Il popolare attore interpreterà sei tra le più note novelle di Boccaccio: Chichibio e La Gru, Peronella, Federigo Degli Alberighi, Masetto Di Lamporecchio, Madonna Filippa, Alibech.
“Mi interessa la peste da cui fuggono i dieci giovani fiorentini per capire da cosa fuggiamo noi oggi, da cosa ci salva, oggi, la parola” dice Sergio Maifredi che ha curato il progetto e la regia. Si affida così alle parole e alla collaborazione dello scrittore Gian Luca Favetto: “Sono tante le pesti contemporanee, tutte alimentate dal sentimento della paura. L’idea è di sfuggirla, di arginarla, questa paura, figlia della confusione e dei rapidi cambiamenti che stiamo vivendo. Non si tratta tanto di ripararsi dal mondo fuggendolo, ritirandosi in villa, scambiando storie come antibiotici e vitamine, al riparo del fluire della vita. Si tratta di adoperare le parole e le storie, che con le parole si animano, per costruirla, la vita; per leggere il mondo, trovargli un senso, dargli forma, cercare di comprenderlo. E di condividerlo. Raccontare è condividere e riconoscere insieme.
La parola non serve soltanto a salvarsi e a fare passare il tempo, serve a regalarlo. E noi partiamo dalle parole e dalle storie di Boccaccio e chiediamo un passaggio a Pasolini, di cui a novembre ricorrono i quarant’anni della morte. Il materiale di lavoro è costituito dalle novelle di Boccaccio, dalle immagini di Pasolini e dalle temperie del tempo presente.
In una parola, si tratta di testimoniare questo nostro mondo e questo nostro tempo complessi, in cui -seguendo la lezione di Italo Calvino – bisogna essere leggeri rapidi visibili esatti e molteplici.
L’idea è di comporre una mappa del presente, sfruttando quella Tavola di Mendeleev del racconto italiano che è il Decameron, un grande codice di storie in cui immergere il presente, così come si immergono i panni in Arno.
Si tratta di leggere e ri-leggere attraverso diversi punti di vista, con diversi sguardi, perché i saperi non sono fatti per rimanere isolati, ma per attraversarsi l’uno con l’altro, nella differenza. È la mescolanza che crea bellezza e fa accadere le cose.
Il lavoro non è di attualizzare Boccaccio, ma di conservarne e curarne il suo essere contemporaneo. Quindi: non trasferirlo nel nostro tempo, ma mantenerlo contemporaneo a noi. L’essere contemporaneo ha bisogno della giusta distanza. La giusta distanza per guardare le cose è quella che mettiamo in campo per disegnare la mappa delle storie italiane.”
Si può prenotare telefonicamente, al Botteghino Telefonico Regionale 075/57542222, tutti i giorni feriali, dalle 16 alle 20. I biglietti prenotati vanno ritirati mezz’ora prima dello spettacolo, altrimenti vengono rimessi in vendita. E’ possibile acquistare i biglietti anche on-line sul sito del Teatro Stabile dell’Umbria www.teatrostabile.umbria.it.