Apre la stagione la prima nazionale della nuova produzione di Attori&Tecnici che la Compagnia, sempre attenta alla nuova drammaturgia contemporanea, ha vissuto come un’esperienza emozionale suscitata dal testo di Enrico Luttmann.
La direttrice artistica Viviana Toniolo, ambasciatrice dei valori artistici condivisi con l’indimenticato Attilio Corsini, ha intuito la forza drammaturgica di questo testo che affronta tematiche di pregnante attualità e lo interpreta personalmente dividendo la scena con Stefano Messina che, fuori dal sipario introduce il preambolo raccontando di essere reduce dal funerale della madre, donna dal forte temperamento dalla quale si era allontanato a causa di profondi contrasti. Il recente riavvicinamento per motivi di opportunità, aveva dato modo a entrambi di scoprire gli aspetti più intimi e reconditi di sé e dell’altro in un processo di scarnificazione che portava a galla sentimenti repressi, debolezze, meschinità e tanta solitudine e paura di vivere la propria realtà.
Il sipario si apre sui flashback degli ultimi mesi tra il figlio, commediografo non troppo realizzato, che ritorna a casa e la madre che non accetta l’invasione di campo accampando pretesti e malcelata indifferenza per dissuaderlo. Inizia un match in vari round, scanditi dal rifugiarsi della donna dietro la scenografia che delimita la parete di fondo dell’ambiente domestico, mentre il figlio sul proscenio, come voce fuori campo snoda il filo conduttore della vicenda.
Tra acredine, nostalgie, rimorsi e recriminazioni si palesano i riposti segreti di ciascuno. La madre è malata di tumore, ancora rancorosa verso il marito che l’ha lasciata per una più giovane e che ha punito alienandogli l’affetto del figlio, avendo inseguito per tutta la vita il desiderio di emulare la grazia e la raffinatezza di Audrey Hepburn. A sua volta l’uomo, che impartisce lezioni sulla differenza tra telenovela e soap opera alla madre incollata al piccolo schermo, si sente frustrato nelle aspirazioni di autore televisivo ed è ossessionato dal timore di rivelare la sua omosessualità.
Tenace e coraggiosa, Grazia accetta le prove della vita e metabolizza i suoi errori guardando aventi, al prossimo evento, quello della sua fine alla quale vuole accostarsi a modo suo, rifiutando che sia la vita a decidere per lei. Adamo, rassicurato e pacificato ne accetterà le scelte, guardando egli stesso con più fiducia al futuro, perché la vita è una telenovela!
E, infatti, spiega che la telenovela è un racconto seriale di cui è prevista la fine, mentre la soap opera si prolunga a tempo indeterminato, senza una conclusione.
La regia di Marco Maria Casazza è lieve e minimalista, lasciando alla modernità del linguaggio e alla recitazione incisiva e beffarda della Toniolo e a quella vigorosa e incalzante di Stefano Messina, la forza propulsiva di tematiche che attraversano la nostra società e pongono interrogativi non tutti risolti.