feriali ore 21.00 – domenica ore 16.00
La Pirandelliana, in coproduzione con Goldenart Production S.r.l. e Artisti Riuniti, presenta
AMBRA ANGIOLINI e MATTEO CREMON
in
LA GUERRA DEI ROSES
di Warren Adler
traduzione Antonia Brancati ed Enrico Luttmann
con Massimo Cagnina ed Emanuela Guaiana
aiuto regia Carlo Orlando
scenografie Laura Benzi
musiche Arturo Annecchino
costumi Alessandro Lai
luci Pasquale Mari
regia Filippo Dini
Il 14, il 16 e il 17 dicembre Ambra Angiolini e Matteo Cremon saranno in scena al Teatro Il Celebrazioni con La guerra dei Roses.
È una commedia “nera” dalla cattiveria e dal ritmo unici, una spietata critica nei confronti dell’istituzione familiare, delle sue ipocrisie, dei suoi scheletri nell’armadio e, soprattutto, del perbenismo della filosofia borghese americana. La vicenda degli sventurati amanti è narrata con la forza e le invenzioni nere e deformanti di uno Shakespeare pulp (alla “Tito Andronico”, vedi la sorte degli animali domestici). L’autore del romanzo mostra al tornasole le rabbie represse dei sentimenti sopiti dietro le foto di famiglia sorridenti e prodotte in serie, e si diverte non poco a dare loro libero sfogo, in un susseguirsi di cattiverie, di vendette, di violenze psicologiche ma non solo, condito da un macabro sense of humor.
NOTE DI REGIA
“La guerra dei Roses” è prima di tutto il titolo di un romanzo del 1981 e poi otto anni più tardi diventa un enorme successo cinematografico per la regia di Danny De Vito. L’autore del romanzo, Warren Adler, scrive anche il soggetto del film e in seguito deciderà di adattare questa vicenda anche per il teatro, creando una commedia straordinaria, raffinata e caotica al tempo stesso, comica e crudele, ridicola e folle, trovando forse in teatro la sua dimensione ideale, per la sua potenza espressiva e la sua dimensione terribilmente onirica.
La storia, nota ormai a tutti, grazie alla fama della pellicola cinematografica, e alla notorietà oltre che alla splendida affinità interpretativa dei suoi protagonisti (Michael Douglas e Kathleen Turner), narra della lenta e terribile separazione tra i coniugi Rose, lui ricco e ambizioso uomo d’affari, tronfio della sua fortunatissima carriera, lei una moglie obbediente, ma mai dimessa, che lo ha accompagnato nella sua brillante ascesa, con amore, stima profonda e un pizzico di fascinazione per le piccole o grandi comodità, che la loro vita quotidiana andava conquistandosi. Tutto questo avviene, come ci è lasciato intuire dalle prime scene, in un’atmosfera di profondo amore, di sincera passione, all’interno di una cornice rosa e perfetta, lontani dal sospetto, appunto inesistente tra i Rose, di un qualsivoglia senso di raggiro o personale tornaconto, la dinamica del loro vivere insieme pare (ed è!) motivata soltanto dal reciproco amore. Ma ad un tratto, poco dopo l’inizio della nostra commedia, tutto questo si rompe, si infrange contro lo scoglio della mancata realizzazione professionale di lei. Tutta la loro vita passata insieme, viene da lei completamente riscritta e reinterpretata, la sua maturata presa di coscienza la rafforza e la sprona, con una ferocia degna di una grande eroina, a scagliarsi sul suo amato, ora il responsabile della sua mancata affermazione, in un crescendo di cattiveria, rabbia e reciproche atrocità, fino alle estreme conseguenze. Warren Adler ci propone uno dei temi più antichi e triti della storia dell’uomo: la separazione di una coppia. Una delle battute più frequenti del Signor Rose, riferendosi a due statuette che avevano acquistato il giorno in cui si innamorarono, è appunto: “Non si può separare la coppia!”. La questione diventa profonda e intrigante in questo caso, poiché il nostro autore ci propone una commedia. Una commedia divertente per l’appunto. La ferocia di cui ho accennato, la forza dirompente e distruttiva che viene sprigionata nel corso di tutta questa storia, si svolge attraverso le trame del divertimento, dello spasso addirittura. Quella coppia, che inevitabilmente, senza filtri e in modo abbastanza impietoso, ci ricontatta con quella triste pagina della nostra vita personale, in cui, ognuno di noi purtroppo, ha vissuto, spesso in modo molto lieve, il medesimo fastidio o peggio il medesimo odio, ebbene quella coppia ci diverte e ci affascina, con quella stessa potenza, qui votata al nostro ludibrio, che nei momenti in cui eravamo noi protagonisti della nostra “Guerra”, ci faceva piangere lacrime amare e ci teneva svegli per terribili nottate di amarezza e recriminazioni. Il divertimento che proviamo nel vedere noi stessi ripetere gli stessi errori, perpetuare le stesse dinamiche di rancore e crudeltà, acquista una straordinaria valenza onirica e perversa. Il sogno nel quale ci immergiamo, nell’assistere alla commedia, è un terribile incubo durante il quale ci consegniamo al puro divertimento, esso porta in se una valenza ossimorica potentissima, che ci permette di metterci in contatto con i meandri più oscuri e temibili del nostro essere. L’ambiente stesso diventa metaforico: la casa, la bellissima casa dei Rose. Di chi è? A chi appartiene? Chi ha più diritto a rimanere? Il loro nido d’amore, espressione del meritato benessere ormai raggiunto, diventa il campo di battaglia e al tempo stesso, il teatro della loro ridicola commedia. La casa appunto, non può contenere né l’uno né l’altra singolarmente, poiché non si può separare la coppia, e quindi non può che essere distrutta gradualmente e rasa al suolo perché dalla separazione di una coppia, non può e non deve restare proprio nulla. La grandezza dell’amore si esprime in questa commedia attraverso la sua fine. Adler ci pone di fronte ad una delle più potenti e straordinarie deflagrazione umane: la separazione di un uomo e una donna che hanno condiviso un grande amore. Non c’è al mondo espressione più sconvolgente della potenza dell’essere umano, non a caso il titolo la paragona ad una guerra, e non solo, ad una delle più sanguinose guerre della storia inglese, una guerra nata in “casa” appunto, la guerra tra due rami della stessa famiglia, la guerra delle due rose.
La messa in scena racconta appunto di una guerra, due schieramenti, e volutamente si è scelto di affidare tutti i personaggi a solo quattro interpreti, due uomini e due donne, in campo a combattere per la propria legittimità su questo pianeta. Il signor Rose e la signora Rose e i loro doppi, che interpretano i loro rispettivi avvocati e altri personaggi nei quali si imbattono i protagonisti, come in un sogno che non avrà un lieto fine, ci divertiranno fino alle lacrime per la loro comicità e ci turberanno nel profondo, poiché sveleranno in modo più o meno consapevole i nostri intimi fallimenti nel comprendere l’”altro”, l’opposto, all’interno di noi stessi. La vera guerra, forse assai più sanguinosa si svolgerà dentro di noi, nel percepire vittime e carnefici all’interno delle nostre irrisolte metà, rintanate nelle viscere delle nostre coscienze. Adler ci aiuta, con un sorriso, ad affrontare questa guerra, con coraggio e con leggerezza.
E forse ci permetterà, quindi, di tendere una mano all’altro, per invitarci a uscire da quella “casa” e andare incontro ad un “esterno”, ad un futuro nel quale l’uomo, prima ancora della donna, tornerà ad essere in grado di capire, accettare, dialogare con la sua intima femminilità offesa e deturpata spesso in ognuno di noi.
Filippo Dini
PREZZI (comprensivi di prevendita): intero 29,00 € – ridotto 26,00 € – abbonati 24,00 € – smart 22,00 €
PREVENDITE acquistabili presso la biglietteria del TEATRO IL CELEBRAZIONI (Via Saragozza, 234, Bologna), aperta dal lunedì al sabato (ore 15.00 – 19.00), presso la biglietteria del TEATRO EUROPAUDITORIUM (Piazza Costituzione, 4, Bologna) aperta dal lunedì al sabato (ore 15.00 – 19.00), attraverso il circuito TICKETONE, il circuito VIVATICKET, i punti d’ascolto delle Ipercoop, oltre alle prevendite abituali di Bologna e provincia e attraverso il sito www.teatrocelebrazioni.it.
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