Harmonie, Capriccio, Fantaisie sur un seul accord dai Practische Beispiele (1803)
N. 1, 3, 4, 5 e 6 dagli Études dans le genre fugué op. 97 (1815-1817)
Grande Sonate en ut majeur (1805 ca.)
Ivan Ilić, pianoforte
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Dopo Étienne-Nicolas Méhul e Charles-Simon Catel, il Palazzetto Bru Zane dedica il festival autunnale ad Antoine Reicha. Del compositore ceco naturalizzato francese, prolifico trattatista, conoscitore di Beethoven e Haydn, sono oggi noti ai più i quintetti per fiati. Se già Berlioz nel 1836 affermava che, oltre ai lavori già editi, molte partiture di Reicha rimanevano manoscritte, è parso quindi doveroso al Centre de musique romantique française restituire al fedele pubblico di studiosi e appassionati uno squarcio più ampio della sua produzione. I quartetti per archi e l’opera per pianoforte sono al centro dei concerti proposti a Venezia fino al 4 novembre, occasioni per approfondire il legame tra classicismo viennese e il romanticismo francese, i due stili praticati dal musicista cosmopolita. Reicha fu un instancabile didatta di cui si leggono il Traité de mélodie (1814), il Traité de haute composition (1824-1826) e L’Art du compositeur dramatique ou Cours complet de composition vocale (1833).
La serata del 28 settembre vede impegnato Ivan Ilić in alcune pagine tratte da varie opere per piano. Dai Practische Beispiele, ein Beitrag zur Geistescultur des Tonsetzers und desjenigen, den sich durch den Vortrag auf dem Piano-Forte auszeichnen will, also auch zur Erweiterung beider Künste, begleitet mit philosophisch-practischen Anmerkungen, raccolta di ventiquattro pezzi dal titolo altisonante, indice d’una personalità indubbiamente pignola, Harmonie, Capriccio e Fantasie sur un seul accord sono resi dal pianista serbo-americano con gusto e spirito, nei rigidi limiti concessi dalla musica da studio.
Dagli Ėtudes dans le genre fugué pour le pianoforte précédées de quelques remarques instructives sur différentes propositions musicales à l’usage des jeunes compositeurs, ulteriore ambizioso ciclo di esercizi da cui Reicha preclude, lo scrive nella prefazione, “il gusto frivolo ed effimero”, Ilíc propone cinque estratti dalla struttura bipartita in preludio e fuga come Bach docet. Lo sguardo si volge al passato nella scelta di forme vetuste come le Follies d’Espagne, la sarabanda, il minuetto o il rondò, mentre le fughe esaltano un rigore contrappuntistico caratterizzato dalla scrittura a due voci, dal cromatismo o dall’accostamento di tonalità agli antipodi. Il pianista qui dà prova di una salda formazione tecnica, esaltando la precisione del tocco e una peculiare predisposizione nella ricerca dei colori.
Chiude la serata la Grande Sonate en ut majeur, composta da Reicha probabilmente a Vienna prima del trasferimento a Parigi. Ritroviamo qui, tra chiare suggestioni viennesi e beethoveniane, maggior libertà espressiva unita a elevate difficoltà esecutive. L’ampio e complicato Allegro moderato precede un Adagio centrale più meditativo, accompagnato da un originale tema in arpeggio per terze alla mano destra, mentre il Finale capriccio si libera per un attimo dalla rigidità accademica cara a Reicha. Ilíc lo ringrazia sfoderando il suo lato virtuoso e sensibile nel fraseggio, nel ritmo e nella sfumatura.
Sala piena di giovani e applausi calorosi salutano l’artista che sceglie due Debussy come fuori programma.