Una delle favole più conosciute e amate di tutti i tempi. L’atmosfera unica che si respira varcando le porte del Teatro alla Scala. Un cast omogeneo per capacità vocali ed interpretative. Un grande direttore e una giovane orchestra che però non ha nulla da invidiare a quelle più blasonate. Un allestimento perfettamente fiabesco pur senza risultare stucchevole.
Gli ingredienti di questo Hänsel und Gretel ci sono tutti e si mescolano in un insieme che merita di essere goduto dalla prima all’ultima nota.
A cominciare dalla partitura di Engelbert Humperdinck, così ricca di ispirazioni wagneriane, ma anche di molti elementi originali e variegati; a tratti di ispirazione popolare con momenti di vera magnificenza negli slanci dell’orchestrazione che riesce così perfettamente a sottolineare i passaggi drammatici.
Questa opera-fiaba (Mär-chenoper) è ambivalente sotto molti punti di vista: raffinata e popolare allo stesso tempo, con un chiaro segno tardo-romantico, ingenuo e maturo, e una cifra stilistica “cameristica”, che però esplode in momenti sinfonici di potente drammaticità.
Un piccolo gioiello che – purtroppo – non si vede così spesso sui palcoscenici italiani.
La direzione di Marc Albrecht ha colto in pieno tutte queste sfumature, lasciando ampio spazio agli impetuosi slanci sinfonici e armonizzando tutti i colori della partitura. Equilibrando le sezioni dell’orchestra – in particolare i fiati, che hanno grande importanza in questo spartito – e i cantanti sul palco, dipingendo con sapiente sensibilità i momenti drammatici e quelli giocosi.
La regia di Sven-Eric Bechtolf ci è sembrata altrettanto equilibrata e funzionale allo svolgimento della storia, pur aggiungendo elementi innovativi.
Durante il preludio la scena si apre su un sobborgo urbano che ricorda le favelas brasiliane, sullo sfondo una città luccicante dipinta su sagome di cartone. I bambini sognano. Dei barboni cenciosi si spostano sul palco, trasportando carrelli della spesa ripieni di stracci e cianfrusaglie. Il passaggio da questa scena post-moderna all’elemento fiabesco avviene in modo perfettamente filologico, quando Hänsel e Gretel si svegliano nella miseria della loro casa, anch’essa di cartone e poi nel bosco dipinto e nella casa di marzapane.
Il tema della povertà viene quindi modernizzato ed inserito in un contesto surrealistico che ben si sposa all’elemento fiabesco e non sottrae niente al libretto, ma piuttosto aggiunge familiarità, grazie alla quale la fiaba assume uno spessore più ampio e interessante.
Le scene di Julian Crouch, come detto, sono perfettamente funzionali allo svolgimento della storia, pur riuscendo nell’intento di destare meraviglia, aggiungono quel pizzico di modernità e realismo.
Anche le luci di Marco Filibeck e i video di Joshua Higgason costituiscono un ulteriore tocco di bellezza estetica, assieme ai meravigliosi costumi di Kevin Pollard (in particolare quello dell’Omino della sabbia, degno di una delle migliori pellicole di Tim Burton).
Il cast degli allievi dell’Accademia del Teatro alla Scala, esattamente come l’orchestra, si è rivelato perfettamente all’altezza della situazione, aggiungendo un tocco di freschezza nell’insieme davvero godibile.
Le due protagoniste, Dorothea Spilger nel ruolo di Hänsel e Sara Rossini nel ruolo di Gretel, ci hanno presentato una coppia di bambini perfettamente credibili, in particolare la Spiegel che ha interpretato il monello Hänsel, regalando sincero divertimento al pubblico. Padrone della voce, dei fraseggi e di tutti i registri le due cantanti lavorano in un perfetto unisono.
Bravissimo anche Oreste Cosimo nel ruolo della strega, grottesco e semi-buffo nel suo costume ingombrante di cenci, pur con qualche piccola difficoltà vocale ha reso perfettamente il personaggio.
Degno di nota anche Paolo Ingrasciotta, giovane baritono che ha interpretato il padre, Peter, con un timbro caldo e rotondo e una tecnica impeccabile in tutte le sfumature.
Notevoli anche Enkeleda Kamani nel ruolo dell’Omino della sabbia, e Cèline Mellon, nel ruolo dell’omino della rugiada.
A fine recita il pubblico, entusiasta, rende il giusto omaggio ai giovani artisti, per i quali auspichiamo una brillante carriera.
La recensione si riferisce alla recita di mercoledì 20 settembre 2017.
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Hänsel und Gretel
Fiaba drammatica in tre quadri
Musica di Engelbert Humperdinck
Libretto di Adelheid Wette
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Coro di Voci Bianche e Orchestra dell’Accademia Teatro alla Scala
Solisti dell’Accademia di Perfezionamento per Cantanti Lirici del Teatro alla Scala
Nuova produzione Teatro alla Scala
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CAST
Peter: Paolo Ingrasciotta
Gertrud: Ewa Tracz
Hansel: Dorothea Spilger
Gretel: Sara Rossini
Knusperhexe: Oreste Cosimo
Taumännchen: Céline Mellon
Sandmännchen: Enkeleda Kamani