L’arte e la rappresentazione sono vie di fuga dalla realtà: questo potrebbe essere l’assunto alla base di buona parte della produzione artistica della modernità. Una premessa che tuttavia si applica male – malissimo – a molti filoni artistici, letterari, teatrali e cinematografici, in buona sostanza a tutti quelli che proprio alla realtà fanno un esplicito riferimento: come il realismo dei dipinti di Courbet e Da Volpedo, il neorealismo italiano distende sulla pellicola cinematografica la cruda realtà dell’essere umano; l’iperrealismo predilige il dettaglio, nella sua enfatizzazione maniacale; il surrealismo di un Dalì o un Breton scava dentro i significati delle immagini, raffigurandone gli archetipi.
Michael Frayn, l’autore britannico di Rumori fuori scena, non si distacca troppo dall’appartenenza formale a un genere che sembra non condividere nulla con tutti questi realismi. Ma la messinscena diretta da Claudio Insegno, sulla scia dell’ottima trasposizione filmica di Peter Bogdanovich del 1992, porta a considerarne aspetti più profondi.
Costruito come una doppia storia intrecciata intorno ai personaggi dello spettacolo inesistente Niente addosso e agli attori fittizi che li interpretano, Rumori fuori scena mette in mostra le due facce della vita dei professionisti della scena: una duplice prospettiva che guarda tanto al palcoscenico quanto alle quinte. Il testo di Frayn gioca sulla ripetizione meccanica e routinaria dei rehearsals, occasione per mostrare in più riprese (tre, per la precisione) lo sviluppo della storia di Niente addosso e delle burrascose relazioni tra gli interpreti.
La regia di Insegno e l’eccellente prova attoriale di Daniela De Pellegrin, Ettore Lalli, Fabrizio Martorelli, Guido Ruffa, Lia Tomatis e Carlotta Viscovo ricalcano l’originale con grande efficacia, reiterando il gioco quasi surrealista della duplice identità personaggio/interprete (implicando l’onore di un duplice registro che merita una menzione specifica).
Come nel linguaggio surrealista, ma in maniera decisamente più esplicita e lampante, lo spettacolo di Insegno porta sulla scena una realtà verosimile, contrapponendola a quella pretesa e posticcia dello spettacolo-nello-spettacolo, ribaltando il punto di vista dello spettatore nell’anteporre l’interprete al personaggio.
Nel trasporre sulla scena italiana il primo atto di Niente addosso, per sempre orfano del suo secondo e conclusivo atto per incontestabile volontà di Frayn, la compagnia di attori capitanata da Insegno impreziosisce lo spettacolo di un gusto farsesco e istrionico tipico di certe commedie italiane. Se formalmente Rumori fuori scena ha già l’enorme merito di riprodurre fedelmente una messinscena non facile, il plauso va esteso alla trasposizione – addirittura più difficile e coraggiosa – dell’ingegno e dell’acume cui non si può prescindere per far funzionare il preciso e delicato meccanismo teatrale imbastito dall’autore britannico.
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Rumori Fuori Scena
tratto da Michael Frayn
regia di Claudio Insegno
assistente alla regia Elena Ormezzano
con Andrea Beltramo, Claudio Insegno, Carlotta Iossetti
e con Daniela De Pellegrin, Ettore Lalli, Fabrizio Martorelli, Guido Ruffa, Lia Tomatis, Carlotta Viscovo
scene Francesco Fassone / costumi Barbara Tomada / musiche Jacopo Fiastri / luci Mauro Panizza
direttore di scena Yasmin Pochat
sarta Alice Delfino
tecnico audio Riccardo Padovan
tecnico luci Mauro Panizza
tecnici di palco Pey, Paolo Raimondo – si ringrazia Ramon Branda
produzione Fondazione Teatro Piemonte Europa