Emilia… dolcissimo nome che scivola sulla lingua come uno sciroppo…
Emilia (Giulia Lazzarini) è una tenera vecchina che percorre a piccoli passi un mondo in bilico tra la realtà, veloce e imprevedibile, e il ricordo, avvolgente e caldo come una coperta. Tra la platea, con cui la protagonista dialoga, e il palcoscenico dove si muovono silenziosi attori.
Balia, per vocazione esistenziale, racconta a mezza voce al pubblico la storia del “suo” bambino: Walter (Sergio Romano); di come l’ha cresciuto, se n’è dovuta allontanare e di come, un giorno, l’ha rincontrato nel bel mezzo della strada ed è stata ammessa nella sua nuova famiglia.
Inizia lo spettacolo. Emilia apre una porta ed entra nel nuovo appartamento e nella nuova vita di Walter, Carolina (Pia Lanciotti) e Leo (Josafat Vagni). Questa famiglia, in cui tutti si soffocano di attenzioni e di abbracci, si è appena trasferita in città e viene colta da questa ospite proveniente dall’infanzia del padrone di casa in un momento delicatissimo: il trasloco.
Il trasloco è l’occasione in cui più si è nudi: se togli i mobili, le stoviglie, le suppellettili di una vita ad una famiglia, cosa resta di quella famiglia? In quell’anonimo disordine da “scatoloni e pigne di coperte”, in quale cassa sono stati radunati i legami tra padre e figlio, moglie e marito? E la routine di una relazione? …sicuro, di averla imballata bene?
Gli occhi di questa madre surrogata guardano con amore sconfinato tutto e tutti. Attorno si respira armonia. Si vede che l’affetto regna sovrano: non ci sono “ruoli” tra i tre… Walter non è chiamato “padre”; Carolina non è “moglie”, perché Walter la ama con la passione di un fidanzatino; Leo non è “figlio”, ma compagno di giochi, bambolotto un po’ troppo cresciuto… Walter ha imparato bene: nemmeno Emilia è “mamma” o “nonna”, del resto. La madre di Walter l’aveva chiamata in casa, pagandola, perché le accudisse il figlio. E lei l’ha amato. Emilia, neonata, stava per morire di fame perché sua madre non aveva latte, una zia non ha guadato in faccia niente e nessuno e l’ha sfamata al suo seno, come una qualunque amorevole mamma.
«Voler bene è una cosa che succede o non succede»
La storia continua. Le carezze corrono leggere, gli abbracci stritolano e fanno perdere il respiro… gli occhi innamorati di Emilia sono piano piano costretti a cambiare i contorni delle cose: a mettere a fuoco una realtà diversa. Ha i colori dell’angoscia il quadro che ora sta lentamente emergendo. Forse è ora di andarsene. Prima di dare troppo disturbo; prima di vedere qualcosa di privato che sarebbe meglio ignorare; prima che succeda l’irreparabile. Ma, tra la porta e il mondo di fuori, si parano Carolina e Leo… “Non te ne andare Emilia, ti prego. Non ci lasciare soli con lui!”
Claudio Tolcachir torna al Piccolo Teatro Grassi di Milano con la versione italiana del suo capolavoro, Emilia. Se nella messa in scena originale lo spettatore, abbraccio dopo abbraccio, perdeva progressivamente il respiro per la crescente angoscia, nella versione italiana è quasi narcotizzato da un amore diabetico (un po’ coccola un po’ veleno) che Giulia Lazzarini magistralmente spande nell’aere del teatro.
Lo spettacolo è una morsa, uno schiaffo per farci aprire gli occhi sulla banale malvagità del bene e la pericolosità della famiglia “a tutti i costi”, prima che sia troppo tardi…
«Morire, non è la cosa più dolorosa. La cosa più dolorosa è vivere. Dopo.»
Visto al Piccolo Teatro di Milano, Teatro Grassi, il 17 ottobre 2017.
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EMILIA
scritto e diretto da Claudio Tolcachir
con Giulia Lazzarini
e con Sergio Romano, Pia Lanciotti, Josafat Vagni, Paolo Mazzarelli.
scene Paola Castrignanò
costumi Gianluca Sbicca
Luci Luigi Biondi
Regista Collaboratrice Cecilia Ligorio
foto Achille Le Pera
produzione TEATRO DI ROMA – TEATRO NAZIONALE