Sorprende Vinicio Capossela ogni volta che si cimenta in un nuovo lavoro e in un nuovo tour. È il caso di “Ombre nell’inverno”, il nuovo suggestivo spettacolo ambientato tra ombre – quelle di Anusc Castiglioni –, nebbie e riflessi dove il cantautore irpino ha snocciolato una parte del suo pure vasto repertorio. Lo ha fatto al teatro Politeama di Catanzaro nell’unica data prevista in regione. Ed è stato proprio Capossela a suggellare alla grande la XV edizione del Festival d’autunno ideato dal suo direttore artistico Antonietta Santacroce. Il suo è un concerto in crescendo; dapprima cupo come lo sono le canzoni che fanno parte del suo omonimo filone e poi via via il ritmo aumenta. Sullo sfondo dietro di lui scorrono figure mitologiche che accompagnano la musica divenuta struggente soprattutto quando racconta dei naufraghi in mare, dei tanti che hanno perso e continuano a perdere la vita – con la sua “S.S. dei naufragati” – nel lungo ed interminabile tragitto che li conduce dalle coste dell’Africa in Italia citando la cifra di quanti ne siano morti dall’inizio dell’anno. E qui “scatta” il primo forte applauso del pubblico. Una prima parte dello spettacolo incentrata sulle ombre dunque, sugli effetti che producono di fronte al pubblico con l’intento di evidenziare quanto c’è dentro ciascuno di noi nel peregrinare della vita lungo le fasi altalenanti delle stagioni e che nell’inverno trovano il giusto compendio. Perché è con il sopraggiungere dell’inverno con l’approssimarsi del Natale anche nel semplice racconto di una fiaba che diventiamo più umani e in teoria più autentici. Il suo concerto segna un percorso intimista in cui le canzoni solleticano la fantasia in un connubio inscindibile. Dal mare come luogo di morte si giunge poi ad ascoltare un divertente “Polpo d’amore”. Ripropone “Con una rosa” e “Marajà”. Mentre le ombre si diradano ci si ritrova immersi quasi in una festa di paese attraverso le sonorità della pizzica di “Pettarossa” e “Nachecici” con uno strascico finale che fa il verso a una delle più note canzoni di Bob Dylan. Profondamente legato alla sua terra e a quanto rappresenta il Sud, ecco che emerge “Il ballo di San Vito” ed appaiono sul palco i krampus, le maschere tipiche dei diavoli, e poi l’ingresso di Capossela nelle vesti di un San Nicola che duetta col pubblico in dialetto simil pugliese. Non ci si aspetterebbe mai che Capossela citi il patrono di Catanzaro: san Vitaliano e altri due simboli della città come il vento e il morzello. L’artista termina il suo concerto con “Ovunque proteggi”, prima di un bis in cui viene invitata a salire sul palco una sua fans a cui, su richiesta, Capossella esegue: “Scivola vai via”. Sul palco oltre a Vinicio eclettico al piano, alle chitarre alla fisarmonica e al theremin, dietro a un telone in cui si stagliano le ombre – che verrà tolto dopo circa un’ora dall’inizio del concerto – ci sono Glauco Zuppiroli al contrabbasso, Victor Herrero alle chitarre acustiche ed elettriche, chitarra portuguesa, vihuela, banjio, voce, Giovannangelo De Gennaro alla viella, aulofoni, zampogna, voce, Peppe Leone ai tamburi a cornice, rullante, kalimba, voce, Vincenzo Vasi al theremin, marimba, campioni, voce e Alessandra Asso Stefana alle chitarre. Lo spettacolo è realizzato con i suoni di Taketo Gohara e le luci Daniele Pavan.