Württembergische Philharmonie
Direttore: Ola Rudner
Soprano: Lisa Larsson
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Franz Schubert – Die Zauberharfe: ouverture
Alban Berg – estratti da Sieben frühe Lieder: Im Zimmer, Schilflied, Die Nachtigall, Traumgekrönt.
Gustav Mahler – estratti da Des Knaben Wunderhorn: Urlicht, Verlorne Müh’, Lob des hohen Verstandes.
Gustav Mahler: Sinfonia n. 4
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Il rapporto tra Mahler e Dobbiaco principiò nell’estate 1907 a Carbonin Nuova, ora Carbonin. Dal 1908 al 1910 albergò presso il maso Trenker a Carbonin Vecchia dove videro la luce, tra le pareti della casetta immersa nel bosco circostante, la Nona e la Decima sinfonia, oltre al Lied von der Erde. A ricordo dell’ospite illustre si tengono a luglio, da 37 anni orsono, le Gustav Mahler Musikwochen, nutrito ciclo di concerti ricco di presenze importanti.
Il concerto d’apertura 2017 vede impegnato il soprano Lisa Larsson con la Württembergische Philharmonie diretta da Ola Rudner. Dopo i saluti istituzionali del presidente Hansjörg Viertler e del sindaco Guido Bocher, prende il via un programma elegante e di sicuro fascino. L’ouverture dalla Zauberharfe di Schubert, trasmigrata presto nelle musiche di scena per il dramma Rosamunde Fürstin von Zypern, palesa negli accordi dell’Andante una chiara sorellanza con la Zauberflöte, ribadita nel successivo Allegro vivace che si arricchisce di elementi romantici e ispirati al melodramma italiano. Gli estratti dai Sieben frühe Lieder di Berg, dalla scrittura quasi cameristica, non reggono il confronto con quelli del Knaben Wunderhorn. Suggestivi certo Im Zimmer, dalle borghesi atmosfere sospese, e i poetici Schilflied, Nachtigall e Traumgekrönt, ma i lacerti mahleriani dal Knaben Wunderhorn sono di ben alta fattura, elevata e impeccabilmente tornita. La profondità emotiva di Urlicht, reimpiegato poi nella Seconda sinfonia, lo sbarazzino Verlorne Müh’ e l’agone del Lob des hohen Verstandes riassumono l’intera poetica del compositore boemo, artefice di un linguaggio contemporaneo che nessuno, se non forse Strauss, riuscì ad eguagliare. Chiude la serata – volgendo uno sguardo indietro, perché Mahler nel primo movimento riprese una melodia dalla Klaviersonate op. 120 di Schubert – la Quarta sinfonia, indiscutibile spartiacque nella sua produzione orchestrale. Dopo la morte e resurrezione della Seconda e le visioni oniriche della Terza, nella Quarta la parola ritorna a meditare, non senza ombre ambigue, sull’infanzia, tema da sempre caro a Mahler, per poi ricomparire un’ultima volta nell’empireo dell’Ottava.
La Württembergische Philharmonie, guidata da Ola Rudner, restituisce in maniera ineccepibile le varie partiture. La pagina schubertiana possiede il giusto brio e un ampio respiro che permettono di apprezzarne al massimo la teatralità. Eleganti i lieder, improntati su una lettura pulita e senza fronzoli. Qualche scollamento dei corni durante la Sinfonia non inficia la resa complessiva, caratterizzata da dinamiche pertinenti, intelligenti effetti ritmici e agogici, tenuta perfetta del suono da parte delle intere sezioni.
Lisa Larsson ha voce duttile e tecnicamente molto valida, agile nella salita all’acuto, cristallina nel timbro e omogenea nei registri. La praticità con l’opera, nello specifico mozartiana, le permette nei lieder di farsi apprezzare non solo per l’ottimo fraseggio, ma anche per il sobrio gusto interpretativo. Nonostante qualche calo di volume e corposità, non si fa coprire dall’orchestra nel gigionesco Das himmlische Leben.
Calorosi applausi da parte della sala al completo che può di certo condividere, data la bellezza del luogo, quanto scriveva Mahler durante un soggiorno estivo: “Qui è meraviglioso e rinvigorisce sicuramente l’anima ed il corpo”.