Produzione del Teatro alla Scala
Corpo di Ballo del Teatro alla Scala
Direttore Frédéric Olivieri
Balletto in tre atti di John Cranko
Musica di Pëtr Il’ič Čajkovskij
Arrangiamento e orchestrazione di Kurt-Heiz Stolze
Direttore Felix Korobov
Scene Pier Luigi Samaritani
Costumi Pier Luigi Samaritani e Roberta Guidi di Bagno
Luci Steen Bjarke
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L’Onegin di Roberto Bolle e Marianela Nuñez rimarrà a lungo nei ricordi del pubblico del Piermarini. Ultimo titolo della stagione 2016/2017 in scena, il balletto creato da John Cranko nel 1965 rappresenta un capolavoro di genialità narrativa e di profonda introspezione, che si estrinsecano perfettamente in un linguaggio coreografico fluido ed estremamente armonico. Stile classico e variazioni neoclassiche si bilanciano in un divenire continuo, interrotto solo da intermezzi statici che, come un click, immortalano la psicologia del personaggio svelandone anche i segreti più nascosti. Sono proprio i dettagli a fare la differenza nella danza di Cranko: sono gli sguardi, le espressioni e i piccoli gesti a svelare l’essenza dell’essere umano, in un crescendo sorprendente di tensione drammatica.
Per la prima volta insieme nei ruoli di Onegin e Tat’jana, Roberto Bolle e Marianela Nuñez regalano l’emozione delle grandi partnership. La loro perfezione tecnica funge solo da incantevole strumento al servizio della verità dei personaggi, che trova l’apice nei passi a due, perle di incanto e puro struggimento. Dal lirismo del duetto del primo atto, dove Tat’jana scrive una lettera in cui racchiude tutto il suo sentimento e immagina un sogno d’amore con Onegin, si giunge a un vero e proprio dramma nel finale: Onegin ha disperatamente realizzato di amare Tat’jana che, pur amandolo ancora a sua volta, non tradisce la fedeltà al Principe Gremin. Dopo aver strappato la lettera di Onegin, la fanciulla si abbandona in una danza travolgente, fatta di movimenti intensi e liberatori. La scena fa da contraltare al secondo atto, dove è Onegin a strappare la lettera di Tat’jana e dove, ancora una volta, sono i minimi dettagli interpretativi a spezzare il cuore. Ed è soprattutto in questi momenti che la danza di Bolle e Nuñez colpisce dritta all’anima!
Eccellente il Lenskij di Claudio Coviello, tanto romantico nelle prime danze con la compagna Ol’ga (Agnese Di Clemente) quanto disperato nell’assolo prima del duello fatale con Onegin dove, ancora una volta, ogni gesto porta con sé un’infinità di significati ed emozioni.
Il Corpo di Ballo si è distinto per l’equilibrio e la compostezza delle danze d’insieme che, a differenza del balletto della tradizione ottocentesca, non hanno funzione di intermezzo ma anticipano momenti di grandissima tensione drammatica: si pensi alla polonaise del terzo atto, in cui la rigidità delle simmetrie funge quasi da preludio al dramma finale. La danza di Cranko si rivela dunque sempre calibrata tra emozioni e musica e instaura un perfetto dialogo con la partitura, risaltando l’azione grazie anche alla vivace bacchetta di Felix Korobov.
Applausi meritati, dunque, per l’intero Corpo di Ballo sempre più in forma sotto la guida del maestro Frédéric Olivieri.
Letizia Cantù