Quando la rarità incontra la modernità il risultato è sorprendente: è quanto promette il Fra Diavolo di Daniel-François Auber in scena al Teatro dell’Opera di Roma (dall’8 al 21 ottobre) in un nuovo allestimento realizzato in coproduzione con il Teatro Massimo di Palermo con la regia di Giorgio Barberio Corsetti e con il primo impianto scenografico interamente realizzato con stampanti 3D grazie alla partnership con Wasp, società leader nel settore.
Tutti associano il Fra Diavolo alla celeberrima pellicola di Stanlio e Olio del 1933 sulla scia del grande successo dell’Opéra-comique del 1830, in tre atti e su libretto di Eugène Scribe, ma si tratta in effetti di un titolo assai raro che diventa una sorta di prima al Costanzi dove fu rappresenta solo una volta nel 1884 e dove torna a distanza di oltre 100 anni in un allestimento che incontra la modernità.
“Fra Diavolo è la prima produzione dell’Opera e in collaborazione con il Teatro Massimo di Palermo, con scene interamente realizzate con stampanti 3D. Siamo sicuri – ha spiegato il Sovrintendente Carlo Fuortes – che questa che abbiamo sperimentato qui per la prima volta per costruire delle scene con linee sghembe, sarà la tecnica del futuro. Del resto la storia dello spettacolo teatrale è sempre stata una storia di invenzioni, di sperimentazione di tecniche e di materiali”.
La regia dell’opera che racconta le rocambolesche avventure del brigante Michele Pezza, alias Fra Diavolo, che agiva nelle vicinanze di Terracina e la storia amorosa fra Lorenzo e Zerlina, vengono affidate alla regia di Giorgio Barberio Corsetti, già applaudito al Costanzi con la bellissima regia di I was looking at the ceiling anche then I saw the sky di Adams nel 2015, da sempre interessato al video e all’innovazione anche grazie alla sua collaborazione con la factory Officine K, ma che qui in questa occasione di confronta con la tecnologia più avanzata applicata all’artigianalità dell’opera.
“La storia di questa regia nasce dalla proposta di Carlo Fuortes che ha creduto nella modernità. Le scene del Fra Diavolo sono state concepite insieme a Massimo Troncanetti e realizzate con le stampanti in 3D che hanno la peculiarità di poter creare delle forme molto particolari: la facciata della locanda è deformata e ricorda Dalì, quasi un incubo – spiega il regista Giorgio Barberio Corsetti – L’ottica tridimensionale è stata ottenuta tramite una stampante con moduli di settanta centimetri per settanta centimetri, piccoli pezzi che realizzati singolarmente che poi magicamente coincidono a formare la doppia facciata della locanda. Abbiamo sperimentato una forma che comunque è funzionale alla storia che vogliamo raccontare e abbiamo anche avuto bisogno di una superficie su cui si potessero proiettare dei video: la texture ottenuta è grezza, ma con una sua personalità che ricorda il cemento. È una materia grezza che sembra essere non rifinita dalla platea, ma che assorbe benissimo le immagini”.
Non solo scenografie tecnologiche, ma anche una regia che punta a creare un giusto equilibrio fra la storia, le immagini la musica nelle esigenze di Barberio Corsetti che porta la vicenda in una “Terracina pop inventata e deformata dalla presenza di Fra Diavolo che crea confusione emettendo in discussione i valori della cittadina con un certo richiamo al brigantaggio”.
E se “non si tratta di una regia di critica sociale” il regista sottolinea la forza dell’elemento pop “forte nel richiamo al fumetto, nelle proiezioni, nei video per un’opera ambientata a cavallo fra gli Anni Cinquanta e Sessanta del Novecento con i costumi di Francesco Esposito che richiama l’attualità e la contemporaneità, Immagino sempre ogni rappresentazione teatrale come qualcosa che parli di noi e, anche se antica, si rivolga alla sensibilità degli spettatori di oggi, con un racconto che tocchi le nostre note più profonde”
Il Fra Diavolo proposto al Costanzi però sarà quasi un inedito anche da un punto di vista musicale.
“Esiste una prima versione francese del Fra Diavolo, poi subito dopo Auber scrisse una versione italiana che viene ampliata musicalmente rendendo anche i personaggi più approfonditi – spiega il direttore artistico Alessio Vlad – Il legame fra musica e testo è imprescindibile e proporla in italiano avrebbe significato tradire il senso intrinseco dell’opera”.
A Roma andrà quindi in scena una versione interamente in francese in cui viene usata anche la musica dei recitativi composta per la versione italiana e con i recitativi tradotti in francese. A ricercare la leggerezza del canto, un artista non solo di grande voce, ma di forte personalità come John Osborn, apprezzatissimo Benvenuto Cellini dello scorso anno, qui nel ruolo del bandito Fra Diavolo, ma anche “eccellenti cantanti come Sonia Ganassi e Roberto De Candia nei ruoli di Lady Pamela e Lord Rocburg in parti solo apparentemente secondarie, perché di grandi difficoltà vocali” ricorda Vlad.
Maria Aleida e Anna Maria Sarra si alternano nel ruolo di Zerlina, Giorgio Misseri, applaudito Don Ramiro nella Cenerentola di Emma Dante della scorsa stagione, interpreta Lorenzo, ma il cast annovera anche Alessio Verna (Matteo), Jean Luc Ballestra (Giacomo) e Nicola Pamio (Beppo): oltre al cast musicale anche Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma interprete delle coreografie di Roberto Zappalà.
“La musica è leggera e ricca di colori, Fra Diavolo è un’opéra-comique in francese, mista dunque di brani recitati e di arie che richiama Donizetti e Rossini, ma è scritta in perfetto stile francese e non certo italiano ed è l’opera che ebbe maggiore successo prima dell’avvento di Offenbach – commenta il direttore Rory Macdonald al debutto sul podio dell’Opera di Roma – La musica è apparentemente semplice, ma è possibile sentire anche l’anticipo delle musica francese che anticipa anche anche Berlioz con una musica abbastanza semplice, ma un’orchestrazione complessa”.
La percezione deformata della realtà è al centro dell’allestimento con le scene “realizzate con un materiale ricavato dal mais, naturale e che può essere facilmente riciclato per una scenografia del tutto ecologica” sottolinea Massimo Moretti della Wasp, entusiasta della “collaborazione di mondi diversi, dell’arte e dell’impresa che si sono incontrati”.
Ma se resta in qualche modo arduo immaginare come sia possibile realizzare un lavoro del genere, all’ingresso del Costanzi sono collocate due macchine, due stampanti che offrono al pubblico la possibilità di poter vedere concretamente di poter capire come viene realizzata la stampa in 3D.
“Si passa dal computer alla realizzazione: ciò che si crea nel computer va direttamente in macchina, non c’è mediazione, ma è sorprendente” ricorda Barberio Corsetti. Vedere per credere.
Dopo la “prima” di domenica 8 ottobre (ore 20), cinque le repliche previste per Fra Diavolo: appuntamento venerdì 13 (ore 20), domenica 15 (ore 16.30), martedì 17 (ore 20), giovedì 19 (ore 20) e sabato 21 (ore 18). Info: operaroma.it