Innumerevoli sono le rappresentazioni artistiche che attraverso i secoli hanno cercato di spiegare in forme differenti la magia della notte di Natale.
Tra queste, il racconto di E.T.A. Hoffmann, Schiaccianoci e il re dei Topi, ha il merito di aver originato uno dei titoli di balletto più rappresentati al mondo: Lo Schiaccianoci di Pëtr Ilič Čaikovskij, infatti, è ormai sinonimo di Natale ed è tradizione dei più grandi corpi di ballo rappresentarlo durante il periodo delle Feste.
Non si esime da questa consuetudine il Royal Ballet di Londra, che offre da anni al proprio pubblico la rivisitazione dell’originale di Lev Ivanov firmata da Peter Wright nel 1984. Una versione che ha il merito di enfatizzare con ricchezza la magia celata nella trama, riprendendo alcuni snodi essenziali del racconto di Hoffmann spesso accantonati in altre rappresentazioni.
Tra questi, la scelta di identificare lo Schiaccianoci con il giovane nipote di Drosselmeyer, Hans – Peter, vittima di un incantesimo da cui si libererà sconfiggendo il Re dei Topi nella nota battaglia. Nella recita del 29 dicembre, a vestire i panni del piccolo soldatino che ha conquistato l’attenzione di Clara è Tristan Dyer, prestante soloist che ripercorre con classe e baldanza la trama in ogni suo sviluppo. Al suo fianco, Leticia Stock nel ruolo di Clara arricchisce il magico percorso con una danza fresca e vivace, arricchita dagli sguardi sognanti rivolti al suo principe nel regno delle meraviglie.
Nell’opera di Wright, inoltre, La parte di Drosselmeyer assume un ruolo cardine in tutta la vicenda, stabilendo una forte connessione tra i due atti del balletto. È lui, infatti, a condurre la piccola Clara in un mondo di fantasia, popolato da personaggi fatati e arricchito dalla magia di splendide danze. Degna di merito l’interpretazione di Thomas Whitehead.
Sul finale, il gran pas de deux di Betriz Stix – Brunnel e Nicol Edmonds chiude la serata in meraviglia.
La rappresentazione si rivela di altissimo livello e dimostra di aver ricevuto minuziosa cura in ogni sua parte, anche nel minimo dettaglio (si pensi ai trucchi magici di Drosselmeyer del primo atto).
Applausi anche per Paul Murphy, che dirige la partitura con brio.
Letizia Cantù