Un’inaugurazione tanto ambiziosa quanto riuscita: per l’apertura della stagione sinfonica 2017/2018, l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia in collaborazione con il RomaEuropa Festival ha puntato su un titolo di nicchia del 1924, il Re Ruggero di Karol Szymanowski, opera in polacco in tre atti che racconta i tormenti interiori del Re normanno Ruggero II d’Altavilla.
Ma il titolo voluto da Sir Antonio Pappano, seppure non facile (in polacco, senza una vera drammaturgia e misconosciuto ai più) è stato un successo che si inserisce in un Novecento musicale quasi da riscoprire: proposto in forma di concerto in Sala Santa Cecilia, è stato arricchito dal progetto visivo del duo artistico MASBEDO, Nicolò Massazza e Iacopo Bedogni con la drammaturgia visiva di Mariano Furlani che ha voluto ricreare costantemente a livello visivo l’emotività, il vissuto psicologico e interiore di Ruggero.
Pappano, che è tornato a dirigere con la bacchetta, è stato ammaliato dall’opera Szymanowski che aveva riproposto al Covent Garden e che approderà anche al Teatro alla Scala di Milano nel 2021: a Roma, ha proposto una versione unica di 90 minuti all’insegna della continuità musicale e senza intervallo fra i tre atti.
Ottima scelta evidentemente che ha rafforzato il flusso di una partitura impervia e fortemente evocativa che supplisce di fatto alla mancanza di una vera drammaturgia che racconta una storia ispirata alle Baccanti di Euripide, ma con finale catartico e più ottimista.
Pappano offre con un’interpretazione densa di sfumature vibranti muovendosi dal meraviglioso primo atto giocato sulla tensione e sull’attesa, a un lungo secondo atto di caduta psicologica del re con momenti più lirici e struggenti alternati a picchi verticali dell’Orchestra, a una terza che suggerisce desolazione quanto le certezze del re sono un lontano ricordo.
Nulla però appare mai statico nonostante di fatto accada pochissimo: oltre ai video dei MASBEDO, i cantanti suggeriscono un certo movimento grazie alla dislocazione inaspettata in sala, apparendo sul retropalco o sulle gradinate e creando punti di ascolto (e sorpresa) diversi, ma recitando anche sul proscenio, regalando al concerto una sorta di messinscena concreta e senza neppure utilizzare il leggìo.
Bella la prova non solo dell’Orchestra, affiancata da un Coro possente e quasi invadente diretto da Ciro Visco, ma anche dell’ottimo sestetto di cantanti, soprattutto il terzetto formato da Lukasz Golinski nei panni di un tormentato Re Ruggero, Lauren Fagan nel ruolo della distratta moglie Roxana, Edgaras Montvidas nel ruolo del suadente Pastore, accanto a Kurt Azesberger – Edrisi, Marco Spotti – Arcivescovo, Helena Rasker – Badessa.
L’accoglienza del pubblico in sala, con l’installazione sonora degli Olofoni, fra tappeti rossi e luci, anticipava in qualche modo l’atmosfera in sala: a luci completamente spente, troneggiavano i video del duo di videoartisti, la vera novità dell’esecuzione. Collocati lateralmente al palco, i MASBEDO hanno alternato video raffinati e un po’ patinati ad interventi dal vivo offrendo tutta la loro artigianalità mostrando in modo prima più narrativo, poi sempre più astratto la disgregazione e il conflitto interiore di Ruggero.
E se novanta minuti di video sono una scommessa, l’inizio è veramente travolgente con il video dei magnifici mosaici della Cappella Palatina che poi prendono forma su un corpo nudo (di Ruggero) per essere poi strappati dallo stesso corpo non appena il re entra in conflitto con sé stesso.
Si vede un po’ di tutto, dalla proiezioni fortemente simboliche a contenuti più narrativi, ma la frantumazione delle sue certezze passa attraverso teste di statue frammentate, vernice dorata che ingloba ogni oggetto e visioni di ogni genere per chiudersi in una sorta di sole nella conciliazione del dionisiaco e dell’apollineo.
Un’inaugurazione ardita, ma di sicuro successo che dimostra il coraggio e la volontà di sperimentare e di osare dell’Accademia. Ma per il secondo appuntamento di stagione il 12-14-16 ottobre, si torna nei ranghi con Pappano impegnato a dirigere la Sesta di Mahler.