Lunedì 26 Giugno, Teatro alla Scala
L. v. Beethoven | Missa Solemnis, op.123
direttore | Bernard Haitink
soprano | Camilla Tilling
mezzosoprano | Gerhild Romberger
tenore | Peter Sonn
basso | Hanno Müller-Brachmann
Coro e Orchestra del Teatro della Scala
maestro del coro | Bruno Casoni
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L’ultimo appuntamento della stagione sinfonica è di quelli di rara occasione.
La partitura sinfonico-corale beethoveniana non è fra le più eseguite, non solo per la notevole durata che mette alla prova non solo i cantanti, solisti e coro, ma anche e soprattutto per la difficoltà interpretativa che il direttore si trova a dover superare per emergere dalle pagine del brano.
Non è un caso che quindi l’aggettivo scelto da Beethoven sia proprio “solenne”.
A dirigerla era necessario un nome importante, quasi intoccabile, possibilmente dotato di esperienza tale da sopperire a queste difficoltà, insite nel brano, con la forza delle proprie idee e della proprio professionalità.
Da qui la scelta del “quasi” emergente (il debutto scaligero è stato solo l’anno scorso) del direttore olandese Bernard Haitink, classe 1929.
Scelta che il sovraintende Pereira, presente alla serata e primo a complimentarsi con i musicisti sul palco a fine concerto, aveva già giustificato, mesi fa, con la grande risposta del pubblico abbonato a simili occasioni.
Pubblico che infatti ha risposto ottimamente a tutte e tre le date proposte, di cui la prima con diretta radiofonica.
Il risultato è una esibizione ordinata, più improntata alla struttura (mastodontica) che ai dettagli, su quali, soprattutto negli attacchi corali o orchestrali, l’esibizione inciampa.
Le due masse sonore, quella corale e quella orchestrale, combattono per la supremazia del palco, alternandosi, però, con sapienza, sotto l’essenziale direzione di Haitink.
Differente il risultato delle voci solistiche. In particolare i due protagonisti maschili che in questa battaglia sonora, risultano spesso soverchiati e, quindi, sconfitti.
Ottima prova invece del soprano Camilla Tilling e del mezzosoprano Gerhild Romberger che non subiscono nessuna influenza e con meravigliosa forza emotiva, conducono l’ascoltatore nelle sezioni che compongono la messa.
Problema che invece si è posto solo in parte durante il Sanctus, dove il primo violino Francesco Manara è riuscito nel non facile compito di emergere nel solo che caratterizza la sezione.
Il violinista ha svolto benissimo il ruolo di filo conduttore fra le sezioni, mai preponderante, sempre espressivo, facendosi apprezzare dal pubblico che a fine concerto, gli ha tributato un lungo applauso.
Dopo le numerose ovazioni ed applausi alle maestranze della Scala e ai musicisti, il rendez-vous è per Settembre