Quarto appuntamento di ISAO Festival, come precisato in apertura, terzo e ultimo atto di una trilogia che ha avuto inizio nel 2015, con L’inferno, ed è proseguita l’anno successivo con Il Purgatorio.
Si preannuncia come uno spettacolo visivo, la scenografia significativamente popolata di un oggetto solo – un albero stilizzato in legno bianco – che ben si addice all’incipit di Eliana Cantone che descrive il Paradiso come una utopia interrelazionale/sociale/culturale: una perfezione semplice, netta e definita come il bianco che spicca sulla scena, colore predominante “macchiato” soltanto da alcuni particolari neri.
La perfezione semplice e immediata del Paradiso è un concetto appena stilizzato nella mente di chi lo formula. Il Paradiso è dove non accade niente di malvagio, è benessere e tranquillità per chiunque, dove ogni libertà non pregiudica quella degli altri: ma un paradiso in terra, precisa Cantone, non può esistere se non con la fatica e con il merito. I bambini che entrano in scena indossano costumi bianchi e cappucci che ne celano il volto: prima che le loro identità appaiano smascherate dagli ingombranti cappucci devono imparare a rinunciare alle loro avversità, simboleggiate da quei dettagli neri, per ricevere (o meglio per concedersi) in premio un abbraccio corale. Le coreografie acrobatiche di Elena Fresch e Matteo Mazzei ripercorrono la stessa sequenza, secondo il linguaggio del corpo: all’astio segue la riconciliazione, alle incomprensioni la collaborazione.
I monologhi si alternano alle efficaci soluzioni sceniche dell’interazione dei bambini con la scenografia e alle performance acrobatriche. Ogni sequenza è perfettamente capace di reggere la scena, eppure si avverte un’esigenza complessiva di continuità, come se gli assoli di Cantone, i duetti di Fresch e Mazzei e le apparizioni dei bambini fossero consapevoli di non poter “rubare” la scena agli altri; i rari momenti collettivi risentono addirittura del sovraffollamento del palco.
Curioso che parlando di una utopia in cui il benessere personale non compromette quello altrui non si riesca ad armonizzare i diversi momenti dello spettacolo. Ne risulta un varietà nettamente settorializzato nelle espressioni di voce, corpo e figura, pur se altamente godibile forse carente a livello registico: una lacuna curiosa, per una rappresentazione che conclude una trilogia e che si inserisce nei programmi di ben due festival (ISAO e Torino Spiritualità).
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A noi vivi! Il Paradiso
di Giordano V. Amato
con Eliana Cantone, attrice
acrobazie di Elena Fresch e Matteo Mazzei
drum circle Fabio Partemi
scene e light design Koji Miyazaki
coreografie Paola Chiama
costumi Roberta Vacchetta
luci e suono Federico Merula e Alessandro Arru
produzione Il Mutamento Zona Castalia
in collaborazione con Fondazione Paideia