Konversationsstück per musica in un atto
Libretto di Clemens Krauss
Musica di Richard Strauss
Personaggi e interpreti:
La Contessa: Susanna van der Burg
Il Conte, suo fratello: Alex Avedissian
Flamand, un compositore: Uwe Stickert
Olivier, un poeta: Richard Morrison
La Roche, il direttore del teatro: Michael Hauenstein
L’attrice Clairon: Valentina Katzarova
Monsier Taupe: Joshua Lindsay
Una cantante italiana: Sophia Theodorides
Un cantante italiano: Florian Stern
Una giovane ballerina: Chiara Ronca
Un giovane ballerino: Calogero Failla
Il maggiordomo: Johannes Maria Wimmer
Otto servitori: Coro maschile del TLT
Maestro concertatore e direttore: Francesco Angelico
Regia: Anthony Pilovachi
Scene e costumi: Tatjana Ivschina
Lighting design: Simon Stenzel
Coreografia: Marie Stockhausen
Drammaturgia: Susanne Bieler
Tiroler Symphonieorchester Innsbruck
Coproduzione con Südthüringischen Staatstheater Meining
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L’allestimento del regista Anthony Pilavachi e della scenografa-costumista Tatiana Ivschina, coprodotto con il Südthüringisches Staatstheater di Meiningen dove debuttò nell’ottobre del 2015, qui al Landestheater con un cast diverso, è l’esempio lampante di come, pur rimanendo fedeli al testo, si possano compiere scelte coraggiose senza sconfinare nel ridicolo. Il salone grigio prevede due ingressi laterali, altrettante malridotte finestre e sul fondo un quadro da cui, attraverso una velatura, usciranno ed entreranno i personaggi principali ad eccezione del Theaterdirektor e del maggiordomo. La vicenda è spostata dal castello francese 1775 alla Germania 1942, in pieno conflitto e nello stesso anno della prima di Capriccio al Nationaltheater di Monaco. Un allarme antiaereo preannuncia il pericolo imminente che, una volta cessato, permette l’inizio del Sestetto. La Roche, alterego e celebrazione di Strauss, sogna e quindi siamo sul piano d’una dimensione onirica ove il contrasto tra Settecento e Novecento trova concreta plausibilità. Fantasmi di un passato lontano? L’anelito a forme di bellezza idealizzate per vincere l’orrore della guerra? L’autore che immagina la sua creazione? La bravura di Pilavachi sta proprio in questo, porre interrogativi, fornire spunti e suggestioni senza cadere nell’incongruenza. Ciò è possibile anche grazie all’eccellente lavoro fatto con gli interpreti che, mediante una partitura gestuale composta ma eloquente, non perdono mai la tensione drammatica, risultando spontanei e naturali. Azzeccatissimo l’intervallo dopo la Scena settima, quando la Contessa declama «Wir werden die Schokolade hie im Salon einnehmen», che non crea affatto un calo d’attenzione, ma sedimenta nello spettatore il muliebre tormento, in un suggestivo e repentino accostamento al finale primo del Rosenkavalier. L’episodio tra La Roche e Monsieur Taupe, il suggeritore con la stella gialla al petto, è riletto alla luce della vicenda personale Strauss/Zweig: come non riconoscervi una chiara allusione alla critica situazione tra il compositore, presidente della Reichsmusikkammer dal 1933 al 1935, e lo sfortunato intellettuale viennese? Infine, le atmosfere rococò ricreate dai ballerini sulle coreografie di Marie Stockhausen e dal duetto dei cantanti italiani, le luci magistrali di Simon Stenzel e l’eleganza complessiva fanno di questo Capriccio uno spettacolo perfetto.
Francesco Angelico, all’ultimo impegno da Chefdirigent del Landestheater, guida la Tiroler Symphonieorchester Innsbruck con maestria ed esperienza. Le giuste dinamiche e i ritmi pertinenti, ora serrati ora sublimi, ben restituiscono l’élan vital che contraddistingue il pezzo. Le sezioni respirano assieme, senza sfasature di sorta, in ottimo rapporto col palco. L’attenzione con cui Angelico si sofferma sui dettagli, su certi indugi propri dei personaggi e su ricerche timbriche dall’esito fortunato, dimostra doti di peculiare sensibilità, facendo del giovane direttore siciliano una delle bacchette più interessanti Oltralpe.
Nel cast si distingue Michael Hauenstein, Theaterdirektor dalla voce possente sempre ben controllata, validissimo attore che sa mettere in risalto l’umanità del personaggio. Susanna von der Burg, la Contessa, ha vocalità pulita e duttile, buon fraseggio e grandi doti interpretative che fanno di Madeleine una donna meditabonda e consumata dall’indecisione. Arriva però un pelo affaticata al termine, comprensibile data la costante presenza in scena e la tessitura impegnativa, oltre a un filo di commozione per il peso che tale ruolo porta con sé poiché esso chiude, trafitto da un raggio lunare, la serie delle eroine musicate da Strauss. Bravissima Valentina Kutzarova nei panni della Clairon, cantante raffinata dal timbro seduisant e omogeneo. Promossi a pieni voti l’Olivier di Richard Morrison e il Flamand di Uwe Stickert, coppia vincente dalla voce sicura e sempre in tono. Il Conte marpione, più interessato all’attrice che alle elucubrazioni, ha le fattezze di Alec Avedissian. Contestuali nel loro ruolo caricaturale i due cantanti italiani di Florian Stern e Sophia Theodorides. Curatissimo in ogni sfumatura il Monsieur Taupe quasi sussurrato di Joshua Lindsay. D’impeccabile professionalità Johannes Maria Wimmer nei panni dell’Haushofmeister. Ai ballerini Chiara Ronca e Calogero Failla, membri stabili della Tanzcompany del Landestheater, il compito delle danze, assolto con ampia sufficienza nello spazio ridotto del palcoscenico.
Puntuale il coro maschile del TLT diretto da Michel Roberge.
Consensi generali da parte del non folto pubblico alla recita del 24 giugno.