Un teatro d’opera d’oggi tra passato e futuro ovvero un cartellone all’insegna di in dialogo costante fra tradizione e innovazione: questo in nuce è l’obiettivo della nuova stagione 2017-2018 del Teatro dell’Opera di Roma presentata sul palco del Costanzi dove sono ancora allestite le scene del trionfale Viaggio a Reims con la regia di Michieletto e con un gruppo particolarmente affollato, dal sovrintendente Carlo Fuortes, ad Alessio Vlad direttore artistico del Teatro, Eleonora Abbagnato, direttore del Corpo di Ballo, la presenza (per la prima volta) della Sindaca di Roma nonché Presidente della Fondazione, Virginia Raggi, l’assessore alla Cultura della Regione Lazio, Lidia Ravera.
Dieci titoli d’opera, di cui sette nuovi allestimenti per 78 recite, e sei titoli di danza, di cui un nuovo allestimento per 46 un totale di recite, fra nuove produzioni coproduzioni e riprese, 4 concerti sinfonici, per una stagione che si inserisce nel solco del rinnovamento intrapreso già qualche anno or sono dall’Opera di Roma e di cui si vedono i frutti.
“Siamo alla quarta stagione di Roma Opera Aperta, lo slogan – claim inaugurato quando siamo arrivati qualche anno da qualche anno fa con l’intento di far crescere il rapporto fra il teatro e la città intervenendo sulla programmazione – esordisce il Sovrintendente Carlo Fuortes presentando il nuovo cartellone – Voglio sottolineare che la nuova stagione testimonia una continuità di lavoro con quanto si è fatto negli ultimi anni e uno stacco netto rispetto al passato e siano certi si essere riusciti un po’ a invertire le dinamiche del teatro che è diventato aperto il più possibile a tutti i cittadini e anche ai turisti e non solo agli abbonati. Ci offre molta soddisfazione il lavoro effettuato sul nuovo pubblico: una recente indagine Doxa conferma che il 42% degli spettatori è composto da persone che frequentano il teatro da meno di due anni e non da abbonati storici creando un pubblico nuovo e mutevole”.
Il Teatro si presenta dunque ancora all’insegna della continuità, e forte della dialogo con la città si “apre al mondo con coproduzioni a livello internazionale” pronto ad effettuare “tournée all’estero, a Cannes, in Oman, in Giappone”.
Come già annunciato, la nuova stagione si inaugura il 12 dicembre con La damnation de Faust di Hector Berlioz, in scena all’Opera l’ultima volta nel 1955: per il secondo anno di seguito dopo il meraviglioso Tristan und Isolde dello scorso novembre torna Daniele Gatti (già annunciato anche per il prossimo anno) e ci sarà Damiano Michieletto alla regia di un nuovo allestimento, in coproduzione con il Regio di Torino e il Palau de Les Arts di Valencia.
A seguire, a gennaio, una rarità che fa capolino al Costanzi a distanza di 45 anni: I masnadieri di Verdi saranno diretti da Roberto Abbado in un nuovo allestimento con la regia di Massimo Popolizio, uno dei più importanti attori italiani che aveva già diretto la Serata Picasso al Costanzi e aveva debuttato come regista di prosa con Ragazzi di vita di Pasolini dall’Argentina lo scorso anno e che si confronta per la prima volta nella regia d’opera.
La stagione si presenta quindi con opere anche meno note per il pubblico, ma sempre scelte nel totale rispetto del Teatro dell’Ottocento senza escludere riprese stellari strizzando, anche giustamente l’occhio al botteghino.
È il caso del secondo Verdi della stagione, con la ripresa a febbraio della Traviata dei record di Coppola-Valentino, ma torna anche il belcanto italiano (dopo Linda di Chamonix e Maria Stuarda) con La sonnambula di Bellini con la regia di Giorgio Barberio Corsetti e il ritorno sul podio di Speranza Scappucci (già assistente di Muti e al Costanzi con il Così fan tutte di Vick).
Ancora un nuovo allestimento ad aprile con il dittico Cavalleria rusticana / Pagliacci realizzato con coproduzione con il Teatro San Carlo di Napoli con la regia di Pippo Delbono, al debutto al Costanzi, la fuoriclasse Anita Rachvelishvili nel ruolo di Santuzza e Carmela Remigio per Nedda.
Debutta a maggio a Roma, Billy Budd di Benjamin Britten, sulla vicenda del marinaio narrata da Herman Melville nel nuovo allestimento coprodotto col Teatro Real di Madrid, l’Opéra National di Parigi e la Finnish National Opera firmato da Deborah Warner e diretto da James Conlon
Doppio Puccini con la ripresa della Tosca storica del Costanzi con le scene e i costumi originali di Adolf Hohenstein (ad aprile e a novembre) e la regia di Alessandro Talevi e con l’attesa La bohème, nuovo allestimento coprodotto con il Regio di Torino con la regia di Àlex Ollé (La Fura dels Baus), la presenza di Anita Hartig – Mimì. Dirige Henrik Nánási impegnato a ottobre dopo l’estate per Die Zauberflöte di Mozart nell’acclamato allestimento della Komische Oper di Berlino con la regia di Barrie Kosky e Suzanne Andrade. Ancora tutta la meraviglia mozartiana con Le nozze di Figaro (a novembre), secondo capitolo (dopo Così fan tutte) della trilogia Mozart-Da Ponte in un nuovo allestimento firmato Graham Vick che segna anche il ritorno sul podio di Stefano Montanari, (sul podio per il Viaggio a Reims).
“Ho pensato questa nuova stagione all’insegna del classico e accademico e del contemporaneo anche per far crescere la compagnia e i nostri ballerini” spiega Eleonora Abbagnato, direttrice del Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma introducendo un cartellone che parla molto francese e che si inaugura il 15 novembre con la prima mondiale del Don Chisciotte di Minkus con la coreografia di Laurent Hilaire, ispirata alla versione originale per L’American Ballet Theatre di Mikhail Baryshnikov. Protagonista, Iana Salenko, principal dancer dello Staatsballett che nel ruolo di Aurora chiuderà anche la stagione a settembre con la ripresa della maestosa La bella addormentata di Jean-Guillaume Bart già sold out lo scorso anno.
Dal 31 dicembre torna la ripresa de Lo schiaccianoci di Giuliano Peparini, un successo assicurato dal 2015, ma Eleonora Abbagnato quest’anno sarà impegnata sul palco del Costanzi in due diverse occasioni nel corso della stagione.
Il doppio programma della Soirée Française (a gennaio) che abbina la ripresa del fantastico Pink Floyd Ballet di Petit (ripreso da Bonino e visto a Caracalla nel 2014) la vedrà impegnata in Suite en blanc del 1943 di Serge Lifar e come protagonista dello struggente Manon di Kenneth MacMillan che debutta finalmente all’Opera a maggio affiancata da Friedemann Vogel, principal dancer dello Stuttgart Ballet e dall’étoile Benjamin Pech.
Quest’anno il trittico contemporaneo mette insieme Kylián/Forsythe/Inger, tre maestri coreografi della scena mondiale (dal 15 marzo) con Petite Mort (del 1991) di Jiří Kylián su musica di Mozart, Walking Mad (2001) di Johan Inger sul Bolero di Ravel, Artifact Suite di William Forsythe su musiche di Bach e Eva Crossmann-Hecht.
“Il teatro deve essere al servizio della città restituendo equilibrio alla stagione, riflettendo i diversi momenti della storia dell’opera e difendendo il modo artigianale e tutto italiano di fare opera. Dobbiamo sempre regalare meraviglia, ma nel solco della grande tradizione” sottolinea il direttore artistico Alessio Vlad impegnato anche nella preparazione della bella stagione di 4 concerti sinfonici, da dicembre a maggio, che vedranno impegnata l’Orchestra del Teatro soprattutto all’insegna del repertorio novecentesco e contemporaneo.
Maxime Pascal dirigerà pezzi di Adès, Berio e Poulenc con la voce di Anna Caterina Antonacci, per Dennis Russell Davies un programma all’insegna di Bruckner e Glass, Constantinos Carydis dirigerà una serata con musiche di Mussorgskij e Skalkottas, Lothar Koenigs salirà sul podio per un programma fra Schönberg e Brahms.
“Il debito pregresso esiste. Se si ha un pareggio di bilancio non si aumenta il debito che comunque resta. Quattro anni fa abbiamo aderito alla Legge Bray usufruendo di un finanziamento di 25 milioni di euro spostando il debito da breve a lungo termine. In questo modo riusciamo a lavorare tranquillamente, ma il debito resta lo stesso e grazie al pareggio di bilancio non aumenta. L’idea che un teatro d’opera possa ripagare un debito con la sola gestione virtuosa è impossibile perché richiederebbe utili troppo alti – conferma Fuortes spiegando la situazione economica del Teatro – È importante anche la gestione economica che garantisce il pareggio di bilancio consente di mettere in piedi una stagione all’insegna della sostenibilità economica. Anche per questo motivo senza risorse abbiamo dovuto rinunciare al Fast Forward Festival – conclude il Sovrintendente ufficializzando la fine della collaborazione con il Costanzi del Maestro Giorgio Battistelli dopo due anni – ma sono certo che il quarto anno sarà un anno di grandi successi e di tranquillità dopo tre anni difficili soprattutto perché adesso si è formato il nostro nuovo pubblico”.
Tornano anche le molteplici iniziative del teatro collaterali al programma, dalle seguitissime Lezioni di Opera tenute da Giovanni Bietti a I coreografi, i ballerini e noi, tre appuntamenti condotti da Leonetta Bentivoglio per avvicinarsi alla stagione di danza, prosegue il progetto Fabbrica – Young Artist Program, OperaCamion, al secondo anno con il Don Giovanni e che l’8 luglio toccherà anche Amatrice, ma anche le iniziative Canta con me, o le agevolazioni per i giovani con lo slogan Vietato ai maggiori di 26 anni o il Last minute per alcune serate.
“Mi piace l’accostamento di innovazione e tradizione – conclude la Sindaca di Roma presente in conferenza – Certamente è importante conseguire il pareggio di bilancio, ma non può essere questo l’unico criterio con cui guardare all’attività che il Teatro dell’Opera di Roma svolge. Questo non deve essere l’unico metro di giudizio su come valutare l’Opera: non vanno valutati solo i numeri, ma anche e soprattutto l’attività e l’entusiasmo delle persone”. Info e dettagli su www.operaroma.it.