La favola di Pinocchio non ha bisogno di presentazioni, non soltanto per via della sua fama mondiale. Tra le trasposizioni cinematografiche – che vantano una filmografia che attraversa un secolo – e i frequenti riferimenti al personaggio di Carlo Collodi nella cultura pop, un Pinocchio a teatro rischia di rimanere nell’ombra della memoria ben radicata che si conserva di lui sulla pellicola.
Paradossalmente, una memoria del romanzo non può dirsi altrettanto radicata: la vocazione pedagogica dell’autrice e regista Luigina Dagostino, per fortuna, non intende tradire lo scrittore toscano, riprendendo la valenza moralistica dell’originale a beneficio di un pubblico di giovanissimi.
Per avvicinarsi a una platea ancora da svezzare, la scenografia, i costumi e le interpretazioni sembrano un giocattolo. Il palco ospita la riproduzione in miniatura delle quinte e del sipario, ricostruendo le sembianze di un teatrino dei burattini opportunamente allargato a dimensione umana. La versione ristretta del palco permette di sostenere il ritmo forsennato di un testo pensato anzitutto per divertire: episodi noti e meno noti della favola vedono rincorrersi sul palco i numerosi personaggi che il burattino senza fili è ormai avvezzo a incontrare sulla sua strada, nei cui panni si calano – letteralmente – tre soli interpreti, l’affiatato trio di Claudio Dughera, Daniel Lascar e Claudia Martore.
I puristi potrebbero lamentare qualche licenza poetica di troppo, affettando in vari momenti la storia per esigenze di scena… ma il Pinocchio di Dagostino riesce a mantenere vivo l’omaggio a Collodi echeggiandone l’insegnamento paterno pur se in un contesto al passo con i tempi odierni (Google, Facebook, Instagram sono l’oggetto di parecchi scambi tra i personaggi); anche se questo Pinocchio assomiglia più a un cyborg che a un burattino, per come lo ha “vestito” la costumista G, eorgia Dea Duranti, la lezione che dovrà imparare rimane la stessa.
Lo spettacolo riesce in pieno nella difficile scommessa di rinnovare una storia ormai quasi antica riferendola al contesto dei social networks e degli smartphones, una favola oltretutto inflazionata dai numerosissimi rimaneggiamenti che ne sono stati fatti, in molteplici espressioni artistiche. Ed è nella molteplicità delle espressioni artistiche che fanno parte del linguaggio scenico che questo spettacolo eccelle in modo particolare: i tre interpreti vivacizzano la miniatura del palcoscenico, adattandola ora a effettivo teatrino dei burattini sotto il giogo di Mangiafuoco, ora alle fauci spalancate che salutano il ritrovo di Pinocchio e Geppetto nel lieto fine, passando per le numerose coreografie e i giochi di luce architettati da Agostino Nardella, fino all’inaspettata discoteca del Paese dei Balocchi che investe e coinvolge l’intera platea.
Le repliche di sabato 9 e 16 dicembre (21:00) e di domenica 10 e 17 dicembre (16:30) sono date obbligate per la Casa Teatro Ragazzi di Torino, avendo investito in questa scommessa ottenendone uno spettacolo con tutti i numeri per essere un “classico” a sé, a prescindere dal classico di cui porta il nome.
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Pinocchio
Ideazione e regia di Luigina Dagostino
Con Claudio Dughera, Daniel Lascar e Claudia Martore
Scenografia di Claudia Martore
Costumi di Georgia Dea Duranti
Creazione luci Agostino Nardella
Tecnici di scena Mattia Monti e Agostino Nardella
Produzione Fondazione TRG Onlus in collaborazione con la Fondazione Bottari Lattes in occasione del progetto Pinocchio, Monforte d’Alba (CN)