Affermatosi a livello internazionale al Concorso Pianistico di Leeds nel 2009, Alessandro Taverna è il prossimo pianista che domenica 29 ottobre alla Sala Casella della Filarmonica Romana (via Flaminia 118, ore 17.30) si cimenterà con le Sonate per pianoforte di Beethoven per il ciclo Beethovenklavier che l’istituzione romana dedica all’esecuzione integrale delle 32 sonate per pianoforte del musicista di Bonn.
Classe 1983, veneziano di nascita che 2012 ha ricevuto al Quirinale da Giorgio Napolitano il “Premio Presidente della Repubblica” per meriti artistici e per la sua carriera internazionale, Alessandro Taverna si esibisce in tutto il mondo nelle più importanti istituzioni musicali, dal Teatro alla Scala di Milano al Musikverein di Vienna, dalla Konzerthaus di Berlino alla Wigmore Hall e la Royal Festival Hall di Londra, sotto la direzione di Maazel, Chailly, Luisi, Harding e altre celebri bacchette, con orchestre quali la Filarmonica della Scala, i Münchner Philharmoniker, la Royal Philharmonic Orchestra, l’Orchestra dell’Accademia del Teatro alla Scala, etc.
Alla Filarmonica eseguirà tre Sonate beethoveniane, che si alternano, in un ideale confronto fra passato e presente, al pezzo Autodafè, cinque modi per andare alla forca (1989) di Michele dall’Ongaro. La prima sonata beethoveniana è l’op. 27 n. 1, pubblicata nel 1803 come Sonata quasi una fantasia pronta a sperimentare nuove possibilità formali ed espressive superando il dogma della forma-sonata. La “Waldstein”, scritta nel 1804 che prende il nome dal dedicatario, il conte Waldstein, è sonata ‘gemella’ dell’“Appassionata” op. 57, scritta nello stesso periodo: due diverse applicazioni dei medesimi principi, punti d’arrivo in quella indagine delle risorse timbriche e virtuosistiche dello strumento che il compositore aveva tenacemente perseguito negli anni precedenti. Infine l’op. 110, finita di scrivere nel 1821, che insieme alla 109 e 111 rientra nelle ultime tre grandi Sonate per pianoforte, è una vera e propria sfida interpretativa e tecnica, tra le sue opere più complesse e difficili del repertorio odierno.
A introdurre il suo Autodafè, composto nel 1989, è lo stesso Michele dall’Ongaro compositore e attuale presidente-sovrintendente dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, che così racconta: “Anche se la cosa incuriosisce solo me non posso fare a meno di notare che, nonostante il pianoforte sia il ‘mio’ strumento, questa breve suite è l’unica cosa dedicatagli nel mio catalogo. C’è musica con orchestra o da camera ma insomma, per pianoforte solo non altro. Il titolo mi è sovvenuto leggendo ‘Candide’ e pensando al suo maestro Pangloss. Non che ci siano molti punti di contatto con il racconto di Voltaire ma la scena dell’impiccagione mi ha sempre divertito. Dunque cinque diversi atteggiamenti per andare alla forca: riluttante; trasognato, rabbioso, rassegnato, furente. Un pentathlon apparentemente macabro che in vorrebbe (temo senza riuscirvi) fotografare diversi modi di osservare l’abisso. Ad Alessandro Taverna e alla Filarmonica non posso che essere grato poiché la musica per uscire da quella gabbia di carta e inchiostro in cui i compositori la rinchiudono ha bisogno di qualcuno che la suoni (bene) e qualcun altro (ben disposto) che la ascolti: non sarà ‘il migliore dei mondi possibili’ ma è un punto di partenza.”
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Biglietto: posto unico 15 euro (ridotto 10)
Info: tel. 06-3201752, email promozione@filarmonicaromana.org
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SALA CASELLA
Domenica 29 ottobre ore 17.30
BEETHOVENKLAVIER
Sonata n. 13 in mi bemolle maggiore op. 27 n. 1 “Sonata quasi una fantasia”
Sonata n. 21 in do maggiore op. 53 “Waldstein”
Michele dall’Ongaro, Autodafè
Sonata in n. 31 la bemolle maggiore op. 110
Alessandro Taverna pianoforte