Ha superato abbondantemente la maggiore età, questo festival di Teatro di Figura, che ogni anno mi stupisce per la ricchezza di proposte e per questo sapore di trasgressività al vivere quotidiano. Come se, per una settimana all’anno, a tutti noi spettatori affezionati e paganti sia concesso il privilegio di spegnere televisioni e radio e giornali per immergerci in questi luoghi dell’immaginazione e dell’emozione infantile, che coinvolgono pancia e stomaco molto prima del cervello e della razionalità. Ho provato a riassumere in tre spettacoli visti in questa edizione ciò che intendo per ricchezza di proposte.
1°) POEMES VISUELS di Jordi Bertràn con Jordi Bertràn, Eduardo Telletxea, Isabel
“Lo spettacolo si ispira alla magia dei poemi visuali del poeta catalano Joan Brossa, prendendo in prestito il magnetismo dell’abbecedario brossiano, il gioco delle lettere con cui il poeta illustrava la sua poetica visuale.” È Jordi Bertràn un simpatico 65enne che vive a Barcellona, e quello che lui mette in questo lieve spettacolo è tutta la sua arte, la sua storia, la sua poetica. Quello che nasce è poesia pura, arricchita dalla musica e dal fatto, per me sempre sorprendente, che sono gli spettatori a dover metterci del proprio, con la fantasia e con la propria esperienza di vita. Vedere questo tipo di spettacoli ti permette di avere ancora fiducia nell’animo umano. Finchè qualcuno proporrà e andrà a vedere cose simili, non tutto è perduto. Con delle semplici lettere di alfabeto crea storie ed immagini, aiutato da Eduardo ed Isabel (suoi compagni di scena), dove l’ironia e la profondità emergono prepotenti. Lui è anche musicista.
2°) LEMBOS di Amalia Franco e Alberto Cacopardi con Amalia Franco regia Alberto Cacopardi
“Lembos, ovvero barca. Lembos, che evoca i lembi, di un vestito, del mare, il limite, lì dove qualcosa finisce.”
Spettacolo di danza e maschere, che ho trovato molto bello. Questa giovane attrice/danzatrice/marionettista e molto altro, l’avevo conosciuta l’anno scorso quando avevo scritto su Natasha Belova, di un lavoro con le metamarionette. Marionette bellissime e ricche di profondità. Lei ha una residenza creativa proprio con il Teatro del Lavoro di Pinerolo e ciò che ha presentato è il frutto di un lungo lavoro di ricerca sopratutto fra la danza e il pupazzo di legno, passando attraverso il proprio corpo. Ciò che ho colto è stato un percorso di presa di coscienza del proprio essere, dell’accettazione di sé in tutti gli aspetti. L’inizio è emozionante: dal corpo dell’attrice si stacca un pupazzo di legno, con caratteristiche proprie di carattere ed emotività. Ho colto una bambina timida, introversa che cerca però di aprirsi agli altri con tutti gli sforzi di chi si sente diversa ma speranzosa di essere accolta. Una altro personaggio emerso è l’opposto della prima: una bambina vivace, anche aggressiva ma che rappresenta un altro aspetto della ballerina. Ha usato vestiti diversi per i suoi personaggi, e la danza spesso prendeva il posto delle parole e della musica. Spettacolo molto denso. Di immagini. È sua la foto scelta per l’articolo.
Silenzi prima dell’alba – Ideazione e realizzazione di Sandra Morero – Associazione Baco
“Si tratta di usare le ultime ore della notte per percorrere la città in cerca di luoghi bui, o poco illuminati dalle lampade, dove trovare un punto, la presenza di qualcosa che esiste e resiste, una minima vibrazione di materia… un punto interrogativo. Allora una piccola folla di persone, noi, convergono e si lasciano interrogare dal punto…” Ultimo atto, conclusivo del Festival. Erano molti anni che desideravo fare questa esperienza ma il fatto di doversi alzare molto presto al mattino, l’appuntamento è alle 4,30 davanti al Duomo, e la concomitanza con altre valide scuse me lo aveva sempre impedito. Quest’anno ci sono andato ed è stata un’ottima idea. Il gruppo non era molto numeroso, ma forse anche per questo abbiamo apprezzato di più la fratellanza, anche solo per 2 ore, con chi ha camminato con noi sotto la pioggia, con un cielo denso di nuvole e ricco di lampi. Che prometteva di tutto ma che non ci ha fermato. Ed è stato uno scoprire la città che abito davvero molto bella, ricca di storia e di angoli suggestivi che non avevo mai visto così in profondità. Un rapporto con la natura privilegiato dal fatto che non avevo fretta di andare in nessun posto. Potevo ascoltare con calma. Ed in silenzio. Alla fine abbiamo fatto colazione tutti insieme. Sandra, la nostra guida quasi Virgiliana, aveva preparato tè, biscotti e torta ed abbiamo pasteggiato piacevolmente con i compagni di avventura, che sentivamo davvero vicini. Ci siamo salutati con un abbraccio. Ed un arrivederci, almeno da parte mia.