Dopo la positiva esperienza del laboratorio in carcere il Teatro Stabile dell’Umbria con l’attrice Vittoria Corallo, realizza un nuovo progetto nato dal desiderio di portare un momento di racconto poetico all’interno della 67° Giornata Nazionale per le Vittime degli Incidenti sul Lavoro, che si svolgerà domenica 8 ottobre, a Santa Maria degli Angeli, presso l’hotel Domus Pacis. La celebrazione della Giornata – istituzionalizzata dal 1998 in considerazione della rilevanza sociale del problema degli incidenti sul lavoro – si pone l’obiettivo di promuovere il ricordo dei Caduti e la solidarietà nei confronti dei mutilati ed invalidi, nonché di sottolineare la necessità del rigoroso rispetto delle misure di prevenzione e di sicurezza sui luoghi di lavoro.
Alle 11,30 Vittoria Corallo con la partecipazione di Attori Invalidi sul Lavoro, Associati ANMIL presenterà una dimostrazione del lavoro svolto nel corso del laboratorio.
“Sono convinta che il teatro abbia sempre più bisogno, dice Vittoria Corallo, di essere aperto a diversi ambienti sociali, che possa essere un momento di inclusione. L’atto poetico teatrale può raggiungere luoghi dell’anima in cui non si appoggiano le informazioni, ma le esperienze, e fare un’esperienza collettiva ci permette d’interpretare la realtà del mondo e degli altri, di cambiare punto di vista e di far spazio in noi a storie anche lontane dalla nostra.
Con questi presupposti ho cercato di raccogliere alcune storie tra quelle dei partecipanti a questo progetto, persone che hanno subito gravi trasformazioni in seguito a incidenti sul lavoro. Ho tracciato dei segni tra queste storie cercando di intrecciarle e trovare dei simboli o delle domande comuni. In maniera quasi fatale e intuitiva sono capitati dei momenti in cui le storie si rispecchiavano in archetipi su cui abbiamo giocato: i tarocchi. Ho Cercato di lavorare su immagini che potevano diventare simboliche dalla loro trasfigurazione e cercare nuove abilità quasi sovrumane nei loro limiti fisici concreti.
La storia madre è un racconto de “Il castello dei destini Incrociati” di Italo Calvino, madre nel senso che la usiamo come la matrioska più grande che si apre e schiude altre storie, che contengono però quel seme simbolico originario.
Oltre alla rappresentazione dell’8 ottobre spero di poter continuare ad approfondire questo che è un primo studio, preparato in una ventina d’incontri da agosto ad oggi, ed aprirlo alla comunità, facendo rappresentazioni anche nelle scuole come a voler lasciare delle tracce e delle testimonianze di alcune contraddizioni del nostro mondo e della nostra società, come quelle che si possono incontrare nel lavoro e come in esso il valore della vita e dell’integrità della persona si modificano o si tradiscono.”