Dialoghi con Trilussa di Teatro Potlach sembra uno spettacolo perfetto per l’inizio della stagione teatrale, caldo eppure intimo, persino leggero in certi passaggi. D’altra parte, la produzione del maestro indiscusso del verso romanesco permette di fotografare uno spaccato ampio di storia italiana, che abbraccia i rigori della guerra e la nascita dei café chantant. La cifra cabarettistica è in effetti la matrice su cui lo spettacolo si muove e si articola, montando sonetti noti e meno noti che vengono ordinati con andamento quasi drammaturgico, per quel che attiene ai temi ed ai colori portanti di ciascun numero.
Ma principalmente dal cabaret viene tratta la chiave artistica più profonda, ovvero la presenza forte e lieve ad un tempo dell’artista unico, capace di reggere su di sé lo sguardo non sempre attento di un pubblico nuovo, fatto di avventori più che di tradizionali spettatori, di consumatori da tavolino più che di degustatori d’arte sistemati in palchetto. Daniela Regnoli regala questo tipo di prova, nascondendo dietro le parvenze di uno show di parola una performance vocale e corporea che racconta a ben vedere molto di più di quanto indichi il titolo dello spettacolo. Dietro le singole pose e dentro ai singoli movimenti della performer si dissemina un’arte attorica costruita lungo più di quarant’anni di percorso, quelli ovvero maturati dal Potlach dagli esordi nel 1976 ad oggi, passando per le esperienze più diverse e lontane in termini di luoghi, culture, linguaggi verbali ed artistici.
Sorprendeva in effetti la proposta di un lavoro così territorialmente riconoscibile come Dialoghi con Trilussa da parte di una compagnia che si è caratterizzata sin da subito per la missione antropologica del proprio teatro, in linea con una delle tendenze forti del teatro occidentale negli anni ’70. Ma d’altronde, il “mondialismo” sposato dal Potlach – che ha condotto la compagnia di Fara Sabina (Rieti) dal Brasile alla Finlandia, dall’Iran alla Cina – ha sempre mirato alla scoperta delle tradizioni locali più antiche, dalle danze giapponesi alla italianissima ed internazionalissima Commedia dell’Arte.
Ecco che allora la sostanza veracemente popolare di Trilussa convive in assoluta naturalezza all’interno di questo scenario: lo spazio essenziale, attraversato da poche luci e corredato solo da una semplice sedia, demanda ogni variazione ed ogni riempimento alla pregnanza dell’attrice, secondo sapienze antiche quanto imperiture che determinano in ogni tempo il mistero della rappresentazione e della recitazione. Daniela Regnoli raccorda, cuce, sostiene un lavoro di montaggio, basato fortemente sul rapporto costante con il pubblico.
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“DIALOGHI CON TRILUSSA”
con Daniela Regnoli
regia Pino di Buduo
Produzione Teatro Potlach
Florian Metateatro, Stagione 2017/18
“Teatro Contemporaneo”/ “Teatro d’Autore”