Ultimo appuntamento del cartellone della lirica, Tosca è anche uno dei titoli più attesi dell’intera stagione. Scritta da Puccini a cavallo di due secoli e rappresentata per la prima volta il 14 gennaio del 1900 a Roma, Tosca si ispira al dramma di Victorien Sardou La Tosca il cui successo era indissolubilmente legato alla leggendaria interpretazione di Sarah Bernhardt.
Al tempo Puccini era il più importante operista italiano, celebre per le sue storie capaci di raggiungere il cuore del grande pubblico e i cui personaggi entravano nell’immaginario popolare per rimanerci, come sappiamo, a lungo. Ma l’unicità di Puccini ne fa anche un eccezionale compositore moderno: precursore sui tempi di decine d’anni, anticipa sonorità che diventeranno registro stilistico di composizioni come Elettra di Strauss, o Wozzeck di Berg o le successive composizioni di Stravinskij.
Proiettata in avanti, per la modernità delle atmosfere musicali, ma anche ricca di citazioni, Tosca viene considerata da molti critici un evidente omaggio a Verdi e al suo Otello in particolare. Le citazioni verdiane sono disseminate in tutta Tosca, si pensi all’Angelus iniziale cantato su una sola nota come avviene con i rintocchi della mezzanotte nel Falstaff, e al tema della gelosia che non può non ricordare Jago, ma anche per i molti passaggi armonici, vocali e strumentali chiaramente ispirati dall’Otello verdiano.
La Tosca in scena al Verdi, da venerdì 9 giugno fino a sabato 17 giugno, è un allestimento del Comune di Bassano del Grappa/Opera Festival e del Comune di Padova per la regia, scene, costumi e luci di un grande nome della scena internazionale, il regista argentino Hugo de Ana.
La direzione musicale è affidata all’energia e rigore del Maestro Fabrizio Maria Carminati, che ritorna su podio del Verdi dopo Rigoletto in apertura di stagione, chiudendo con questa interpretazione pucciniana una stagione lirica di grandi titoli e grandi numeri di pubblico.
Il cast, di ottimo livello, vede nel ruolo di Tosca Svetla Vassileva, soprano bulgaro di grandi qualità e già più volte protagonista a Trieste; in quello di Mario Cavaradossi il gradito ritorno di un affermato protagonista della lirica, impegnato nei teatri di tutto il mondo, Massimo Giordano, triestino d’adozione che vanta uno speciale legame con il Teatro Verdi, dove ha preso il via la sua carriera artistica. Il baritono Angelo Veccia, romano di formazione newyorkese (Juillard School of Music di New York) sarà invece il barone Scarpia.
Per il secondo cast i tre ruoli principali saranno interpretati rispettivamente da artisti di altrettanta chiara fama: Francesca Tiburzi, che sarà Tosca anche a Firenze in autunno, Luciano Ganci, che ricordiamo a Trieste per importanti interpretazioni, e il baritono coreano Leo An nel ruolo di Scarpia.
A completare il cast, per entrambe le compagnie di canto, ci saranno nel ruolo di Cesare Angelotti, il rumeno Zoltán Nagy – già apprezzato in Die Fledermaus nella scorsa stagione -, Motoharu Takei sarà Spoletta, Fumiyuki Kato, Sciarrone, Giovanni Palumbo, un carceriere, infine Emma Orsini e Teresa Fornasaro, un pastore.
Con i complessi stabili dell’Orchestra e del Coro – preparato dal Maestro Francesca Tosi – sul palcoscenico anche “I piccoli cantori della città di Trieste” diretti dal Maestro Cristina Semeraro che ritornano a esibirsi dopo il recente successo ottenuto nell’Opera in un atto Brundibár.