un fischio continuo; il vuoto della paura, che ha il sapore di metallo in gola; il nulla, che ha colori vividi e bellissimi.
Filax/Anghelos. Figlia del Boom è tutto questo, lascia tutto questo allo spettatore.
Una donna delle pulizie a metà strada tra l’angelo e il clown, si accinge a svolgere il compito che per lei, ormai, è diventato una sorta di missione: pulire. Al primo colpo di scopa, deflagra tutta la sua vita. Di orfana, prima, di moglie e di pazza, poi, di infanticida, infine.
Lo spettatore ammutolisce di fronte ad un monologo serratissimo e poeticissimo che nasce da un’esplosione, proprio come la sua protagonista Angela Maria Benedetta Benelli, e termina con un’esplosione. Al centro, c’è tutto l’orrido meraviglioso che resta dopo l’esplosione: c’è un attore (Massimiliano Loizzi) in evidente stato di grazia, che dà voce e vita ad Angela e a tutti i suoi ricordi, a tutti gli uomini che questa folle creatura contiene nella sua storia e nel suo passato. Una, nessuna e centomila: figlia negata, orfana abusata da una società che vuole educare senza avere niente da insegnare, moglie rinnegata da chi ha troppa fretta per amare, madre crudele perché vera, come la vita. Una vita che è esplosiva: non prepara al cambiamento, non aspetta il momento giusto per accadere. C’è ed esplode. Per tutti. Ma non tutti hanno la follia di guardarla negli occhi, di amarla per quella che è: una successione di istanti tragici. Tragici perché poetici, assoluti, meravigliosi.
E chi s’inginocchia alla vita, come il credente si inginocchia davanti a Dio, è da punire, da isolare, da rinchiudere in manicomio
Il manicomio altro non è che quel posto dove rinchiudono quelle persone alle quali il cervello o: A) Non funziona del tutto, o B) Sin troppo bene.
Renato Sarti firma un testo raro, composto come una partitura musicale, da un esperanto di lingue antiche e moderne e attraversato da una figura contemporanea, che respira la grandezza dei personaggi tragici greci. E pone il sigillo al testo con una regia chirurgica e fracassona, come una bomba.
Filax/Anghelos. Figlia del Boom è il primo atto di una trilogia che vedrà primo e secondo capitolo in scena al Teatro dei Filodrammatici di Milano la prossima Stagione. E lo spettacolo del Teatro della Cooperativa si chiude proprio con un cliffhanger sul secondo capitolo: Loizzi rientra in scena con nuovi abiti ed una nuova follia. Un nuovo personaggio che respira disperazione post-boato e trasuda cattiveria nichilista.
Da notare, il disegno luci di Luca Grimaldi, che sceglie di illuminare la scena fatta “a pezzi” con una luce costantemente “negata”, o perché imprigionata da grate o perché proveniente da oggetti altri rispetto al proiettore teatrale, per culminare nella purezza di luce di una bomba.
Visto al Teatro della Cooperativa il 21 giugno
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FILAX/ANGHELOS. Figlia del Boom – Atto Primo
testo e regia Renato Sarti
con Massimiliano Loizzi
costumi Carlo Sala
musiche Carlo Boccadoro
disegno Luci Luca Grimaldi
foto Laila Pozzo
produzione Teatro della Cooperativa