Venerdì 15 settembre l’artista ha preso parte alla rassegna “Exit deviazioni in Arte e Musica” organizzata da Piano B.
Il progetto si è svolto durante l’estate coinvolgendo artisti dell’eccellenza musicale come Paolo Zanarella, conosciuto in tutto il mondo come “il pianista fuori posto”; la donna del jazz Rita Marcotulli e la giovanissima Floriana Cangiano, in arte Flo, una delle figure più importanti della nuova canzone d’autore al femminile. Non casuale è stata la scelta degli artisti che, a loro modo, sono “EXIT”, ovvero con la loro musica riescono a suggerire nuove vie di fuga, evasioni, “Deviazioni in arte e musica” invitando gli spettatori ad osservare gli eventi da un altro punto di vista, provare a vivere secondo un altro ritmo ed un’altra dimensione. In questa prospettiva si inserisce a pieno titolo l’esibizione di Stefano Bollani in “Piano Solo”, uno sbalorditivo viaggio musicale con imprevedibili incursioni in differenti generi, ritmi e sonorità.
L’intento del progetto culturale è quello di dar vita ad un evento capace di raccogliere attorno ad un unico tema – la scoperta e la valorizzazione dei beni storici e dei luoghi più suggestivi della Calabria – diverse forme d’arte e, per questo motivo i prossimi appuntamenti sono rivolti all’arte contemporanea ed alle produzioni musicali dell’eccellenza artistica calabrese.
L’ultimo appuntamento di questa prima parte della rassegna “Exit-Deviazioni in arte e musica” fa sold out e il giardino del Castello Svevo di Cosenza si trasforma in una grande platea che contiene gli amanti della musica e dell’artista Stefano Bollani.
Quello con Bollani è un viaggio dentro le sonorità jazz più libere e spontanee fatte di rivisitazioni e improvvisazione. Stefano Bollani danza con il suo pianoforte mentre compone le sue melodie, dà le spalle al pubblico e scambia con la platea sguardi ammiccanti divertenti e complici. Riesce a far sorridere suonando, è un mattatore muto le cui battute sono fatte di musica, crea un legame con la platea che partecipa, non solo tenendo il tempo e applaudendo. «Quello che avete appena sentito non ha un nome, allora la chiamerò Cosenza», queste le sue prime parole al termine del primo lungo pezzo di apertura, un’improvvisazione.
Non c’è una scaletta, la serata va come vuole la musica, l’artista è l’esecutore guidato dalle note, tutto è inatteso, tutto può succedere.
Lo spettatore è trascinato in un’avventura diversa in ogni brano. Si può passare così da Bach ai Beatles, da Stravinskij ai ritmi brasiliani, con improvvise incursioni nel pop o nel repertorio italiano degli anni Quaranta. La seconda parte della serata è caratterizzata dal coinvolgimento attivo da parte del pubblico che richiede musiche e canzoni di gusto proprio. “Hotel California” si alterna a “Fin che la barca va”. Arrivano anche i Deep Purple e poi “Vacanze Romane”.
Inizia la magia: ogni melodia, dalle tradizionali del jazz ai classici del repertorio pop italiano, sembrano essere frutto della stessa sinfonia. Uno stato d’animo sorpreso e consapevole di aver assistito a qualcosa di unico pervade i presenti.
Bollani è simpatico coinvolgente e disponibile, ama suonare, ama il suo lavoro, si diverte e non si tira indietro alla richiesta di un secondo bis, un altro sbalorditivo viaggio musicale con imprevedibili incursioni in differenti generi, ritmi e sonorità.
Il pianista si conferma il grande artista, appassionato e musicista, e chi sa se, anche grazie a lui, il Jazz, ormai confinato in un ambiente d’èlite difficilmente comprensibile e gradevole a pochi intenditori, non torni alle origini, non torni ad essere musica dal basso, musica del popolo.