Quando si parla di Teatro dell’Assurdo, immediatamente si pensa a eventi sconcatenati o a dialoghi senza senso, ripetitivi e serrati. Talvolta però l’assurdo lo si ritrova nelle situazioni di vita quotidiana, dove il senso tragico del dramma vissuto dai personaggi è talmente ineluttabile da provocare il sorriso. Lo stesso Beckett, in uno dei testi che maggiormente ha rappresentato la sua poetica, “Finale di Partita”, fa dire ad uno dei suoi personaggi: “Non c’è niente di più comico dell’infelicità”. Così ci ritroviamo di fronte due attori, due maschere archetipiche, indissolubilmente legate fra di loro, immutabili nel loro conflitto padre/figlio, servo/padrone, martello/chiodo, che in una situazione di totale isolamento e nulla cosmico, trovano scorci di liberazione nella pazzia creativa del gioco. Bambini o clown o folli che siano. Giocare, sempre, fino alla fine.
regia
Roberto Negri
scene e costumi
Rossella Ramunni – Davide Sciascia