L’Associazione Culturale Teatro Trastevere
in collaborazione con
Florian Metateatro Centro di Produzione Teatrale
presenta
Il Ribelle
di Leonardo Rossi
Liberamente tratto da “Trattato del Ribelle”, Ernest Jünger
2-5 NOVEMBRE 2017
Teatro Trastevere a Roma
Regia e Cura Musicale
Gian Marco Montesano
con Umberto Marchesani
con la partecipazione di Oscar Strizzi
“Lui è lì, dentro una stanza.
Circondato dalla musica.
Una musica celestiale lontana, ma così vicina; lui si interroga, si scava, si fa del male.
Ma potrebbe trovarsi anche dentro una trincea, fumando una sigaretta, appoggiato a un muro decrepito, con il fango fino alle ginocchia.
Lui siamo noi, siete voi, sono io o sei tu.
Siamo tutti.
Lui è un ribelle.
Un ragazzo che ha preferito scegliere una vita da mangiare sul confine del giorno e della notte.
Una vita spesa sul limite dell’aurora o del tramonto.
Lui potrebbe essere un soldato, o uno studente, un milite o un adolescente, un sacerdote o un operaio.”
Elezioni, politica, sessualità, estremismo, femminicidio, ma anche solitudine, rancore e speranza: questi i temi ricorrenti e portati in scena da Gian Marco Montesano nel suo Il Ribelle, di Leonardo Rossi, intensamente interpretato da Umberto Marchesani.
Nella pièce tutto viene preso a fatto a pezzi, sondato con delicatezza per essere osservato in controluce e finalmente compreso: gli scontri generazionali, gli scontri finti, gli scontri dialettici e anche conflitti erotici, “umani e molto umani”, sono tutti gli elementi che questo Ribelle, senza età e senza tempo, lancia sul pavimento per cercare di leggerne le profezie.
Alla fine trionfa la figura dell’anarca, un re, un modello, un operaio del mondo che lo costruisce nel silenzio della foresta, ascoltando una musica che viene da lontano e che lo proietta ancora più in là. Altra protagonista dello spettacolo è la musica che torna e ritorna dall’inizio alla fine, una musica che ci offre un Ribelle che è un sollievo, un istante di pace e di sicurezza.
Cosa ne verrà fuori, si potrà capirlo ascoltando con attenzione le parole e la musica.
Perché non c’è significato più intimo e profetico di una parola che si lega a una nota.