A grande richiesta, dopo l’entusiasmante debutto di luglio, lo spettacolo itinerante messo in scena da cinquanta attori di nove nazionalità diverse attraverserà di nuovo quartieri, piazze e vie della città. Il giorno dopo si rifletterà di “teatro sociale d’arte” insieme al critico Andrea Porcheddu, al regista e direttore artistico Gabriele Vacis e ai fondatori del Teatro dell’Orsa Monica Morini e Bernardino Bonzani.
«È stato un viaggio attraverso i confini visibili e invisibili di una città. Un ponte tra giovani nati in Italia e altri che hanno attraversato sette Paesi per arrivare fino al nostro. Argonauti è un’utopia che ci dice che un altro mondo è possibile. È una festa, un rito, una zattera di senso in un tempo in cui la paura dell’altro e la chiusura culturale mettono a rischio il senso di umanità che ci dovrebbe guidare. Raccontare ancora una volta il mito degli Argonauti significa ricordarci le radici di una cultura, quella della antica Grecia, per la quale lo straniero rappresentava Zeus in persona»: Monica Morini suggerisce i motivi per i quali il Teatro dell’Orsa ha raccolto l’invito della città a riproporre Argonauti sabato 16 settembre.
«Un Argobus, moderna nave con a bordo il pubblico accompagnato da attori e musicisti, italiani e giovani immigrati, approda nei luoghi dove più alte sono le tensioni di convivenza sociale» continua Bernardino Bonzani del Teatro dell’Orsa. «Porta narrazioni, racconti, performance, musica, dialoghi e saperi tra culture. Un viaggio che nelle fermate coinvolge chi sta intorno».
La performance itinerante Argonauti è la conclusione di un articolato, omonimo progetto, risultato vincitore del bando MigrArti 2017 del MiBACT, che si è sviluppato nei mesi scorsi attraverso un fitto calendario di spettacoli, incontri e laboratori. Ideata e diretta da Bernardino Bonzani, Monica Morini e Annamaria Gozzi vede in scena un gruppo di giovani narratori, immigrati di seconda generazione, migranti e rifugiati: «Sull’Argobus una ciurma di attori e musicisti, giovani appena migrati, di seconda generazione o di generazioni più antiche. Ogni tappa è l’occasione di incontro, di relazione col presente e col passato: le radici, le antenate e gli antenati, i protagonisti di oggi, le contraddizioni, gli inciampi, le esperienze condivise, i desideri di futuro».
Il viaggio di Argonauti, progetto segnalato dal Consiglio d’Europa nel focus Cités interculturelles tra gli eventi che contribuiscono concretamente a fare intercultura nel continente, partirà alle ore 21 dal Parco del Popolo giardini pubblici di Reggio Emilia (Appello di Giasone) per poi approdare alle ore 21.30 in Via Roma Ghirba Gabella / cortile Camera del Lavoro, alle ore 22 in Via Turri / Piazza Domenica Secchi e alle ore 22.30 in Via Terrachini / La Polveriera (Il vello d’oro).
Il corteo, formato da pubblico e attori, verrà accompagnato dalle musiche suonate dal vivo dalla Banda della Colchide diretta da Gaetano Nenna. La direzione vocale è di Antonella Talamonti che darà corpo alle performance dei cori. Le scenografie e le installazioni sono concepite dall’artista visivo Michele Ferri e realizzate da Franco Tanzi in collaborazione con la Cooperativa Nessuno escluso.
Sarà possibile seguire lo spettacolo sull’Argobus, o a piedi nella grande marcia degli Argonauti con le barche realizzate nei laboratori aperti alla cittadinanza.
«Indimenticabile il fiume di persone e barche che a luglio ha attraversato la città in rito festoso e ha abitato luoghi considerati “non frequentabili”» conclude Annamaria Gozzi «La replica offrirà a pubblico, critici e operatori che non avevano avuto la possibilità di partecipare al debutto di condividere questo gesto poetico e politico. Nella fiducia che sarà possibile riproporre l’esperienza in altre città italiane».
Il giorno dopo, domenica 17 settembre alle ore 11, è previsto negli spazi di Hortus al Parco Cervi (Via Guido Panciroli 12 a Reggio Emilia) un dialogo sul “teatro sociale d’arte” a partire dal libro Che c’è da guardare? del critico e saggista Andrea Porcheddu (Edizioni Cue Press, 2017): «Affrontare la diversità nel teatro è un’esperienza densa e affascinante. Tanti artisti si sono cimentati con questa ‘arte’ delicata e complessa, raggiungendo risultati a volte sorprendenti. Pubblico e critica sono sempre più educati a vedere e misurarsi con spettacoli che hanno al centro la diversità, nei testi come nei protagonisti. Ma è abbastanza? Quanto lunga è ancora la strada? E qual è il modo migliore per percorrerla?». Alla conversazione, moderata da Michele Pascarella, parteciperanno i direttori artistici del Teatro dell’Orsa Monica Morini e Bernardino Bonzani e Gabriele Vacis, pluri-premiato regista già direttore de I Teatri di Reggio Emilia, che racconterà l’esperienza dell’Istituto di Pratiche Teatrali per la Cura della Persona, da lui recentemente creato insieme a Roberto Marasco e Antonia Spaliviero in seno al Teatro Stabile di Torino.
L’ingresso sia allo spettacolo che all’incontro è libero e gratuito. Entrambi i momenti saranno seguiti da un ristoro.
Tutti sono benvenuti.
Argonauti – alla ricerca del vello d’oro della dignità è un progetto MigrArti 2107 – MiBACT / Comune di Reggio Emilia, realizzato con Roots Evolution. Partner: Cooperativa Dimora d’Abramo, Camera del Lavoro Territoriale di Reggio Emilia, La Corte Ospitale, FederGAT, Europa Teatri. In collaborazione con Comitato Cittadini Via Roma e Parco Santa Maria, Ghirba biosteria della Gabella, Nessuno Escluso, Ecocreativo, La Polveriera, Consorzio Sociale Oscar Romero, Centro Sociale Catomes Tot, Biblioteca Panizzi e decentrate, Til, Coop Alleanza 3.0. Lo spettacolo si inserisce nell’ambito delle iniziative sui diritti del Comune di Reggio Emilia Città Mondo.
Info: http://www.teatrodellorsa.com/