Dai primi istanti e per lunghi minuti, Scène mère (titre provisoire), lo spettacolo di Ambra Senatore in anteprima al Teatro Astra di Torino il 29 e il 30 giugno 2017 prima dell’approdo al Festival di Avignone, potrebbe sembrare a un occhio distratto una prova generale di ciò che verrà presentato in Francia: la lunga, statica attesa presenta i protagonisti della “scena madre” con ingressi e uscite continui, pacati nel loro sfiorare il palco e apparentemente incerti circa il ruolo che dovranno ricoprire.
Il palcoscenico è vuoto, ulteriormente svuotato dal silenzio che accompagna i passi cauti dei danzatori. L’unico dettaglio estetico a catturae l’attenzione sono i costumi bluastri disegnati da Louise Hochet, eclettici, ascrivibili a un’eleganza posticcia, poiché immediatamente riconoscibili come consueti ma con dettagli che stonano rispetto a un contesto “normale”: l’impressione è dominata dal turbamento, la stessa sensazione che deve assalire i personaggi che si squadrano l’un l’altro con manifesta diffidenza, rendendo un’atmosfera che non sarebbe esagerato definire post-apocalittica.
Quando la coreografia entra nel vivo si mantiene essa stessa incerta, appena accennata, confermando la tensione: la musica composta da Jonathan Seilman e dalla stessa Senatore si inserisce con irruenza, ma senza affermarsi, spesso limitandosi a costituire un piacevole rumore di fondo, mentre una maggiore varietà di stati d’animo si affaccia sulla scena nell’espressività dei corpi, finendo con il convergere in uno stentoreo spirito di collaborazione.
Il buio totale a chiusura di un primo atto ideale si dissipa in una scena identica a quella iniziale: la coreografia viene ripetuta da capo, inserendo un canale comunicativo in più, la voce parlata, pur nella sua accezione puramente fonatoria. Il reale significato di cosa sta accadendo sul palcoscenico è ancora una volta trasmesso dal corpo, ora sostituendo alla reciproca diffidenza il sincronismo che permette alla coreografia di animare la scena.
Ancora buio, si ricomincia nuovamente da capo. Alla danza e alla voce si aggiunge un elemento ulteriore, il racconto, acuendo il significato di ciò era stato rappresentato in precedenza: la sensazione che una tale ripetizione della stessa scena rafforza l’idea che si tratti di una “prova generale”, inseguendo la “scena madre” che raccogliendo le fila di ogni frammento precedente riesca a dotare di significato compiuto l’intero spettacolo. Ma è una sensazione presto disillusa: la Babele dei dialoghi in francese, inglese e italiano sfata il rischio che un significato effettivo possa elevarsi al di sopra del puro fascino, dell’azione coordinata del ballo.
La ripetizione continua, si ricomincia ancora e ancora una volta dall’inizio, adesso senza l’aggiunta di altri dettagli strumentali alla narrazione: appare chiaro che l’unico significato pretendibile dal meraviglioso affresco scenico risiede nell’interazione tra gli abitanti del palco, nella rappresentazione assurda (battibecchi poliglotti senza pretesti né conseguenze) della loro quotidianità (oltre la tenda sul fondo appare a più riprese una mano impegnata a pelar patate). Il solo vero sconvolgimento di questa continua ripetizione – il cambio di costume dell’ultimo “atto”, ogni personaggio rimane vestito come prima ma con colori che virano dal blu al rosso – culmina nell’invito a cena rivolto a tutta la platea, quasi a volersi scusare per una performance inconclusa e inconcludente.
Non c’è dubbio che l’opera di Ambra Senatore riceverà grandi applausi al Festival di Avignone, dove andrà in scena con il titolo Scena madre dal 7 al 13 luglio, non certo perché uscito dal recente rodaggio in casa torinese, ma esattamente per questa lodevole abilità nel gestire una scena nella sua voluta incertezza.
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Scène mère (titre provisoire)
Coreografie di Ambra Senatore
Con la collaborazione di Caterina Basso, Claudia Catarzi, Giuseppe Molino, Barbara Schlittler
In scena Matteo Ceccarelli, Lee Davern, Elisa Ferrari, Nordine Hamimouch, Laureline Richard, Antoine Roux-Briffaud, Ambra Senatore
Luci di Fausto Bovini
Musiche di Jonathan Seilman, Ambra Senatore
Costumi di Louise Hochet
Produzione CCNN – Coproduzione Le Théâtre de la Ville – Paris / Le lieu unique, scène nationale de Nantes / La Maison de la Musique de Nanterre / con il sostegno di Le CNDC d’Angers / Fondazione Piemonte dal Vivo / TU – Nantes, scène jeune créationet émergence