L’evento di presentazione della nuova stagione della Casa Teatro Ragazzi del 15 settembre è stato preannunciato con molti nomi: dapprima doveva trattarsi di una carrellata di “trailers teatrali”, poi è sembrato che il fulcro dell’evento si sarebbe mantenuto ancorato al titolo prescelto per la stagione, “Ogni giorno una nuova Storia”, soltanto per accorgersi che gli spettacoli che vi sarebbero stati presentati differiscono sostanzialmente dal cartellone dedicato alle scuole… e che “Il Tempo delle Storie” si sarebbe rivolto a un pubblico disperso, nello specifico a quella fascia d’età che da qualche tempo viene etichettata come toung adults.
Ciononostante, dopo le prove aperte dei corsi di teatro per ragazzi e le presentazioni della stagione SCUOLE&TEATRO per gli insegnanti della scuola dell’infanzia, della scuola primaria e delle scuole secondarie di primo e secondo grado, a partire dalle 21 gli spalti della Sala Grande hanno accolto numerosissime famiglie accorse per la “conferenza stampa”.
Virgolette d’obbligo, perché una conferenza stampa vera e propria non c’è mai stata: come il Presidente della Fondazione Teatro Ragazzi e Giovani Alberto Vanelli avrà occasione di raccontare, più avanti nel corso della serata, nella preparazione di un evento dedicato agli young adults una stantia conferenza non sembrava abbastanza accattivante, e di come si sia optato per qualcosa di più simile a uno spettacolo, ovvero ciò che alla Casa Teatro riesce particolarmente bene.
Ogni giorno una nuova Storia
Lo spettacolo comincia con un palco stranamente vuoto. Una voce registrata promette di mostrare al pubblico i “folletti”, eterei portatori della meraviglia propria degli spettacoli per bambini, millantando una musica che non si sente. L’atmosfera ha qualcosa di magico, a nessuno degli adulti in sala l’assenza di qualunque melodia deve essere parsa un incidente tecnico, finchè a riempire il silenzio il suono cadenzato di un rullante annuncia la (magica) comparsa di un’improbabile ballerina vestita di salopette e occhiali da meccanica, dall’inequivocabile gusto steampunk (?).
Dalla cima degli spalti fin sul palcoscenico, la ragazza si esibisce in un balletto accompagnando le strofe di una canzone sul rispetto per l’ambiente cantata dalla voce di una bambina. Quindi la luce si spegne, e il povero recensore fatica a proseguire nella stesura dei suoi appunti, che a un’ultima, fugace occhiata risultano particolarmente sconclusionati: meglio, in fin dei conti, perché a guadagnarne sono i sensi, ora completamente assorbiti dell’esperienza di un assolo lirico frammisto a sonorità elettroniche (?).
Sul palco compare Nino D’Introna, la cui figura promette qualcosa di più teatralmente convenzionale: con fare aulico e romanzato, introduce la lettura di un monologo in francese (?) che indubbiamente pochi in platea possono apprezzare appieno, cui segue una coreografia tratta dallo spettacolo Prometeo, nel cartellone della stagione 17/18, che probabilmente i bambini in platea possono imparare ad apprezzare solo in quel momento (?).
Sorgono tanti punti interrogativi quanti sarebbero dovuti essere i “folletti”. Almento, sorgono nelle menti rigide e razionali degli adulti, mentre ai giovani occhi dei bambini la disordinata meraviglia che prende forma fuori e sopra il palco può tuttora avere la forma delle creature fatate di cui si era parlato in apertura.
Il tempo delle Storie
A rinfrancare quegli adulti impenitenti che ancora non si sono abbandonati allo spettacolo imprevisto, aspettandosi una conferenza stampa monocorde e pragmatica, viene precisato come questo non rientrasse negli interessi della Casa.
Dopo aver fatto alzare il pubblico per una autoironica foto della platea con i telefoni in bella vista (insistendo con rassegnazione sulla regola sempre ricordata e mai rispettata di spegnere i dispositivi all’inizio delle rappresentazioni), il direttore artistico Graziano Melano chiarisce che chiunque possa “fare teatro”, e che su questo presupposto sia sembrato sciocco chiamare tanti e tali artisti di professione per esibirsi in spezzoni degli spettacoli della stagione entrante.
Proprio chiunque: sul palco sale la Sindaca Chiara Appendino (!), per leggere la fiaba africana del colibrì che riuscì a spegnere un incendio; la comparsata successiva spetta all’Assessore alla Cultura della Regione Antonella Parigi (!), calata nei panni di una consulente sentimentale; a una breve ma intensa anticipazione del Dracula RockShadowOpera condotta dai Perturbazione (!), è il turno dell’Assessore alla Cultura del Comune di Torino Francesca Leon (!) a calpestare il palcoscenico, leggendo la fabia di Italo Calvino di Cola Pesce.
L’ambientazione siciliana fa da pretesto per introdurre lo spezzone di Antigone 3.0, riguardante la vicenda della poliziotta Emanuela Loi che prese parte al servizio di scorta del giudice Paolo Borsellino. Il tenore della sala vira sul drammatica, ma un’altra sorpresa riporta la spensieratezza infantile portando sul palco l’Assessora all’Istruzione del Comune Federica Patti (!).
Trailers teatrali
La promiscuità del nome per questo evento è certamente dovuta alle ambizioni di chi lo ha organizzato: una sequela di anticipazioni degli spettacoli deve essere stata la loro prima idea, dopo aver rifiutato con fermezza (e per somma fortuna del pubblico) la classica forma di una conferenza.
Ma chi fosse rimasto affezionato all’idea di assistere a un varietà di segmenti delle varie drammaturgie, performance o spettacoli visivi non è rimasto comunque deluso: quando sulla scena compare il consolidato trio composto da Claudio Dughera, Daniel Lascar e Claudia Martore tutto il divertimento assicurato dal loro prossimo Pinocchio è sembrato concentrato in quei pochi minuti; un imbestialito Pasquale Buonarrota attraversa il palco, interpretando con Alessandro Pisci il maestro protagonista della favola Va, va, va, van Beethoven, con l’esecuzione della celebre Opera 35 per mano di Diego Mingolla.
Per il gran finale, due monologhi tratti dallo show 4 x 4 per la voce di Giorgia Goldini e Stefano Dell’Accio, a proposito di un rimedio al tradimento coniugale a base di sterco di piccioni e del testamento della moglie più fedele della storia letteraria, Penelope.
A questo punto, anche i disincantati adulti hanno rinunciato alle loro resistenze e si sono abbandonati allo spettacolo, traducendo ogni sbigottito punto interrogativo in esclamazioni di meraviglia.